Dl carburanti, arriva la riforma nelle stazioni di servizio: più impianti ecologici dal 2025
Il Consiglio dei Ministri si prepara per discutere la riforma della rete di distribuzione dei carburanti. E sul tavolo ci ci sono diversi cambiamenti importanti, tra cui incentivi per trasformare le stazioni di servizio esistenti in punti di ricarica per veicoli elettrici e l’introduzione dell’obbligo di offrire almeno un prodotto diverso dai combustibili fossili.
In arrivo nuovi distributori, ma solo con almeno un impianto energetico alternativo
Il decreto di riforma della rete carburanti prevede innanzitutto condizioni più rigorose per il rilascio delle autorizzazioni alla distribuzione dei carburanti. Queste autorizzazioni saranno ora subordinate a verifiche antimafia, oltre ai requisiti già esistenti.
Il provvedimento introduce ulteriori disposizioni riguardanti le autorizzazioni, stabilendo che a partire dal 1° gennaio 2025 non saranno rilasciate autorizzazioni per nuovi impianti che non prevedano la distribuzione di almeno un vettore energetico alternativo ai combustibili fossili. In caso di violazione di questa norma, l’autorizzazione sarà revocata.
La decadenza dell’autorizzazione si applica anche in caso di inadempienza agli obblighi stabiliti dalla legge e dal titolo autorizzativo, se tale inadempienza compromette la sicurezza o ostacola la continuità e regolarità del servizio di distribuzione dei prodotti energetici per autotrazione. La decadenza comporta “in tutti i casi l’obbligo di smantellamento delle attrezzature e l’accertamento dell’eventuale inquinamento ai fini della bonifica ambientale del sottosuolo, oltreché la riduzione in pristino delle superfici pubbliche e demaniali occupate dagli impianti relativi, salva contraria disposizione contenuta negli atti autorizzativi, ovvero salvo in subentro di altro titolare”.
Stanziamenti per 40 milioni
La bozza prevede anche incentivi specifici per la riconversione degli impianti in chiave ecologica. Sarà istituito un Fondo presso il Ministero dell’Ambiente con una dotazione di 140 milioni di euro per tre anni, destinato a finanziare la trasformazione degli impianti. I contributi saranno disponibili per coloro che convertiranno i propri impianti, entro il 31 dicembre 2027, in stazioni di ricarica per veicoli elettrici. Il sostegno, che potrà coprire fino al 50% delle spese sostenute, avrà un massimo di 60mila euro per impianto, con un possibile incremento di 10mila euro se le colonnine includeranno anche un distributore di biocarburanti liquidi o gassosi.
Se il gestore dell’impianto intende ‘bloccare’ il loro servizio, è previsto un indennizzo “proporzionato alla durata pregressa e residua del rapporto predetto in forza del contratto in essere al momento della cessazione dell’attività di vendita, nonché all’ammontare degli investimenti effettuati nel tempo della gestione, comunque per un importo non superiore a 20mila euro, nei limiti dello stanziamento complessivo di 8 milioni di euro”, precisa la bozza del dl.
Con la creazione di nuovi impianti ecologici, il compito dei gestori sarà quello di informare i consumatori sulla disponibilità di biocarburanti attraverso una chiara segnalazione del prodotto biologico. “I titolari degli impianti di cui al primo periodo danno, altresì, informativa ai consumatori dell’offerta di altri carburanti alternativi di ultima generazione, quali, a titolo esemplificativo, idrogeno da fonte rinnovabile e e-fuels, nel momento della loro commercializzazione nel punto vendita”, specifica il testo all’art.9. Mentre viene spostata dal 31 dicembre 2024 al 31 dicembre 2026 la previsione sugli impianti oggetto di chiusura che possono adottare procedure semplificate per la dismissione.
Unc: “Bene, ma no a vincoli alle aperture”
“Ci riserviamo un giudizio non appena potremo leggere il testo, anche se diciamo subito che siamo favorevoli a riconvertire la rete distributiva e a razionalizzarla, a condizione che non siano introdotti sottobanco vincoli alle aperture attraverso un giro di vite delle autorizzazioni amministrative. La riforma deve aumentare la concorrenza, non ridurla”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
“Ci piacerebbe poi capire se nel testo è previsto anche qualcosa a vantaggio diretto dei consumatori. Fino ad oggi si è solo introdotto il fuorviante prezzo medio regionale, mentre l’unica cosa che poteva essere realmente utile, l’app carburanti prevista dal decreto-legge 14 gennaio 2023, n. 5, è sparita dalla circolazione e, dopo oltre un anno e mezzo, non se ne sa più nulla. Sarebbe uno strumento utilissimo per comunicare all’automobilista quale è il distributore meno caro della sua zona. E’ così che si razionalizza la rete: costringendo i distributori più cari e meno efficienti ad uscire dal mercato” conclude Dona.
Carburanti, calano i prezzi di benzina e gasolio
Intanto continuano a diminuire i prezzi di benzina e gasolio in Italia. Secondo le ultime rilevazioni mensili, la media nei distributori del nostro Paese per quanto riguarda la benzina al self service è scesa sotto la soglia degli 1,80 euro per litro, precisamente a 1,799 euro dagli 1,800 della misurazione precedente.
Il prezzo medio del diesel è attualmente di 1,674 euro al litro, leggermente inferiore rispetto alla rilevazione del mese scorso. La maggior parte dei marchi si colloca in una fascia di prezzo compresa tra 1,658 e 1,696 euro al litro, mentre i carburanti no logo si attestano a 1,665 euro al litro. I prezzi del servito per i due carburanti più utilizzati in Italia rimangono sotto i 2 euro al litro: la benzina è a 1,945 euro e il diesel a 1,820 euro. Anche il Gpl e il metano mostrano un calo, con il Gpl a 0,722 euro e il metano a 1,334 euro al chilo, sebbene quest’ultimo sia ancora lontano dai livelli inferiori a un euro registrati prima della crisi del 2022.