I salari in Italia non crescono abbastanza. L’analisi dell’Ue
Partiamo dalle buone notizie che riguardano il 2023. L’Unione europea, almeno per quest’anno, riuscirà ad evitare la recessione.
L’economia italiana dovrebbe crescere più di quanto era stato previsto alcuni mesi fa. Continuano, invece, a rimanere negative le notizie che coinvolgono l’inflazione, che continuerà ad essere alta anche nel corso dei prossimi mesi. Anche se meno rispetto a quanto era stato preventivato.
Il problema più grande, per l’Italia, è il potere d’acquisto delle famiglie, che continuerà a scontrarsi con una crescita troppo lenta dei salari e della fine delle misure di sostegno ai rincari, come è, ad esempio, il taglio delle accise.
Questi, in estrema sintesi, sono i dati che emergono dalle previsioni economiche stilate dalla Commissione europea.
Salari, il vero problema dell’Italia
Nel corso del 2022, il Pil reale dell’Italia è stato pari al 3,9%, un valore leggermente più alto rispetto a quanto stimato dall’ultimo bollettino di Bruxelles.
Per il 2023 gli analisti si aspettano una crescita leggermente più sostenuta, che si dovrebbe attestare su un +0,8% rispetto alla precedente stima di crescita, che si attestava su un 0,3%.
Questi numeri sono confermati nonostante il Pil di quest’anno non possa godere di un surplus di export.
La Commissione europea segnala che “nel 2024, si prevede che le esportazioni nette, diventeranno leggermente favorevoli poiché le esportazioni di beni e servizi beneficeranno di una migliore prospettiva per il commercio internazionale e di flussi turistici ancora in ripresa. Insieme a una domanda interna in moderata espansione, si prevede che la crescita del Pil reale raggiungerà l’1,0% nel 2024“.
Diciamo che, fino a questo punto, tutto procede bene.
Se non fosse per l’inflazione, che rispetto alle previsioni autunnali in Italia dovrebbe essere ancora alta nel corso di quest’anno, arrivando a toccare il 6,1%. Fortunatamente, nel corso del 2024 dovrebbe scendere al 2,6%: un tasso che continua ad essere ancora particolarmente alto.
In consumi delle famiglie
L’Unione europea ha parlato ovviamente anche della questione dei consumi delle famiglie.
Stando alle previsioni, i consumi dovrebbero continuare ad essere frenati dalla perdita del potere d’acquisto.
Questa situazione, tra l’altro, è stata determinata dalla scadenza delle agevolazioni fiscali sui carburanti – che sono finite nel 2022 – e di altre misure che sostenevano i redditi delle famiglie, che si concluderanno a fine marzo 2023.
Tutto potrebbe migliorare nella seconda metà del 2023, quando la spesa per consumi dovrebbe tornare a crescere, soprattutto grazie al Pnrr.
La spinta, che dovrebbe arrivare dagli investimenti, potrebbe non essere sufficiente a compensare la perdita d’acquisto delle famiglie.
Il problema maggiore, per il nostro paese, sono le dinamiche salariali, troppo contenute, dato il lento processo di rinnovo dei contratti collettivi e il meccanismo di indicizzazione molto parziale.
La speranza (non solo per l’Italia) è che nel 2024 si realizzi una stabilizzazione dei prezzi delle materie prime.
Per i conti del Paese le novità arriveranno il prossimo anno, quando tornerà in vigore il Patto di Stabilità, dopo la lunga parentesi determinata dalla pandemia.
Paolo Gentiloni, commissario europeo all’Economia, ha affermato: “non mi aspetto altri cigni neri, anche perché ne abbiamo già avuti abbastanza, pertanto la clausola generale di salvaguardia, che ha sospeso il Patto di stabilità nel 2020, verrà ragionevolmente disattivata a fine anno“.