Finanza Personale Lavoro Stipendio medio in Italia, per l’Ocse siamo al 21esimo: ecco tutti i numeri

Stipendio medio in Italia, per l’Ocse siamo al 21esimo: ecco tutti i numeri

13 Agosto 2024 08:19

Secondo il rapporto annuale dell’Ocse, nel 2023 la retribuzione lorda annua media degli italiani è stata di 44.893 euro, con un incremento dell’1,8% rispetto al 2022. Se si estende l’analisi agli ultimi 8 anni, l’aumento complessivo è del 7,5%. Ma nonostante questa crescita, l’Italia resta nella parte bassa della classifica dei paesi Ocse: al 21° posto su 34.

La retribuzione media italiana è significativamente inferiore rispetto alla media Ocse di 53.416 euro. Il dato ci posiziona al di sotto di nazioni come Austria, Belgio, Germania e Francia. Su 34 Paesi Ocse considerati, l’Islanda si colloca al primo posto con un salario annuo medio di 79.473 euro. Ultime Grecia e Messico con stipendi intorno ai 16.600 euro

Le differenze di genere

La crescita modesta dei salari in Italia mette in evidenza problemi strutturali persistenti, come l’aumento limitato delle retribuzioni nelle grandi aziende e il divario di genere. “Anche se non dovrebbe essere così, il genere è una caratteristica individuale che determina alcune significative differenze salariali: le donne partecipano meno alla forza lavoro, lavorano meno ore degli uomini, hanno contratti meno stabili e, in definitiva, non sono presenti in egual misura tra il centro e la periferia delle organizzazioni”, afferma il report.

La differenza salariale tra uomini e donne è del 7,3%, con un indice più elevato tra i colletti bianchi (9,9%), mentre scende al 5,5% tra quadri e dirigenti. Le variazioni salariali dipendono da diversi fattori, tra cui il contesto normativo del lavoro e le differenze inflazionistiche tra i vari Paesi.

Le ricerche economiche evidenziano che in Italia la minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro contribuisce a una riduzione apparente del divario salariale. In realtà, “le donne meno qualificate non partecipano attivamente al mercato del lavoro, ma, se lo facessero, otterrebbero salari bassi, ampliando ancora di più il divario salariale con gli uomini. La situazione, in altre parole, sembra migliore di quanto non sia in realtà”, precisa il report.

Come cambia lo stipendi all’aumentare dell’azienda

Altro tema è la differenza di salari a seconda delle dimensioni dell’azienda, con i dipendenti delle grandi imprese che guadagnano mediamente più di quelli delle piccole imprese.

La Ral media per i lavoratori nelle microimprese, con meno di 10 dipendenti, è di 27.470 euro; nelle piccole invece, che contano tra 11 e 50 dipendenti, offrono una Ral media di 30.479 euro, mentre quelle con 51-250 dipendenti si arriva a 33.301 euro. Si sale sempre di più anche per le aziende medio-grandi, con 251-1.000 dipendenti, registrano una Ral media di 36.534 euro e infine, nelle grandi imprese, con oltre mille dipendenti, la Ral media raggiunge i 37.993 euro. In pratica, la differenza di salario tra un dipendente in una microimpresa e in una grande è di circa il 38%. 

Inoltre, confrontando i livelli di Ral con quelli di Retribuzione Globale Annua (Rga), emerge che man mano che le aziende crescono in dimensioni e struttura, l’utilizzo della componente variabile della retribuzione diventa più comune, aumentando così la differenza tra Ral e Rga.

Le figure dove i salari salgono di più

Non mancano però le sorprese. L’analisi dell’Ocse mette in evidenza l’aumento significativo della Ral per gli operai, che nel 2023 hanno registrato la crescita più rilevante degli ultimi otto anni.

Tuttavia, persistono ampie differenze salariali rispetto alle figure dirigenziali. Infatti, i Ceo percepiscono in media uno stipendio circa nove volte superiore a quello degli operai. Nel report, operai e amministratori delegati rappresentano gli estremi della curva salariale. Inoltre, la componente variabile delle retribuzioni ha mostrato un leggero incremento tra il 2022 e il 2023, così come è aumentato il numero di lavoratori che ricevono una parte variabile della retribuzione.

L’Ocse rileva anche un dato preoccupante: i salari reali in Italia sono ancora inferiori di circa il 7% rispetto ai livelli pre-Covid, facendo dell’Italia il Paese dell’Unione Europea più colpito economicamente dalla pandemia. L’unico settore in forte crescita è quello dei servizi finanziari, i cui operatori hanno visto un significativo aumento degli stipendi, il più consistente degli ultimi otto anni.

Forti differenze fra Nord e Sud

Persistono infine significative differenze retributive tra il Nord e il Sud del Paese, con i primi che sono più favoriti dei secondi. Le differenze nelle buste paga possono arrivare fino a 3.700 euro, con il Trentino Alto Adige, la Lombardia, la Liguria e il Piemonte in cima alla classifica, mentre la Basilicata resta la regione meno retribuita.

Ecco l’elenco puntato delle regioni con la rispettiva Retribuzione Annua Lorda per il 2023:

  • Lombardia: 33.055 €
  • Trentino-Alto Adige: 32.178 €
  • Liguria: 31.688 €
  • Piemonte: 31.510 €
  • Emilia-Romagna: 31.285 €
  • Valle d’Aosta: 30.958 €
  • Veneto: 30.842 €
  • Friuli-Venezia Giulia: 30.730 €
  • Lazio: 31.945 €
  • Toscana: 30.171 €
  • Marche: 29.134 €
  • Umbria: 28.480 €
  • Abruzzo: 28.340 €
  • Campania: 28.085 €
  • Puglia: 27.893 €
  • Sardegna: 27.836 €
  • Sicilia: 27.679 €
  • Molise: 27.643 €
  • Calabria: 27.074 €
  • Basilicata: 26.239 €