La settimana corta piace sempre di più: l’80% degli italiani la promuove
La settimana lavorativa di quattro giorni, invece dei consueti cinque, è una proposta che sta interessando sempre più Paesi europei negli ultimi anni. Anche in Italia diverse grandi aziende stanno iniziando a tagliare la settimana lavorativa, come Intesa Sanpaolo ma anche Luxottica, Sace, Lavazza e Lamborghini, tutto questo nonostante al momento, non esista una normativa specifica né un programma di sperimentazione a livello nazionale.
Certo, sono sempre più gli italiani che desiderano la settimana corta, con ben l’80% degli italiani favorevoli alla settimana lavorativa di quattro giorni. Lo afferma l’indagine condotta da Pulsee Luce e Gas Index con la società NielsenIQ, che ha fatto emergere come la settimana corta e lo smart working sono percepiti dagli italiani come strumenti di salvaguardia del benessere dei lavoratori, che possono avere più tempo da dedicare a se stessi e alla propria famiglia, così come dell’ambiente.
Perchè gli italiani vogliono la settimana corta
Secondo l’indagine, la settimana corta viene vista come un sostegno nella gestione dei figli (il 48% del campione ne ha) e nella cura degli anziani, con il 66% degli intervistati che si occupa autonomamente dei figli o con l’aiuto dei nonni. Solo l’11% si affida a baby-sitter o altre figure professionali, con una spesa media mensile di 115 euro. “Tre intervistati su quattro ritengono che la settimana corta possa generare benefici, dando la possibilità di gestire con maggiore autonomia i propri figli“, afferma l’indagine.
Quattro intervistati su cinque desiderano adottare la settimana corta, con il 50% di loro che si dichiara “molto interessato”. Per poter beneficiare di questa opzione, i lavoratori sono più inclini a compromettersi accettando una maggiore flessibilità dell’orario di lavoro durante la settimana (52%), un aumento della produttività nei giorni lavorativi (47%), e un minor numero di pause (45%). Solo il 10% sarebbe disposto a una leggera riduzione dello stipendio.
La settimana corta è vista positivamente come un modo per migliorare l’equilibrio tra lavoro e vita privata (72% del campione), aumentare la soddisfazione personale (63%) e dedicare più tempo di qualità alla famiglia e agli amici. Tuttavia, sono anche evidenziati alcuni aspetti critici come l’incremento del carico di lavoro durante i giorni lavorativi (51%), maggiore pressione e stress nel raggiungimento degli obiettivi (37%), e problemi di coordinamento (27%).
I benefici dello smart working
Non solo: l’indagine rivela che un terzo degli intervistati lavora in modalità full remote o ibrida, con una media del 37% delle ore totali di lavoro svolte in smart working. Il 49% del campione preferisce il lavoro agile, mentre il 42% predilige l’ufficio. I principali vantaggi del lavoro da casa includono la riduzione dei tempi di spostamento, mediamente di 41 minuti, e dei costi, pari a circa 124 euro al mese. Inoltre, il 64% degli intervistati segnala un miglioramento nella gestione del work-life balance. Tuttavia, i rischi maggiormente percepiti sono l’isolamento sociale (59%), la sedentarietà (58%) e la difficoltà a separare lavoro e vita privata (44%).
“L’espansione dello smart working risulta particolarmente compatibile con professioni che non necessitano di troppi strumenti e materiali – aggiunge l’indagine – Infatti, più di 7 intervistati su 10 ritengono di avere tutti i dispositivi necessari per svolgere il proprio lavoro da casa. Tuttavia, solo il 26% dichiara di avere una seduta ergonomica, il valore scende al 14% nel caso del piano di lavoro ad altezza regolabile e all’11% per i poggiapiedi”.
La comodità del lavoro da casa ha portato anche a un aumento potenziale dei consumi energetici, secondo il 49% degli intervistati, con un impatto diretto sulle bollette. Tuttavia, gli italiani hanno reagito prontamente per mitigare questo costo aggiuntivo adottando diverse contromisure. Le principali azioni dichiarate includono l’utilizzo di lampadine a basso consumo per l’illuminazione (59%), un maggiore sfruttamento della luce naturale (58%), e varie pratiche di risparmio energetico. Tra queste contromisure ci sono lo spegnimento del computer con il distacco dell’alimentatore quando non è in uso (44%), e un’ottimizzazione nell’uso di climatizzatori e riscaldamenti (42%).
Le aziende italiane che l’hanno adottata e cosa fa il Parlamento
Ci sono già aziende italiane che stanno sperimentando la settimana corta: a fare da aprifila è stata Intesa Sanpaolo, che nel gennaio 2023 ha introdotto volontariamente un nuovo modello di organizzazione del lavoro che prevede un maggiore utilizzo dello smart working e la possibilità per i dipendenti di lavorare quattro giorni a settimana invece di cinque, con un aumento delle ore giornaliere a nove. Anche Lamborghini ha annunciato a dicembre del 2023 di aver raggiunto un accordo con i sindacati per introdurre in via sperimentale la settimana lavorativa di quattro giorni per i lavoratori delle sue fabbriche, anche se la sperimentazione dovrebbe essere avviato alla fine del 2024.
E anche in Parlamento si sta pensando di introdurla per legge, con tre proposte presentate ad aprile alla Camera da Alleanza Verdi-Sinistra, Movimento Cinque Stelle e Partito Democratico, con l’obiettivo di scendere sotto le 40 ore di lavoro.