Fondi pensione: adesioni salgono del 12,7% negli ultimi tre anni. Primi investimenti nell’economia reale
Il mercato vede 32 fondi, due milioni e 670 mila i lavoratori aderenti, oltre 47 miliardi di euro le risorse accumulate per le future prestazioni, raccolta netta in crescita e rendimenti nel medio-lungo periodo nettamente superiori alla rivalutazione del Tfr. Con le adesioni che sono cresciute del 12,7% negli ultimi tre anni. Questo in estrema sintesi lo scenario e i numeri che emergono dal “Rapporto sui fondi pensione negoziali 2017”, presentato oggi a Roma in occasione dell’assemblea annuale di Assofondipensione.
Gli investimenti diretti e indiretti sono pari a 47,3 miliardi di euro al 30 giugno 2017. Del totale il 45,9% è investito in titoli di Stato, il 20,4% in azioni, il 17,6% in obbligazioni, l’8% in fondi comuni e Etf, il 7,2% in depositi bancari e il restante 0,9% in altre attività. “Rispetto a fine 2016 si è ridotta notevolmente la quota di titoli di Stato (era il 55,1%) a favore di una maggiore presenza in portafoglio di obbligazioni, azioni e altri titoli di capitale, fondi e depositi bancari”, segnalano da Assofondipensione.
I rendimenti dei fondi pensione negoziali
Secondo il report annuale di Assofondipensione, nei primi sei mesi del 2017 il rendimento medio dell’insieme dei fondi pensione negoziali è stato del +0,9%, non lontano dal tasso di rivalutazione del Tfr (+1,1%). Un risultato influenzato dall’andamento negativo nel semestre del mercato obbligazionario. Se si osserva, invece, il medio-lungo periodo la performance dei fondi pensione negoziali supera ampiamente la rivalutazione del Tfr. Dal 2008 al giugno 2017 il rendimento medio è stato +36,5%, mentre il Tfr si è rivalutato del +22,5%. Considerando l’arco temporale degli ultimi 5 anni, dal 2012 al 2016, il divario è ancora più netto: +29,1% per i fondi pensione negoziali contro +8,9% di rivalutazione del Tfr.
“I fondi negoziali sono ormai investitori istituzionali maturi, capaci di essere doppiamente utili all’economia del Paese: da una parte come collettori del risparmio previdenziale, dall’altra come finanziatori dell’economia produttiva”. A dirlo il presidente di Assofondipensione, Giovanni Maggi, nel corso dell’assemblea. “Tenendo in considerazione gli incentivi fiscali introdotti dalla recente normativa, l’Associazione si propone di trovare una sintesi di sistema che crei le condizioni per consentire ai fondi pensione di destinare, liberamente e volontariamente, almeno una parte del risparmio previdenziale al finanziamento dell’economia reale e allo sviluppo infrastrutturale. Ciò in cambio di buoni rendimenti e adeguate condizioni di controllo del rischio per gli aderenti”.