Per Bce stipendi aumentano in Europa? Giù del 12% in Italia
Gli stipendi stanno crescendo in tutta l’area euro: i salari dei lavoratori stanno beneficiando di alcuni importanti rialzi. Queste sono le stime appena redatte dalla Banca Centrale Europea, che ha messo in evidenza come gli importi medi degli stipendi siano in aumento.
Purtroppo in Italia i lavoratori non si ritrovano nella stessa positiva posizione degli altri colleghi europei.
Il nostro paese, infatti, in termini percentuali rimane al palo.
Sono questi i dati forniti dal Global Wage Report 2022-23 dell’ILO, l’International Labour Organization, che ha messo in evidenza come gli stipendi dei lavoratori italiani, nel corso del 2022, siano stati, almeno in termini reali, più bassi del 12% rispetto al 2008. Situazione sicuramente non piacevole per i lavoratori del nostro paese.
Stipendi, l’Italia è in coda nel G20
Scattare una fotografia della situazione degli stipendi in Italia non è sicuramente piacevole.
Quella del nostro paese, sicuramente, è la prestazione peggiore tra le varie economie del G20, a cui fanno parte l’Unione europea e altri 19 Stati tra i più industrializzati del mondo, tra i quali rientrano:
- Arabia Saudita;
- Argentina;
- Australia;
- Brasile;
- Canada;
- Cina;
- Corea del Sud;
- India;
- Indonesia;
- Francia;
- Germania;
- Giappone;
- Italia;
- Messico;
- Regno Unito;
- Russia;
- Stati Uniti;
- Sudafrica;
- Turchia.
In linea generale, stando alle previsioni della BCE, gli stipendi, teoricamente, dovrebbero aumentare molto di più rispetto ai modelli storici. Questo perché il mercato del lavoro si mostra tendenzialmente stabile, così come lo è anche il tasso di disoccupazione. Una retromarcia potrebbe esserci dopo l’estate, sempre che, nel frattempo, non arrivi una maggiore certezza sulle prospettive economiche.
A quanto ammonta la retribuzione annua lorda
Andando a dare un’occhiata nel dettaglio alla situazione italiana, ne viene fuori una fotografia particolarmente critica. La retribuzione annua lorda (RAL) è stata pari a circa 29.500 euro, che corrispondono, mediamente, a 1.700 euro netti al mese. Andando a vedere le differenze per macro aree italiane, la RAL media del nord, sempre ad inizio 2021, è stata pari a 30.800 euro, mentre nel centro si è attestata a 29.300 euro. Nelle isole e nel sud Italia si è intorno ai 26.300 euro.
Sul totale dei lavoratori dipendenti, oltre il 67% risulta essere sotto la media del reddito annuo lordo italiano. Il 34% dei lavoratori autonomi hanno dichiarato un reddito minore alla media, mentre tra i pensionati il 79% delle persone percepisce un reddito al di sotto della media.
Numeri che grosso modo ricevono una conferma dall’Osservatorio Inps pubblicato a dicembre. Complice il precariato diffuso, che ha contribuito a ridurre le giornate di lavoro, il reddito medio dei dipendenti e dei lavoratori autonomi, con un’età compresa tra i 20 ed i 24 anni, si è fermato, nel corso del 2021, a 11.875 euro per gli uomini e a 7.948 euro, per le donne: in media 9.911.
Secondo i dati dell’Istat, la soglia di povertà assoluta è di circa 10.200, in un’area metropolitana del Nord Italia. Nella fascia tra i 25 e i 29 anni si sale a 15.629 euro medi di reddito imponibile da lavoro. Insomma: fino ai 30 anni non si arriva nemmeno ai fatidici mille euro al mese con tredicesima. Gli over 50, che, oggi come oggi, rappresentano il 40% degli occupati, guadagnano mediamente oltre 26.000 l’anno, cosa che porta la media generale a 22.588 euro.