Tariffe telefoniche: Antitrust apre istruttoria per possibile cartello su fatturazione e aumenti
La questione sulle bollette telefoniche con fatturazione mensile e conseguente rimodulazione delle tariffe è tutt’altro che finita. L’Antitrust vuole vederci chiaro e ha deciso di avviare un procedimento istruttorio nei confronti di Tim, Vodafone, Fastweb, Wind Tre e dell’associazione di categoria Assotelecomunicazioni (Asstel) per accertare se si siano messe d’accordo e creato un cartello a danno dei consumatori. In particolare l’Antitrust vuole capire se le compagnie telefoniche abbiano coordinato la propria strategia commerciale, alzando le tariffe, a seguito dell’introduzione dei nuovi obblighi regolamentari e normativi che impongono una fatturazione a 30 giorni e non più a 28.
Fastweb, Tim, Vodafone e Wind Tre hanno, infatti, comunicato quasi contestualmente ai propri clienti che, in ottemperanza a questo obbligo, la fatturazione delle offerte e dei servizi sarebbe stata effettuata su base mensile e non più di quattro settimane e di voler attuare di conseguenza una variazione in aumento del canone mensile per distribuire la spesa annuale complessiva su 12 mesi, anziché 13. L’ipotesi è che gli operatori si siano coordinati per mantenere nelle loro tasche e non perdere l’aumento dei prezzi delle tariffe determinato dalla iniziale modifica della fatturazione (da mensile a quattro settimane), e a restringere la possibilità dei clienti-consumatori di beneficiare del corretto confronto concorrenziale tra operatori in caso uno volesse cambiare. Per raggiungere questa finalità, le quattro compagnie telefoniche avrebbero concordato la variazione delle condizioni contrattuali comunicate ai propri clienti in ottemperanza agli obblighi normativi.
Viste queste ultime dinamiche, scatta il dubbio che l’intesa tra le società risalga ben prima, vale a dire all’introduzione iniziale della fatturazione a 28 giorni. “Il provvedimento di avvio dell’istruttoria – precisa l’Antitrust – non esclude la possibilità che l’intesa tra gli operatori telefonici abbia una durata e una portata più ampia e risalga all’introduzione stessa della cadenza delle quattro settimane dei rinnovi e all’incremento del prezzo unitario delle prestazioni offerte che ne è conseguito”. Intanto, i funzionari dell’Autorità hanno svolto ieri ispezioni nelle sedi delle compagnie tlc e presso l’associazione di categoria, con l’aiuto della Guardia di Finanza. Il procedimento si concluderà entro il 31 marzo 2019.
Ma le associazioni a difesa dei consumatori sono già sul piede di guerra e minacciano di avviare una mega class action, con milioni di clienti che potrebbero agire contro gli operatori telefonici se le società non ritireranno gli aumenti delle tariffe annunciati dell’8,6% a partire da aprile e non concederanno i rimborsi. “Le compagnie devono necessariamente fare dietrofront sugli ingiustificati aumenti delle tariffe che scatteranno nei prossimi mesi, o sarà inevitabile una class action a difesa dei loro clienti”, avverte il Codacons.