Lavoro, l’Italia non attrae: pesa la mancanza di una nuova riforma del lavoro
Il mercato del lavoro italiano rimane poco attraente e presenta varie criticità irrisolte riguardanti il mismatch, le politiche attive, la conciliazione, l’orientamento e la formazione. Complessivamente, sebbene sia riconosciuto per la qualità delle sue produzioni non raggiunge una valutazione sufficiente in termini di capacità innovativa, produttività e competitività internazionale. Questi sono i risultati principali di un’indagine condotta da EY e Swg su 562 manager, dirigenti e imprenditori italiani, chiamata “Lavoro e attrattività: quale è la situazione attuale in Italia?”.
La sintesi dei risultati sottolinea l’urgenza di una nuova riforma del lavoro per aumentare l’attrattività dell’Italia. Solo il 25% degli intervistati considera sufficiente l’attuale quadro normativo sulle politiche del lavoro. Inoltre, il 74% è d’accordo sul fatto che politiche del lavoro inefficienti danneggino l’attrattività del Paese.
Le priorità chiave per risollevare il mondo del lavoro
I manager e gli imprenditori intervistati hanno identificato quattro priorità chiave. L’82% ritiene importante implementare misure per favorire la conciliazione dei tempi di vita e lavoro per le famiglie. L’81% sostiene la necessità di una riduzione strutturale del costo del lavoro, incluso l’abbattimento del cuneo fiscale. Anche l’81% promuove un aumento dell’offerta formativa professionale. Infine, l’81% sottolinea l’importanza della semplificazione delle procedure amministrative per la gestione del personale da parte delle aziende.
In particolare, il 76% ritiene che la qualità del lavoro sia più importante della quantità per la progettazione di politiche del lavoro efficaci, mentre il 70% indica che l’incremento dell’occupazione è principalmente concentrato in posizioni poco qualificate, nascondendo le sfide che le aziende affrontano nel trovare personale qualificato. Questa problematica emerge come un tema critico, con tre aziende su quattro che hanno cercato personale nell’ultimo anno e il 62% delle stesse riscontrando difficoltà principalmente dovute alla mancanza di candidati qualificati.
Circa il 70% del campione considera estremamente difficile reperire personale con le competenze adeguate alle esigenze aziendali, evidenziando una discrepanza significativa tra l’offerta formativa disponibile e le richieste del mercato del lavoro.
“Da troppo tempo il tema del lavoro non è al centro del dibattito, mentre è assolutamente centrale – spiega Stefania Radoccia, managing partner dello studio legale e tributario di EY -. Si tratta di un tema fondamentale per incidere sull’attrattività del Paese e delle aziende italiane. In questo momento, per di più, il livello di fiducia non è altissimo: circa la metà degli intervistati non è sicuro che si potranno realizzare tutti gli interventi necessari. È quindi fondamentale muoversi rapidamente e in modo efficace e immettere fiducia nel sistema, attraverso una riforma organica, una vera e propria politica industriale del lavoro, per incidere in maniera concreta ed efficace sull’attrattività del Paese”
Nel futuro si auspica un lavoro più automatizzato
Guardando al futuro, l’82% del campione prevede che il lavoro sarà più automatizzato, mentre l’81% ritiene che richiederà profili sempre più specializzati. Si evidenzia l’impatto significativo della trasformazione tecnologica sulle dinamiche lavorative a livello nazionale e globale. È cruciale che la formazione, inclusi l’upskilling e il reskilling, sia considerata in stretta connessione con la politica industriale del Paese.
“La trasformazione tecnologica iper-accelerata avrà un impatto notevole sulle dinamiche lavorative a livello nazionale e globale – incalza Radoccia – E’ fondamentale che la formazione, intesa anche come upskilling e reskilling, si parli con la politica industriale del Paese. Soltanto attraverso l’incrocio di queste due variabili saremo in grado di incidere concretamente su salari, produttività e innovazione. E in questo è cruciale il ruolo del governo: il 52% degli intervistati si aspetta che il governo assuma un ruolo di guida e da protagonista, fiancheggiato dalle aziende (32%) in una logica di sistema”.
Quali settori interessano di più i giovani
Da qui al 2027, nei vari settori in Italia, si prevede un fabbisogno di lavoratori stimato di circa 4 milioni di unità, soprattutto per quanto riguarda commercio e turismo (757.000 unità), servizi pubblici e privati (567.000 unità), salute (477.000), formazione e cultura (436.000) e finanza e consulenza (430.000). Tuttavia, i giovani mostrano una preferenza per settori più attrattivi, come media (64%), industria aeronautica (63%), industria automobilistica (62%), servizi postali e attività di corrieri (60%), beni di largo consumo (58%), accessori e componenti auto (57%), comparto elettronico (57%), e-commerce (57%), servizi informatici/web (57%) e settore farmaceutico (56%). Lo certifica una ricerca realizzata a ottobre 2023 da Euromedia Research.
Attualmente, secondo la ricerca di Euromedia Research, l’inflazione rimane al primo posto tra le principali preoccupazioni degli italiani. Il 48,1% degli intervistati tra i 25 e i 44 anni ha indicato l’inflazione come la loro principale preoccupazione, seguito dal 47,8% degli over 65, il 47,7% di coloro che hanno 45-64 anni e il 41% dei più giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni.