Riforma pensioni: tutte le ipotesi al vaglio
Riforma pensioni: cosa succederà a Quota 103, Opzione Donna, Ape sociale?
La riforma delle pensioni del governo Meloni dovrebbe esserci. Questa è una certezza.
Ma i dubbi su come possa cambiare la previdenza italiana sono molti.
A condizionare le scelte dell’Esecutivo, su questa materia, sono prima di tutto le risorse a disposizione.
Nel corso delle prossime settimane dovrebbe riaprirsi il confronto tra il Governo e i sindacati.
Al centro delle discussioni ci dovrebbe essere proprio la riforma delle pensioni, che, almeno in linea teorica, dovrebbe scattare dal 1° gennaio 2024.
Il confronto tra le parti inizierà dalle uscite anticipate, argomento che riguarda quanti, stando le attuali regole, dovranno attendere ancora un po’ di tempo prima di poter andare in pensione.
L’aspettativa è che l’esecutivo renda leggermente più flessibile l’attuale sistema per andare in quiescenza.
Comunque vada, prima di riprendere il confronto sulla riforma delle pensioni, Giorgia Meloni vuole avere le idee chiare su cosa sarà possibile fare e cosa non potrà fare.
Queste informazioni arriveranno nel momento in cui l’Osservatorio sulla spesa previdenziale avrà terminato il proprio lavoro.
Istituito il 23 marzo 2023 presso il Ministero del Lavoro, l’Osservatorio ha un compito specifico: valutare con precisione quali possano essere gli effetti di determinati provvedimenti che coinvolgano direttamente gli esodi aziendali e il ricambio generazionale.
Attraverso l’Osservatorio arriveranno le risposte che tutti aspettavano da mesi: la prima informazione utile è relativa alle risorse che saranno a disposizione per poter rivedere il sistema previdenziale già dal 2024.
Un’operazione che dovrà essere effettuata guardando al futuro e mettendo in sicurezza i conti:
in questo modo si eviterà l’esplosione di una bomba sociale nel corso dei prossimi anni.
Riforma delle pensioni: gli scenari possibili
Il tempo a disposizione per la riforma delle pensioni è un po’ ristretto.
Entro il prossimo mese di settembre è necessario trovare un accordo e quantificare ufficialmente le risorse necessarie.
Queste dovranno essere inserite all’interno della nota di aggiornamento al Def.
Ma vediamo cosa potrebbe accadere.
Nel caso in cui il governo dovesse decidere di stanziare tra gli otto e i dieci miliardi di euro per le pensioni, potrebbe arrivare una maxi riforma delle pensioni.
In questo caso già dal 2024 potrebbe essere previsto un parziale superamento della Legge Fornero.
Nel caso in cui si realizzasse questo scenario, potrebbe essere portato a compimento l’obiettivo del centrodestra:
estendere la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica.
In questo modo verrebbero riviste le condizioni di accesso alla pensione anticipata, così come erano state fissate dalla Legge Fornero.
Oltre all’allargamento di Quota 41 per tutti i lavoratori, potrebbe esserci un ritorno alle vecchie regole per Opzione Donna, oltre alla deroga per un altro anno dell’Ape sociale.
Potrebbe arrivare, inoltre, quel piccolo balzello in avanti per le pensioni minime:
Forza Italia continua a chiedere che entro la fine della legislatura si arrivi alla soglia minima dei 1.000 euro, che nel corso della campagna elettorale aveva promesso Silvio Berlusconi.
Nel 2024, almeno in questo momento, è prevista una rivalutazione al 2,7% – invece che all’1,5% – mentre mancherebbero le risorse per confermare l’aumento a 600 euro per gli over 75, anche se in molti si attendono una sua proroga.
Pochi interventi ma mirati
Nel caso in cui, invece, le risorse a disposizione siano limitate – e quindi essere comprese tra i quattro e gli otto miliardi di euro – il Governo si dovrà concentrare su pochi ma mirati interventi.
In questo caso l’esecutivo potrebbe pensare alla sola Quota 41 per tutti i lavoratori, che da sola verrebbe a costare qualcosa una cifra compresa tra i 4 ed i 5 miliardi di euro.
Verrebbe abbandonata per sempre Opzione Donna.
Per l’Ape sociale potrebbe arrivare la proroga per un anno.
Per quanto riguarda l’aumento delle pensioni minime, al massimo si potrà puntare a confermare quanto visto nel 2023, con un aumento a 600 euro per quanti hanno più di 75 anni e una rivalutazione ordinaria del 2,7%, che permetterà di garantire unicamente un incremento di appena 15 euro rispetto alla pensione minima, che viene generalmente garantita.
L’ipotesi che sembra essere più accreditata, ora come ora, è che ci possa essere uno stanziamento di 4 miliardi di euro.
In questo caso verrebbe rimandato qualsiasi discorso che riguardi Quota 41: potrebbe essere confermata Quota 103 per un altro anno, permettendo di andare in pensione con 41 anni di contributi a quanti abbiano compiuto almeno 62 anni.
L’Ape Sociale non dovrebbe essere a rischio, mentre per Opzione donna potrebbe essere messa la parola fine.