Assegno unico e riconteggi. Cambia la platea dei beneficiari
Assegno unico: cosa cambia. E chi deve restituire cosa
41 euro a testa: è questa la cifra che dovranno restituire molte famiglie all’Inps.
Sono partiti i riconteggi dell’assegno unico per oltre mezzo milioni di famiglie con bambini.
A dover mettere mano al portafoglio per restituire parte di quanto incassato sono almeno 378mila famiglie.
Comunque vada, grazie all’assegno unico, lo Stato riuscirà a distribuire oltre 140 milioni di euro di extra.
Assegno unico, cosa cambia
Per molte famiglie l’assegno unico diventerà più pesante già a partire dal mese di maggio.
In altri casi, invece, i diretti interessati dovranno restituire parte degli importi incassati fino a questo momento.
L’Inps ha provveduto ad effettuare il riconteggio delle risorse a disposizione per erogare l’assegno unico, che è stato concepito per mantenere i figli, con un’età inferiore a 21 anni.
Sostanzialmente, verrà modificata radicalmente la platea dei riceventi.
Le notizie, comunque, non sono brutte per tutti: oltre mezzo milione di nuclei familiari, con l’erogazione della mensilità di maggio, riceverà un conguaglio che, almeno nella media, dovrebbe aggirarsi intorno ai 272 euro.
Ad essere leggermente più precisi, saranno almeno 512mila le famiglie, nelle quali è presente un figlio a carico con meno di 21 anni, che riusciranno a percepire questa cifra.
I vari conguagli arrivano a seguito dei calcoli effettuati sulle erogazioni partite nel corso del 2022, primo anno nel quale è stato erogato l’assegno unico, che è stato introdotto direttamente dal governo Draghi con l’intenzione di andare ad uniformare i vari bonus per i figli all’interno del welfare italiano.
I calcoli hanno preso in considerazione le modifiche di status delle famiglie, tenendo conto delle nuove nascite e messo a bilancio le risorse che si sono effettivamente liberate dallo scorso esercizio fiscale.
Sono rimasti a disposizione qualcosa come 140 milioni di euro, che, ora come ora, possono essere erogati direttamente alle famiglie.
Parte di queste risorse verranno recuperate grazie agli storni effettuati a 378 mila famiglie, che saranno tenute a restituire mediamente 41 euro.
Con questa operazione verranno recuperate risorse per 15 milioni di euro.
Questa situazione si è venuta a generare perché molte domande non sono state più rinnovate: alcune famiglie, tra l’altro, hanno percepito l’annualità per intero, benché il figlio avesse superato i ventuno anni.
O, più semplicementem perché sono state presentate domande errate nella forma, che sono state accettate ugualmente.
Alle famiglie arriveranno più soldi
Tirando le somme dell’operazione che sta compiendo l’Inps, con l’assegno unico le famiglie riceveranno più risorse rispetto a quelle che sono state sottratte.
Quanti sono tenuti a restituire qualcosa, lo faranno nella misura di una rata paragonabile, grosso modo, ad una mensilità della quota minima delle famiglie con un Isee più alto.
Quanti, invece, riceveranno il conguaglio, vedranno arrivare una vera e propria tredicesima, che nella maggior parte dei casi risulta essere superiore alla rata mensile.
L’Inps, con questa operazione, ha voluto effettuare una manovra cautelativa, anche alla luce degli importi relativamente bassi rispetto ai costi della misura.
Stando a quanto riporta Il Messaggero, nel 2022 “nel 2022 l’assegno unico per i figli è costato allo Stato circa 13 miliardi, coinvolgendo nel primo trimestre del 2023 4,4 miliardi per 9,4 milioni di figli. Le somme quest’anno sono state indicizzate all’inflazione, al pari delle soglie Isee a partire dalle quali si determina la cifra da corrispondere agli aventi diritto. Oggi l’importo medio per figlio parte da 54 euro per chi non presenta Isee o supera la soglia massima (pari a 43.240 euro) e arriva a 215 euro per la classe di Isee minima“.