Argentina, inflazione da incubo: è al 109%. Ecco perché
Argentina: l’inflazione schizza al 109%. Paese di nuovo sull’orlo del baratro
Inflazione alle stelle, svalutazione del peso ed una pesante siccità: l’Argentina sta attraversando una delle sue peggiori crisi economiche.
Il paese sudamericano si trova, nuovamente, sull’orlo di un pesante baratro economico.
L’inflazione ad aprile ha toccato il 109%. Il Governo, nel frattempo, sta facendo il possibile per evitare il peggio, ma ormai le riserve di valuta estera della banca centrale sono ridotte al lumicino, mentre il peso si è indebolito e il mercato teme una forte svalutazione.
Il nuovo rialzo dei tassi di interesse dovrebbe essere di 600 punti base per arrivare al 97%:
l’obiettivo è quello di cercare di contenere – anche se la speranza è quella di evitare – quella che viene già considerata come la peggiore crisi economica dell’Argentina degli ultimi vent’anni.
Argentina, ecco cosa sta accadendo
Ma cosa sta accadendo in Argentina? Perché il paese sudamericano sta attraversando una crisi economica così pesante? Sono diversi i fattori che stanno condizionando il futuro del paese.
A pesare sicuramente è il tasso di inflazione argentino, che ha continuato ad aumentare benché i prezzi fossero controllati e benché siano arrivati dei regolari aumenti dei tassi.
L’inflazione ha portato al timore per un ritorno all’iperinflazione, che aveva già colpito l’Argentina una trentina di anni fa.
Come se questo non bastasse sono crollate le riserve di dollari, condizionate pesantemente dalla siccità che ha colpito duramente i principali raccolti di mais e soia.
La banca centrale, poi, ha speso la valuta forte nel tentativo di sostenere il peso, il quale, nel corso del mese di aprile ha sfiorato il minimo storico nei mercati paralleli.
E qui ci troviamo davanti ad un grande dilemma che sta condizionando il governo argentino: quale strada deve percorrere per evitare un crollo della valuta e proteggere contemporaneamente le riserve di valuta estera?
Queste, almeno secondo alcuni analisti, potrebbero essere già negative.
Se la BCRA (banca centrale dell’Argentina) accelera una svalutazione, aggiungerà altra benzina al fuoco – ha spiegato Roberto Geretto, un gestore di portafoglio presso Fundcorp -. La situazione è complessa e il comandamento non svalutare costa sempre di più. Ma svalutare senza un piano potrebbe essere un salto nel vuoto.
Una pesante recessione in arrivo
A finire sotto la lente d’ingrandimento sono i controlli sui cambi e sui prezzi effettuati dal Governo: molti economisti ritengono che abbiano causato enormi distorsioni ed abbiano scoraggiato gli investimenti. Ma soprattutto abbiano contribuito a deprimere la produzione.
Alcuni osservatori ritengono che l’Argentina possa entrare in recessione entro la fine del 2023.
Oxford Economics ha previsto, per il paese sudamericano, un calo del Pil dell’1,6%: questa è senza dubbio, la peggiore prospettiva per qualsiasi grande potenza latinoamericana.
Per quanto riguarda l’attività economica, per quest’anno, dovrebbe contrarsi del 2,3%: la peggiore per i paesi che fanno parte del Gruppo dei 20.
I prezzi al consumo dovrebbero registrare un incremento pari al 100%, se non oltre.
A peggiorare la situazione dell’Argentina è, senza dubbio, la siccità, che ha affossato duramente l’economia.
Ricordiamo, infatti, che il paese è il più grande esportatore mondiale di farina di soia e di olio di soia, pagando un enorme dazio alle condizioni atmosferiche avverse.
Quest’anno il raccolto di soia, secondo il Buenos Aires Grain Exchange, sarà pari solo e soltanto a 25 milioni di tonnellate: il peggiore mai registrato. I campi seminati, ad inizio stagione, avevano il potenziale per produrre 48 milioni di tonnellate.