Benzina, continuano gli aumenti: superati i 2 euro, Assoutenti propone l’accisa mobile
La corsa dei carburanti non accenna a rallentare. I prezzi del petrolio Brent stanno risalendo dopo due giorni di perdite e stanno nuovamente puntando verso i 90 dollari al barile, a soli 5 dollari al di sotto dei massimi registrati a settembre 2023.
E come sempre accade, all’aumentare dei barili di petrolio scattano i rincari alle pompe di carburante. Attualmente, in Italia il prezzo medio della benzina è di 2,048 euro al litro, con picchi di 2,131 euro nei distributori tradizionali e 1,911 euro nelle pompe self-service low cost. Per il diesel, i prezzi variano da un massimo di 2,030 euro a un minimo di 1,852 euro. Associazioni dei consumatori come Assoutenti segnalano che in alcune aree autostradali i prezzi superano già i 2,5 euro al litro.
Perchè i prezzi aumentano
Alla base di questi aumenti ci sono le fluttuazioni dei prezzi delle materie prime. Il prezzo del greggio ha superato i 90 dollari al barile nelle quotazioni di Londra, dove il Brent è il punto di riferimento per i mercati europei, registrando un incremento del 20% rispetto ai minimi registrati all’inizio di dicembre. Proprio da questo dato, in molti credono che i rialzi del prezzo alla pompa non siano finiti: nello stesso periodo gli aumenti per gli automobilisti italiani sono “solo” del 7% per la benzina e del 5% per il diesel, suggerendo che il peggio potrebbe ancora arrivare, soprattutto considerando l’inevitabile aumento della domanda legato ai viaggi primaverili ed estivi. Non a caso, per ritrovare prezzi simili, bisognerà tornare a ottobre 2023.
Ulteriore causa degli aumenti di prezzo anche il fattore geopolitico, con particolare riferimento alle tensioni in Ucraina e Medio Oriente, regioni di grande importanza nella produzione di petrolio. Inoltre, il mercato internazionale è stato colto di sorpresa dall’aumento della domanda di carburanti nei mercati occidentali, dovuto a motivi stagionali.
A incidere sul prezzo anche il carico fiscale, che per l’Italia resta uno dei più alti: a marzo secondo i dati ufficiali del ministero accise e Iva hanno pesato per il 57% del prezzo finale della benzina e per il 52% di quello del diesel.
La proposta di Confesercenti dell’accisa mobile: cos’è e quanto fa risparmiare
Secondo il Codacons, i rincari dei carburanti portano oggi un pieno di benzina a costare oltre 7 euro in più da inizio anno. “Rispetto ai listini praticati nell’ultima settimana di dicembre 2023 oggi un litro di benzina in modalità self costa in media l’8,3% in più, mentre il gasolio è rincarato di circa il 5% – analizza il Codacons – Questo significa che per un pieno di verde la spesa sale di 7,3 euro, che equivalgono a +176 euro annui ad automobilista ipotizzando due pieni al mese”.
Per fronteggiare gli effetti dell’aumento dei prezzi dei carburanti sul sistema economico, Giuseppe Sperduto, Presidente di Faib, l’associazione che riunisce i gestori carburanti associati a Confesercenti, propone il ritorno dell’accisa mobile, ovvero il meccanismo che consente di impiegare il maggior gettito Iva legato agli aumenti dei prezzi dei carburanti, per ridurre in modo dinamico le accise.
“Come abbiamo più volte detto e scritto – continua il Presidente Faib – i prezzi finali dei carburanti sono stabiliti dalle compagnie, non dai gestori, che non hanno alcuna responsabilità. Piuttosto si tratta di una conseguenza delle crescenti tensioni internazionali. In questo quadro, l’accisa mobile permetterebbe un risparmio per i consumatori di circa 186 milioni di euro (103 dalla benzina e 83 dal gasolio) in un mese. Una misura di equità che andrebbe a vantaggio di imprese e consumatori, perché permetterebbe di trattenere l’inflazione generata dal caro-carburanti e di spalmare i benefici della riduzione dei prezzi alla pompa su più fronti”.
Una pessima notizia per Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, che in una nota afferma: “Il superamento della soglia di 1,911 euro per la benzina in modalità self è una stangata di primavera della quale avremmo volentieri fatto a meno, un rialzo allarmante visto che rischia di riaccendere ulteriormente l’inflazione che già a marzo è schizzata all’1,3%, dal +0,8% di febbraio”.
Secondo l’elaborazione effettuata dall’Unc sui dati medi del Mimit, è Bolzano la provincia autonoma peggiore con un prezzo al litro della benzina pari a 1,946 euro. A seguire la Basilicata con 1,936 e poi viene la Calabria con 1,935 euro. Le più virtuose sono invece le Marche con 1,886, poi il Veneto con 1,893. Nel Lazio si pagano invece 1,895 euro al litro.
Ecco la classifica con i prezzi medi regionali della benzina in modalità self service:
- Bolzano – 1.946 euro
- Basilicata – 1.936 euro
- Calabria – 1.935 euro
- Valle d’Aosta – 1.930 euro
- Sardegna – 1.929 euro
- Liguria – 1.925 euro
- Puglia – 1.916 euro
- Toscana – 1.914 euro
- Trento – 1.914 euro
- Friuli Venezia Giulia – 1.910 euro
- Abruzzo – 1.908 euro
- Emilia Romagna – 1.908 euro
- Sicilia – 1.907 euro
- Molise – 1.905 euro
- Umbria – 1.905 euro
- Lombardia – 1.902 euro
- Piemonte – 1.901 euro
- Campania – 1.900 euro
- Lazio – 1.895 euro
- Veneto – 1.893 euro
- Marche – 1.886 euro