Affitti brevi, via alla banca dati per regolamentare il settore. Cosa sapere e le sanzioni
La banca dati nazionale sugli affitti brevi fa il suo debutto. La pubblicazione del decreto del Ministero del Turismo segna l’avvio dell’integrazione dei dati provenienti da Regioni e Province autonome, con l’obiettivo di far emergere le attività irregolari in un mercato in rapido aumento, che secondo alcune stime comprende circa mezzo milione di abitazioni. La crescita degli affitti brevi è ormai inarrestabile e il Governo, quando ha approvato il Decreto Anticipi, ha deciso di regolamentare il settore, così da evitare che venissero usati come forma di evasione per i cittadini.
La fase sperimentale è già iniziata in Puglia e presto si estenderà ad altre regioni. Terminerà all’inizio di settembre, dopo una fase di rodaggio.
Come funzionerà la nuova piattaforma
Finora, le singole amministrazioni regionali e le Province autonome hanno finora gestito autonomamente l’acquisizione delle informazioni sui proprietari delle case destinate agli affitti brevi. Ma da quest’estate si cambierà, con l’introduzione dei questa banca dati che altro non è che un censimento nazionale riguardante gli affitti brevi volto a mettere in comunicazione informazioni che attualmente potrebbero essere disallineate.
Come sottolineato dal decreto, la trasmissione dei dati “ha l’obiettivo di censire lo stato informativo presente a livello regionale e provinciale e di individuare eventuali criticità che possano interferire con il modello di interoperabilità”. Regioni e Province autonome dovranno trasmettere telematicamente un set minimo di dati necessari per l’identificazione delle strutture nella banca dati unica e per individuare i soggetti autorizzati a completare le informazioni mancanti.
Il set minimo di dati comprende: codice identificativo regionale (o altro codice identificativo diverso) che individua la struttura nella banca dati regionale o provinciale (il cosiddetto Cir), macrocategoria di classificazione nazionale e relativo codice, categoria di classificazione nazionale e relativo codice, sottocategoria di classificazione nazionale e/o regionale e/o provinciale, Comune e Provincia con relativi codici Istat, stato dell’attività, nome, cognome e codice fiscale della persona fisica.
La fase pilota servirà a realizzare l’interoperabilità tra le Regioni e le Province autonome in modo graduale e in base al livello tecnologico di ciascuna di esse. Durante questa fase, come affermato dal decreto, “non vi è alcun aggravio né alcuna modifica delle procedure amministrative seguite dalle Regioni e dalle Province autonome, anche in virtù della costituzione, a carico del ministero, di una struttura di supporto tecnico sia a livello ministeriale sia a livello locale”. Questi mesi saranno quindi un vero e proprio test per identificare eventuali criticità tecniche e informative.
Anche gli affitti brevi avranno un Cin: come richiederlo
Anche gli affitti brevi quindi avranno un Cin, il codice identificativo nazionale, che potrà essere richiesto dagli utenti tramite un apposito portale del Ministero, inserendo i propri dati. Ma attenzione, perchè quello che arriverà in questa fase sperimentale non sarà quello definitivo bensì uno provvisorio e verrà chiamato “Cin 1”. Solo alla data di pubblicazione dell’avviso in Gazzetta Ufficiale, attestante l’entrata in funzione della banca dati e del portale telematico del Ministero del Turismo, il Cin 1 diventa definitivo e sarà denominato semplicemente Cin, senza alcuna variazione del proprio formato.
Il Cin dovrà essere esposto sugli stabili o strutture ricettive e indicato negli annunci pubblicati online. Non sarà solo per locazioni brevi, ma anche per quelle turistiche e attività turistico-ricettive. Come abbiamo detto prima però, per il momento solo i soggetti che operano in Puglia possono procedere con la richiesta di assegnazione del Cin, solo successivamente la procedura sarà estesa a tutti i territori.
Le sanzioni in arrivo a novembre
Finita la fase sperimentale ci sarà poi la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’avviso che attesterà l’entrata in funzione della banca dati e del portale del Ministero del Turismo. 60 giorni dopo la pubblicazione di questo avviso le nuove norme entreranno pienamente in vigore, il che significa che da novembre 2024 sarà attivo il pacchetto di regole anti-sommerso, comprese le norme sulle sanzioni.
E sono anche molto severe: chi proporrà in locazione una struttura senza Cin rischierà una multa tra gli 800 e 8mila euro. Chi invece non utilizzerà il Cin negli annunci rischierà una sanzione tra 500 e 5mila euro.
I proprietari dovranno anche dotare lo stabile di dispositivi funzionanti per la rilevazione di gas combustibili e monossido di carbonio, oltre che di estintori portatili. Tuttavia, in questo caso, la sanzione per eventuali mancanze (fino a 6mila euro) sarà applicata solo a chi esercita l’attività turistica in forma imprenditoriale.