Credito: famiglie italiane ancora prudenti, soprattutto sui mutui. Il 2024 porta segnali positivi
Le richieste di mutui e prestiti da parte delle famiglie sono in diminuzione sia in termini di quantità che di importo, mentre i finanziatori stanno adottando criteri più rigorosi prima di concederli. Di conseguenza, il mercato del credito continua a mostrare segni di difficoltà, o almeno di una prudenza eccessiva. Questa situazione emerge chiaramente dal rapporto dell’Osservatorio sul credito al dettaglio, un’analisi condotta da Assofin, CRIF e Prometeia.
Nel corso dei primi nove mesi dell’anno, si registra una significativa contrazione del valore dei mutui immobiliari erogati alle famiglie consumatrici, con un calo del 9,8%. Le sfide principali riguardano i mutui destinati all’acquisto, i quali sono penalizzati dall’incremento dei tassi di riferimento e dal persistente elevato livello dei prezzi medi delle abitazioni. Tali difficoltà, tuttavia, non sono compensate dalla robusta crescita delle surroghe, che registrano un aumento del 56,8% nel periodo compreso tra gennaio e settembre 2023.
Il calo dei mutui immobiliari
Nel dettaglio, i finanziamenti per l’acquisto di abitazioni continuano a seguire il trend di contrazione già iniziato alla fine del 2022, registrando una discesa significativa del 40,5% rispetto ai primi nove mesi del 2022. Tale tendenza è accompagnata da una marcata diminuzione dell’importo medio concesso. Si conferma, pertanto, la stretta correlazione tra l’andamento del credito e le transazioni immobiliari residenziali, le quali, in un contesto di rallentamento della crescita dei prezzi delle abitazioni, subiscono una riduzione del 11,8% rispetto allo stesso periodo del 2022. L’incremento graduale dei tassi di interesse ha spinto le famiglie verso operazioni di surroga al fine di ridurre gli oneri delle rate dei mutui a tasso variabile.
In un contesto di stagnazione generale, l’osservatorio mette in luce una stabilizzazione del rischio creditizio nei primi nove mesi dell’anno, con un tasso di default del credito alle famiglie pari all’1,2%, leggermente superiore ai minimi storici del 2022.
Lo studio condotto da Assofin, CRIF e Prometeia ha analizzato anche i dati relativi al credito al consumo. Dopo un positivo avvio nel primo trimestre del 2023, i flussi di credito mostrano una stagnazione nel secondo e terzo trimestre, chiudendo i primi nove mesi con una variazione appena positiva (+2,3%). Un impulso positivo proviene dalla componente “green”, che continua a beneficiare degli incentivi governativi per la riqualificazione energetica degli immobili.
Ma è prevista una crescita per il 2024
Dopo la flessione registrata nel 2023, si prevede che i flussi di mutui per l’acquisto di abitazioni riprenderanno a crescere a partire dal 2024, trainati dal graduale miglioramento del potere di acquisto delle famiglie. Questa ripresa sarà supportata anche dalla crescente sensibilità della domanda e dell’offerta nei confronti delle soluzioni “green”. Nel settore dei prestiti al consumo, dopo l’impulso fornito dalla componente finalizzata alla fine del 2023, ci si aspetta una ripresa anche nei prestiti personali e nella cessione del quinto.
Tuttavia, l’espansione complessiva delle consistenze di credito sarà inferiore rispetto alle performance del biennio 2021-2022, principalmente a causa della maggiore percezione di rischio, che manterrà caute le politiche di offerta. Le raccomandazioni degli organi di vigilanza vanno in questa direzione, sottolineando l’importanza di mantenere elevata l’attenzione nei confronti dei prestiti per l’acquisto di abitazioni e del credito al consumo.
Le prospettive future sono comunque condizionate dal rallentamento previsto del ciclo economico, dall’aumento degli oneri finanziari rispetto ai redditi familiari e dalla progressiva scomparsa delle misure di mitigazione introdotte all’inizio della pandemia. Questi fattori contribuiranno a un deterioramento della qualità del credito nei prossimi trimestri, con effetti più evidenti per le famiglie che hanno optato per finanziamenti a tasso variabile e che dispongono di redditi più bassi, sebbene rappresentino una minoranza nella popolazione.
Al via da parte degli operatori la proposta di rinegoziazioni dei contratti per i loro clienti
Nonostante i crescenti rischi, permane uno scenario in cui il livello dei tassi di default non raggiungerà quelli osservati in fasi di crisi precedenti. Questo perchè la maggior parte del debito delle famiglie è contratto a tasso fisso, e le attente politiche di offerta nel tempo hanno generato coorti di debitori di qualità superiore rispetto al passato. In aggiunta, l’ampia liquidità accumulata, specialmente durante il periodo della pandemia, costituisce ancora un “cuscinetto” di ricchezza potenziale, atto a fronteggiare le prime criticità, anche se tale riserva tenderà a esaurirsi gradualmente nel corso del tempo.
In questa fase di tassi più elevati, molti operatori hanno indirizzato le famiglie verso opzioni di indebitamento più sostenibili attraverso la rinegoziazione dei contratti, cercando di estendere i tempi di rimborso e alleggerire le rate per favorire la qualità complessiva del credito. Inoltre, a partire dal 2025, con il consolidamento della crescita del reddito disponibile e la graduale normalizzazione dei tassi di interesse, ci si aspetta minori difficoltà di rimborso, contribuendo progressivamente al miglioramento complessivo della qualità del credito.