Case green, anche la Bce frena l’UE
Troppo presto per affermare che l’Europa abbia fatto dietrofront sulle cosiddette case green.
Di certo, il fatto che la Banca Centrale Europea esprima qualche dubbio sulla riforma ecologica, che punta a migliorare l’efficienza energetica delle case, non passa di certo inosservata.
Secondo la Bce ci sarebbero dei criteri molto elusivi, delle difficoltà di armonizzare ed alcuni problemi relativi alle difformità tra i vari sistemi economici.
Quella che abbiamo davanti, sostanzialmente, non è una vera e propria bocciatura.
Le osservazioni sulla direttiva per le case green di dicembre 2022 merita, a questo punto, qualche ulteriore approfondimento.
La Bce, tra l’altro, ha provveduto ad esprimere chiaramente il proprio punto di vista e le proprie motivazioni in una lettera aperta, attraverso la quale ha anche effettuato alcuni rilievi relativamente alla direttiva sulle case green.
Case green, cosa bisogna migliorare
Quello che sostiene apertamente la Bce è la necessità di migliorare i certificati di prestazione energetica dei vari edifici europei.
La banca centrale europea mette in evidenza l’eterogeneità delle normative nazionali, che sono in vigore al giorno d’oggi.
Ogni singola nazione, infatti, ha definito in maniera differente le classi energetiche.
A livello di mercato, a questo punto, si pone una grande problematica di interpretazione dei dati.
La Banca Centrale Europea, inoltre, indicato che la direttiva comunitaria è sufficientemente chiara nello stabilire i criteri comuni per definire al meglio l’efficienza energetica degli edifici, indicando nella classe energetica G il 15% peggiore e il 15% migliore nella classe energetica A.
L’Eurotower ha sottolineato che “questo implica che il 15% più povero degli edifici avrebbe prestazioni energetiche reali molto diverse tra gli Stati membri, il che riduce notevolmente la reale comparabilità all’interno dell’Unione” (europea).
Una delle conseguenze della direttiva comunitaria Ue sulle case green, comporterebbe la difficoltà nei movimenti di capitale all’interno del settore immobiliare:
la soglia più bassa di un singolo paese a ridotta attenzione alla transazione energetica, come è la Polonia, non sarebbe simile a quella dell’Olanda o della Danimarca.
Cercare di migliorare la classe energetica di una determinata casa, in paese dove il punto di partenza è più basso risulterebbe meno costoso, andando a sfavorire, paradossalmente, quanti sono messi meglio nell’efficienza energetica.
Secondo la Bce è necessario, inoltre, valutare le differenze del patrimonio immobiliare nei vari paesi dell’Ue.
È necessario tenere conto dell’età degli edifici, in modo da ottimizzare le priorità dei singoli Stati, ai quali viene lasciata ampia – e forse troppo eccessiva – discrezionalità nell’includere o escludere degli edifici dal raggio d’azione della direttiva.
Gli obiettivi della Bce
Tra gli obiettivi della Bce c’è l’istituzione di un framework condiviso, che eviti, in ogni modo, alle imprese e alle varie istituzioni finanziarie di cadere nel rischio del credito.
L’intento è soprattutto quello di far in modo che si investa nel mercato immobiliare in maniera ottimale.
Quanto abbiamo appena accennato è funzionale a mantenere ordinato il mercato dei mutui.
La Bce ha infatti messo in evidenza “come una quota significativa delle garanzie utilizzate da controparti in operazioni di politica monetaria è costituito da attività finanziarie garantite da immobili sottoposti a mutui per interventi di riqualificazione o efficientamento il cui valore deve rimanere certo”.
Sottolineiamo che le osservazioni della Bce sono di stretta natura economica e nascono dalle osservazioni dell’ufficio studi diretto da Philip Lane.
Il tema, comunque, è di stretta attualità, tanto da meritare attenzione anche sul piano politico.