Le medie imprese del Sud crescono, ma carenza di personale e burocrazia frenano lo sviluppo
Crescita del fatturato e dell’export al Sud, mentre entrambi i parametri registrano un calo al Centro-Nord. È questa l’istantanea offerta dal rapporto “La competitività delle medie imprese del Mezzogiorno tra percezione dei rischi e strategie di innovazione”, realizzato dall’Area Studi di Mediobanca, dal Centro Studi Tagliacarne e da Unioncamere, e presentato a Bari. Il documento analizza una realtà produttiva composta, nel Mezzogiorno, da 431 imprese manifatturiere di capitali a controllo familiare, ciascuna con una forza lavoro tra 50 e 499 dipendenti e un fatturato compreso tra 17 e 370 milioni di euro.
Uno studio che conferma quindi il dinamismo del Sud, che secondo il presidente di Unioncamere, Andrea Prete “va sostenuto, anche incoraggiando il cammino intrapreso dalle medie imprese che si stanno rivelando un importante motore di sviluppo economico”. Tuttavia, destano preoccupazione l’eccessiva burocrazia, che potrebbe rallentare il percorso di crescita del Mezzogiorno, e le difficoltà nel reperire profili professionali adeguati per affrontare le sfide complesse dei nostri tempi, con particolare riferimento all’adozione e allo sviluppo dell’intelligenza artificiale.
La crescita del Sud rispetto al Nord
Nel 2023, le medie imprese del Sud hanno registrato una crescita del fatturato del 2,7%, in netto contrasto con il calo del 3,6% riportato dalle aziende del Centro-Nord. Anche l’export ha mostrato un trend positivo, con un aumento del 4,4%, rispetto alla diminuzione del 2,1% delle altre realtà produttive. Per il 2024, le previsioni delle imprese meridionali indicano un ulteriore incremento di circa il 2% sia del giro d’affari che delle esportazioni, a fronte di una contrazione stimata per le imprese del resto d’Italia pari all’1,5% e al 4%, rispettivamente.
“La vitalità del nostro Mezzogiorno è testimoniata dal raddoppio, in 27 anni, del numero di medie imprese che vi operano. Un dato che mette in luce il connubio virtuoso tra una parte del nostro Paese che vuole realizzare il proprio riscatto economico e quella forma di imprenditoria che ha già contribuito alla fortuna del resto d’Italia” ha dichiarato Gabriele Barbaresco, direttore dell’Area Studi Mediobanca.
Ma resta il nodo lavoro
La difficoltà nel reperire profili professionali adeguati rischia di diventare il principale freno alla crescita delle medie imprese, in particolare nel Mezzogiorno. Negli ultimi due anni, oltre l’80% di queste realtà ha segnalato problemi legati a tale criticità, una percentuale decisamente più alta rispetto al 42,8% delle imprese del Centro-Nord.
Per affrontare questa sfida, il 33,3% delle medie imprese meridionali prevede di assumere lavoratori stranieri nei prossimi tre anni, principalmente a causa dell’indisponibilità di manodopera italiana (61,9%) e della carenza di giovani (28,6%).
Un’altra questione cruciale riguarda il Capitale Umano femminile: nelle imprese del Sud, le donne rappresentano appena il 12,4% della forza lavoro, con una presenza manageriale ridotta al 3%. Questi dati sono significativamente inferiori rispetto a quelli delle Mid-Cap del Centro-Nord, dove le percentuali salgono al 27,3% per la forza lavoro femminile e al 9,7% per i ruoli manageriali.
Obiettivo digitalizzazione, ma le imprese sono ancora troppo poco green
L’87,3% delle medie imprese del Mezzogiorno ha investito nel periodo 2021-2023 o prevede di farlo tra il 2024 e il 2026 in tecnologie 4.0, una quota superiore rispetto all’82,1% delle aziende del Centro-Nord. Il principale ambito di investimento riguarda la digitalizzazione dei processi, che coinvolge il 78,9% delle imprese al Sud, rispetto all’85,5% nelle altre aree del Paese. Seguono interventi come lo sviluppo di sistemi gestionali avanzati e la produzione additiva (55,3% nel Mezzogiorno vs 57,4%), l’ottimizzazione di magazzino e logistica (52,6% vs 45,3%) e il rafforzamento della cybersecurity (50% vs 45,5%).
Nei prossimi tre anni, il 41,3% delle medie imprese del Sud prevede di adottare l’intelligenza artificiale, contro il 37,5% delle altre regioni, con l’obiettivo di migliorare processi esistenti e creare soluzioni innovative.
Tuttavia, il cammino verso la transizione green appare meno marcato. Il 66,6% delle imprese del Mezzogiorno ha investito o investirà in sostenibilità, e più dell’80% si concentrerà su tecnologie per le energie rinnovabili, in linea con il resto del Paese.
Sul fronte del Pnrr, quasi il 50% delle imprese meridionali lo considera un’opportunità per la crescita economica, il 43% per la transizione digitale e il 37% per quella green, mostrando maggiore fiducia rispetto alle Mid-Cap del Centro-Nord. Tuttavia, rimane una forte criticità: una su due ritiene che l’eccessiva burocrazia e le difficoltà di attuazione limiteranno i benefici concreti del Piano.