Finanza Banche italiane: ancora ricavi record, ma in Italia i prestiti continuano a calare

Banche italiane: ancora ricavi record, ma in Italia i prestiti continuano a calare

12 Novembre 2024 16:30

Per i principali cinque gruppi bancari italiani, il terzo trimestre del 2024 si chiude con un significativo incremento di ricavi e utili, ma il comparto del credito subisce un’ulteriore frenata. Nonostante il calo dei tassi di politica monetaria e una contrazione degli impieghi del 2,1%, gli interessi netti registrano un aumento deciso del 7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

È quanto emerge dall’analisi della Fondazione Fiba di First Cisl, che evidenzia come, considerando gli impieghi al netto dei pronti contro termine alla clientela, ovvero i prestiti effettivi all’economia reale, famiglie e imprese, si sia registrata una riduzione del 3,8% su base annua. Questo dato non include Bper, che non ha fornito informazioni a riguardo.

Calano i prestiti in Italia ma aumentano in Europa

I prestiti bancari continuano a diminuire per il nono trimestre consecutivo, con una contrazione complessiva di oltre 94 miliardi di euro (-7,8%). A livello europeo, invece, le banche significative hanno registrato, nei medesimi trimestri (fatta eccezione per l’ultimo chiuso a fine settembre, i cui dati non sono ancora stati pubblicati dalla Bce), un incremento del 3%. Le commissioni nette contribuiscono ulteriormente alla crescita dei ricavi, segnando un aumento del 7% e rappresentando l’1% del totale dell’attivo su base annua. In questo ambito, le banche italiane si distinguono per una performance nettamente superiore rispetto alla media dei concorrenti europei, per quanto riguarda il peso delle commissioni sul totale degli attivi.

“La discesa del credito si sta consolidando come un fenomeno peculiare del sistema bancario italiano. La contrazione degli impieghi da parte dei grandi gruppi non trova infatti riscontro tra le banche significant del resto d’Europa. È un segnale di allarme, vista l’entità della riduzione e la persistenza del trend, che non può essere spiegato solo con l’andamento non brillante del ciclo economico, ossia con la diminuzione della domanda di credito. Infatti, la situazione economica anemica riguarda tutto il continente. Ne discende che la principale motivazione del preoccupante disimpegno delle banche dal credito – sottolinea il segretario generale First Cisl Riccardo Colombani – consiste nell’aumento dell’avversione al rischio da parte delle banche”.

E anche per Bankitalia i prestiti sono in calo dello 0,9%

Che ci sia una questione prestiti in Italia emerge anche dalle indicazioni arrivate oggi dalla Banca d’Italia che, nella nella pubblicazione mensile “Banche e moneta“, segnala come a settembre 2024 i prestiti al settore privato, corretti secondo la metodologia armonizzata del Sistema Europeo delle Banche Centrali (SEBC), hanno registrato una diminuzione dello 0,9% su base annua, rispetto al -1,5% del mese precedente. I prestiti alle famiglie sono scesi dello 0,4% sui dodici mesi, rispetto al -0,6% del mese precedente, mentre i prestiti alle società non finanziarie hanno mostrato una contrazione del 2,4% rispetto al -3,5% registrato nel mese precedente.

I crediti deteriorati sono sotto controllo

Un ulteriore punto di forza delle banche italiane è la qualità del credito, con un’incidenza minima dei crediti deteriorati netti, pari al 1,4%, e una forte riduzione dei crediti in stage 2 (-21,3%). La patrimonializzazione rimane elevata, con un CET1 ratio in leggero aumento, passando dal 14,92% al 15,19%. Questo miglioramento è anche sostenuto da una riduzione degli RWA (risk weighted assets, cioè attività ponderate per il rischio), che è più che proporzionale rispetto al calo degli impieghi registrato dal 31 dicembre 2023. La raccolta diretta mostra una crescita contenuta (+0,6%), mentre la raccolta indiretta segna un aumento più significativo (+8,5%), beneficiando del buon andamento dei mercati finanziari.

Aumentano gli stipendi ma cala il personale

A fronte degli adeguamenti salariali previsti dal rinnovo del contratto collettivo nazionale, il costo del personale registra un moderato aumento (+2%), compensato però da una riduzione del personale (-2,03%). Prosegue inoltre la razionalizzazione della rete fisica, con la chiusura di 225 sportelli nel periodo.

Sul fronte dell’efficienza, si raggiungono livelli record per gli indicatori costo del personale/proventi operativi (25%) e cost/income (40,1%), significativamente inferiori alla media dei principali gruppi europei (53,2%). Anche gli indici di produttività mostrano un netto miglioramento: il margine primario pro capite cresce del 9,8%, le commissioni per dipendente aumentano del 9,8%, e il risultato di gestione pro capite sale del 14,2%. Nonostante i costi operativi rimangano sostanzialmente stabili, la redditività beneficia di rettifiche su crediti che permangono su livelli eccezionalmente bassi, con un’incidenza sugli impieghi pari a 23 punti base. Nei primi nove mesi del 2024, il risultato netto complessivo supera i 19 miliardi di euro, segnando una crescita del 22,4% rispetto al 30 settembre 2023, con un ROE del 15,7%.