Finanza Congedo parentale: cosa cambia per i genitori nel 2024

Congedo parentale: cosa cambia per i genitori nel 2024

10 Gennaio 2024 15:54

La Legge di Bilancio 2024 ha cambiato il volto del congedo parentale e lo ha reso più ricco, economicamente parlando. Almeno per quest’anno. La misura prevede che i genitori possano assentarsi dal lavoro per due mesi, con un’indennità pari all’80%. Ai fini pratici, per il 2024 i lavoratori dipendenti, nel momento in cui sono dei genitori, hanno la possibilità di beneficiare di un congedo parentale indennizzato per 9 mesi: i primi due retribuiti all’80%, gli altri 7 al 30%.

Le regole cambieranno nel corso del 2025, quando i suddetti soggetti avranno la possibilità di beneficiare sempre di nove mesi retribuiti, ma con le seguenti percentuali:

  • uno all’80%;
  • uno al 60%;
  • sette al 30%.

Ma cerchiamo nel dettaglio di capire cosa cambia per i genitori nel corso di quest’anno e come si devono muovere per poter accedere alla misura.

Il congedo parentale: in cosa consiste

Volendo sintetizzare, il congedo parentale è un periodo di astensione dal lavoro facoltativo, che viene concesso ai genitori per potersi prendere cura del bambino nel corso dei suoi primi 12 anni di vita. La decisione di usufruire o meno del congedo parentale è personale e si differenzia dal congedo di maternità e dal congedo di paternità per la nascita del figlio, che sono obbligatori. Anche se poi possono essere estesi in via facoltativa.

Il congedo parentale o facoltativo ha una durata di dieci mesi, che possono essere elevati ad undici, nel caso in cui il padre fruisca di un periodo non inferiore a tre mesi, e può essere ripartito tra i due genitori. Per un periodo massimo di 9 mesi, l’assenza dal posto di lavoro viene indennizzata direttamente dall’Inps, che provvede a pagare l’indennizzo. Dal decimo o undicesimo mese non è prevista alcuna copertura.

Cosa cambia nel 2024

Ad introdurre un’importante novità per il congedo parentale è stata la Legge di Bilancio 2024. Per quest’anno viene elevata a due mesi la copertura dell’indennizzo all’80% dello stipendio: nel 2023 era previsto per un solo mese.

I genitori, in altre parole, hanno la possibilità di beneficiare di nove mesi di congedo parentale indennizzato, beneficiando delle seguenti percentuali di retribuzione:

  • per due mesi otterranno l’80% dello stipendio;
  • per sette mesi spetterà il 30% dello stipendio.

Queste regole, però, valgono esclusivamente per l’anno in corso. Dal 2025 i lavoratori dipendenti, che sono anche genitori, potranno sempre beneficiare di 9 mesi di congedo parentale indennizzato dall’Inps con le seguenti percentuali:

  • uno retribuito all’80%;
  • uno al 60%;
  • sette al 30%.

È bene prestare attenzione ad una regola ben precisa prevista dalla Legge di bilancio 2024: le nuove percentuali valgono solo e soltanto se vengono utilizzate entro il sesto anno di vita del figlio. Le nuove percentuali, inoltre, vengono applicate esclusivamente ai genitori che abbiano terminato il congedo di maternità o, in alternativa, quello di paternità dopo il 31 dicembre 2023. Da queste percentuali, in estrema sintesi, sono esclusi quanti abbiano terminati i suddetti congedi prima del 31 dicembre 2023.

Le regole, inoltre, valgono esclusivamente per i lavoratori dipendenti privati o pubblici. Ne sono esclusi i lavoratori autonomi e i liberi professionisti dotati di partita Iva, che sono iscritti alla Gestione Separata.

Quanto dura il congedo parentale

Generalmente il congedo parentale ha una durata di 10 o 11 mesi. Ad essere indennizzati dall’Inps – che ne sostiene tutti i costi – sono solo i primi 9 mesi.

I diretti interessati possono fruire di questo strumento a ore o a giorni, non solo a mesi. Il lavoratore, quindi, avrà diritto ad astenersi dal lavoro solo e soltanto per alcune ore o dei giorni a sua discrezione. O per dei mesi interi.

La dura precisa del congedo parentale varia a seconda delle scelte effettuate dai genitori, che possono decidere di fruire separatamente o congiuntamente delle giornate di assenza retribuite dal lavoro. A condizionare la durata della misura, inoltre, concorre la composizione del nucleo familiare e la tipologia del lavoratore.