Big tech, da Apple a Twitter: la lista dei colossi finiti nel mirino Ue
Big Tech nel mirino Ue. Apple, Google e Twitter, ma non solo
Big Tech sotto pressione in Ue. Apple, Google, Facebook, Amazon, TikTok e Twitter finiscono nel mirino della Commissione europea, che le ha inserite all’interno delle 19 grandi piattaforme che sono state tenute sotto controllo a partire dallo scorso 25 agosto 2022.
A fare questo annuncio è stato Thierry Breton, Commissario per il Mercato interno, che ha minacciato direttamente le major, affermando che dovranno cambiare i loro comportamenti, se hanno intenzione di continuare ad operare in Europa.
Nell’elenco delle big tech finite nel mirino della Commissione europea ci sono anche:
- AliExpress;
- Bing;
- Booking;
- Instagram;
- LinkedIn;
- Pinterest;
- Snapchat;
- Wikipedia;
- YouTube;
- Zalando.
Tutte le aziende saranno tenute a rispettare gli obblighi di trasparenza e affidabilità, che sono previsti direttamente dal Digital Services Act, che è, in altre parole, il regolamento dell’Unione europea che dovrebbe frenare il cosiddetto far west digitale.
Big tech finite nel mirino
Complessivamente sono diciannove le piattaforme finite direttamente sotto la lente d’ingrandimento della Commissione europea.
Sono state designate in base al loro bacino di utenti, che per ognuno dei soggetti coinvolti ammonta ad almeno 45 milioni di persone attive ogni mese online.
I big tech, a questo punto, avranno quattro mesi per allineare le loro politiche ai paletti che sono stati inseriti all’interno del Dsa.
Sicuramente le richieste più pressanti, che arrivano da Bruxelles, riguardano principalmente la protezione degli utenti online, soprattutto quando ad essere coinvolti sono i minorenni.
Le big tech, inoltre, dovranno prestare particolare attenzione ai rischi sistemici e alla moderazione dei contenuti.
Sicuramente tra le novità più importanti c’è l’introduzione di sistemi di segnalazione dei contenuti illegali, che le singole piattaforme saranno tenute a vagliare e, nel caso in cui fosse necessario, anche rimuovere con la massima tempestività.
Non sarà possibile, inoltre, pubblicare e visualizzare annunci che si basino sui dati sensibili degli utenti, come ad esempio l’origine etnica, le opinioni politiche e l’orientamento sessuale.
In questo modo si viene a determinare, almeno di fatto, un vero e proprio divieto di profilazione.
I Big tech, inoltre, dovranno provvedere a riprogettare i propri sistemi.
L’intento è quello di garantire un elevato livello di privacy, sicurezza ed incolumità dei minori.
Dovranno essere introdotte valutazioni speciali del rischio, che vadano ad includere anche i potenziali effetti negativi sulla loro salute mentale.
Le norme Ue prevedono anche l’adozione di misure contro la disinformazione.
Per chi violerà le regole sono previste multe fino al 6% del fatturato annuo e, in caso di recidiva, il divieto di operare sul territorio europeo.
A grandi passi l’Unione europea interviene
In un certo senso è possibile affermare che l’Unione europea abbia cominciato a disciplinare e a bonificare la grande giungla dell’utilizzo dei dati sensibili sul web prima con il GDPR, il regolamento che nella disciplina l’utilizzo, poi attraverso due diversi provvedimenti molto importanti per il mercato digitale: il Digital Market Act (DMA) e il Digital Service Act (DSA).
La Commissione europea è intervenuta nei confronti delle big tech proprio alla luce di questo secondo provvedimento, che impone una gestione più consapevole e raffinata delle informazioni, che si va ad inserire direttamente nella conseguente profilazione degli utenti, soprattutto quando sono dei minori.