Case green: quali regole prevede il nuovo accordo Ue
Raggiunto, all’interno delle istituzioni europee, un accordo sulla direttiva case green. È stato stabilito un percorso ben preciso per migliorare la prestazione energetiche degli edifici esistenti. Entro il 2050, in estrema sintesi, il parco immobiliare europea dovrà essere sostanzialmente neutrale dal punto di vista climatico.
I singoli Stati membri dovranno garantire che il patrimonio edilizio residenziale riduca il consumo energetico del 16% entro il 2030. Sulla carta i tempi sono stretti. Ma vediamo cosa accadrà nel corso dei prossimi anni.
Raggiunto l’accordo sulle case green
Commissione europea, Consiglio e Parlamento sono riusciti a raggiungere un accordo sulla Direttiva case green, che ha come oggetto le prestazioni energetiche degli edifici. Si è giunti ad un vero e proprio compromesso sugli ultimi punti rimasti in sospeso dopo la maratona negoziale dello scorso ottobre.
Dopo due ore di negoziato si è riusciti a raggiungere un accordo informale, che adesso dovrà essere approvato dal Consiglio e dal Parlamento per diventare ufficialmente legge. La Commissione europea voterà il testo il prossimo 23 gennaio 2024. Ricordiamo che nell’Unione europea gli edifici sono responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas serra.
Cosa prevede la direttiva
La Direttiva case green introduce un percorso attraverso il quale ci dovrà essere, entro il 2050, un parco edifici neutrale dal punto di vista climatico. Per quanto riguarda uno dei punti più controversi della direttiva – ossia quello relativo sui requisiti di ristrutturazione basati su classi energetiche armonizzate – un’intesa era stata raggiunta nel corso del mese di ottobre 2023. Il compromesso prevede un approccio che si vada a basare sulla media dell’intero patrimonio edilizio.
Nel corso dell’incontro sono stati, inoltre, decisi quali debbano essere gli obiettivi intermedi di risparmi di energia dell’intero parco immobiliare di ogni paese membro. I singoli Stati dovranno garantire che il patrimonio edilizio residenziale arrivi a ridurre del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035 il consumo medio di energia. Per riuscire a centrare questo obiettivo, almeno il 55% della riduzione energetica dovrà essere ottenuto attraverso la ristrutturazione degli edifici che hanno le peggiori prestazioni.
Il riscaldamento
Posticipata dal 2035 al 2040 la fine degli impianti a combustibili fossili. All’interno dei piani nazionali di ristrutturazione edilizia è stata inserita una tabella di marcia, il cui obiettivo è quello di eliminare le caldaie a combustibili fossili. La direttiva case green prevede che questo obiettivo venga centrato entro la fine del 2040.
I singoli Stati avranno la possibilità di mettere a disposizione degli incentivi finanziari per i sistemi di riscaldamento ibridi, come quelle soluzioni che permettono di combinare una caldaia con una pompa di calore o con un impianto solare termico.
Il termine
Entro il 2030 devono essere centrati gli obiettivi della direttiva case green. Entro questa data tutti i nuovi edifici dovranno essere ad emissione zero. Per quanto riguarda il patrimonio edilizio esistente la deadline è fissata per il 2050: entro questo termine ultimo dovrà essere trasformato e diventare a zero emissioni.
Entro il 2030 dovrà essere ristrutturato il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni. Entro il 2033 la percentuale sale al 26%.
I pannelli solari
Gli edifici residenziali saranno esclusi dall’obbligo di installare i pannelli solari. Dovranno farlo, invece, gli edifici pubblici e quelli non residenziali di grossa stazza, con alcune eccezioni.
Molto pragmaticamente si è stabilito l’installazione di idonei impianti di energia solare negli edifici nuovi, in quelli pubblici e in quelli esistenti purché non siano residenziali che sono oggetto di una ristrutturazione per la quale sia necessario chiedere un permesso.
Edifici storici ed agricoli
Gli edifici storici e quelli agricoli sono esclusi dalle nuove norme introdotte dalla direttiva case green. I singoli Paesi hanno la possibilità di decidere se escludere o meno gli edifici protetti per il loro valore storico od artistico. Ed eventualmente gli edifici temporanei, le chiese ed i luoghi di culto.