Unimpresa: con la Cassa integrazione Covid, tredicesima decurtata dell’80%
Tredicesime più magre per i lavoratori in cassa integrazione Covid. Secondo uno studio di Unimpresa, le tredicesime saranno tagliate, nei loro importi, fino all’80% e in sostanza la “Cassa integrazione Covid” farà perdere a milioni di dipendenti i quattro quinti degli importi delle 13me mensilità.
Cassa Covid: quanto costa alle imprese
Secondo quanto segnala il Centro studi di Unimpresa, inoltre un lavoratore posto in “Cig-Covid” costa fino a 500 euro al mese, per un’azienda, mentre il balzello a carico delle imprese, oscilla da 401 a 498 euro ed è la somma di una serie di oneri, più o meno nascosti, dal contributo aggiuntivo previsto dal “decreto agosto”, proporzionale alla perdita di fatturato, per le imprese che sospendono l’attività al finanziamento ordinario ammortizzatori sociali; accantonamento integrale del trattamento di fine rapporto oltre al pagamento di anzianità di servizio, fino agli scatti di anzianità e periodo di comporto. Quanto alla tredicesima mensilità, non è mai stato chiarito, dice il centro studi, che il contributo orario “Cig Covid”, pari a poco più di 4 euro, comprende anche il rateo della retribuzione di Natale. Inoltre, secondo Unimpresa, il divieto di licenziare non solo è contrario alla volontà delle aziende – che si vedono precluse una opzione fondamentale per far fronte alle emergenze economiche – ma è anche controproducente, sul piano economico, per i lavoratori che, non di rado, avrebbero preferito accede al sussidio già esistente visto che la Naspi, peraltro, garantisce un “assegno” mensile pari al 75% della retribuzione contro il 50% della cassa integrazione “Covid”. Non solo: mentre la Naspi viene pagata con regolarità ogni mese, assicurando, così, continuità finanziaria ai lavoratori e alle loro famiglie, la Cig Covid sconta ritardi di 4-5 mesi.