Centri estivi, aumentano le tariffe: fino a 760 euro al mese a bambino, Milano la città più costosa
Con la fine della scuola, il pensiero di molti genitori va ai centri estivi, cercando quello giusto per il proprio figlio e fargli passare così delle ore assieme ad altri suoi coetanei a fare attività all’aria aperta. Se per il bambino questi possono essere momenti divertenti e spensierati, per un genitore la scelta di un centro estivo economicamente parlando può essere complesso, visto che quest’anno ci si aspettano rincari superiori anche del 50%.
L’Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha effettuato il monitoraggio dei costi relativi a tali attività, confrontandoli con i dati relativi al 2019.
Quanto costa un centro estivo pubblico e privato
Per Federconsumatori, che ha esaminato i costi dei centri estivi per il 2024 confrontandoli con quelli del 2018 e del 2019, il costo medio settimanale per un centro estivo in una struttura privata a tempo pieno, inclusi merenda e pranzo, è di 190 euro, con un aumento del 13% rispetto al 2019. Per chi frequenta solo mezza giornata (fino alle 14:00), il costo scende a 115 euro, con un incremento del 20% rispetto al 2019.
Le strutture pubbliche presentano ovviamente prezzi più bassi di quelle private, anche se gli aumenti sono ben più alti: i prezzi vanno da una media di 75 euro per mezza giornata (pari più del 50% rispetto al 2019) e 95 euro per il tempo pieno (+17% rispetto al 2019).
Per Federconsumatori, “la differenza riscontrata tra pubblico e privato è dovuta a diversi fattori: oltre alle strutture che ospitano i bambini (che per i centri estivi pubblici sono perlopiù istituti scolastici) il costo varia notevolmente anche in base alla tipologia delle attività ludiche e socio-educative svolte”. I costi diventano però proibitivi per coprire un intero mese: 760 euro per una struttura privata e 380 euro per un centro pubblico.
“Per molte famiglie, questi importi sono insostenibili”, commenta Federconsumatori. “Per questo motivo, negli ultimi anni sono nate forme di condivisione e collaborazione, come le “tate condivise” che accudiscono fino a quattro bambini, genitori che alternano le ferie per prendersi cura dei propri figli e degli amichetti, e l’aiuto spesso indispensabile dei nonni”.
Le città più care: Milano sopra tutti, ma attenzione ai servizi inclusi
I prezzi variano da città a città. Un’indagine condotta da Adoc e Eures ha analizzato i costi dei centri estivi in cinque città (Milano, Bologna, Roma, Napoli e Bari), evidenziando un aumento medio del 10% rispetto al 2023.
Le differenze di costo variano a livello geografico: nel Nord, i centri estivi risultano i più costosi, con una media settimanale di 175 euro per il tempo pieno, rispetto ai 148 euro del Centro e ai 118 euro del Sud. Per il tempo ridotto, i costi settimanali sono in media di 102 euro al Nord, 98 euro al Centro e 58 euro al Sud.
Tra le città, Milano è più cara, con un costo medio settimanale di 218 euro (ridotto a 176 euro per l’orario ridotto). Al secondo posto Roma, con un prezzo medio di 148 euro per il tempo pieno e 98 euro per il ridotto, completando poi il podio con Bologna (137 euro per il tempo pieno e 90 euro per il ridotto). Le ultime due sono Napoli e Bari, rispettivamente con 123 euro per il tempo pieno e 60 per il ridotto e 100 euro a settimana e 49. In pratica, iscrivere un bambino in un centro estivo a Bari costa la metà per iscriverne uno a Milano.
Proiettando il costo medio settimanale per 8 settimane di centro estivo, una famiglia milanese spenderebbe 1.748 euro per un figlio e 3.374 euro per due figli. A Roma, il costo sarebbe di 1.180 euro per un figlio e 2.278 euro per due figli, mentre a Bologna la spesa sarebbe di 1.093 euro per un figlio e 2.110 euro per due figli. Napoli, con 986 euro per un figlio e 1.902 euro per due figli, e Bari, con 802 euro per un figlio e 1.548 euro per due figli, offrono valori più accessibili ma confermano comunque l’entità di una spesa spesso proibitiva per le famiglie.
“Troppo elevati, ingiustificati e spesso inaccessibili per la maggior parte dei genitori i costi dei centri estivi – dichiara Anna Rea, Presidente Adoc – tutto ciò è aggravato dal lungo periodo di chiusura delle scuole. Un problema che si ripropone ogni anno e che pesa esclusivamente sui genitori, in particolare su quelli che lavorano entrambi, sono senza il supporto della famiglia di origine o dove il carico è sostenuto solo dalle madri. Oltre al senso di abbandono avvertito dai genitori, a rischio sono l’apprendimento e le competenze acquisite durante l’anno dai bambini e dai ragazzi e l’amplificarsi delle disuguaglianze sociali. Non tutti, infatti, possono permettersi attività, centri estivi o vacanze studio e i più fragili restano parcheggiati sul divano davanti a tablet o cellulari”.
Quando si sceglie un centro estivi, massima attenzione va data anche ai servizi che offre: il più comune è il servizio di refezione, disponibile nel 75,3% dei casi, mentre solo il 44,2% delle strutture include la merenda. Circa il 25% dei centri estivi offre un servizio di pre e/o post-camp, che consente di lasciare e riprendere i propri figli prima e oltre l’orario stabilito, con un costo aggiuntivo.