Conti correnti & Bce: 14,6 miliardi in più se le banche italiane avessero adeguato i tassi ai rialzi
Nel caso in cui le banche italiane applicassero gli stessi interessi sui depositi in conto corrente del 2008, anno in cui il tasso di riferimento della BCE era lo stesso di oggi, le famiglie e le imprese disporrebbero di 14,6 miliardi di euro netti in più. E’ questo, secondo la stima della Cgia di Mestre, l’importo che le famiglie italiane avrebbero perso.
A beneficiare di un bel po’ di ricchezza in più non sarebbero solo le famiglie, ma anche il fisco che, grazie al prelievo sui risparmi, potrebbe contare su un gettito aggiuntivo di 5,1 miliardi di euro.
L’analisi della Cgia di Mestre dimostra una verità difficile da digerire:
complessivamente il sistema paese ha perso qualcosa (sommando quanto hanno visto sfumare le famiglie e il mancato gettito a favore dell’Agenzia delle Entrate) come 19,7 miliardi di euro.
Quanto hanno perso le famiglie italiane
L’Ufficio studi della Cgia di Mestre ha fatto due calcoli su quanto hanno perso i risparmiatori e l’erario italiano a causa della decisione delle banche di non adeguare i tassi di interesse dei vari prodotti bancari ai tassi di interesse dell’area euro, alzati dalla Bce al record storico.
Complessivamente, all’appello mancano qualcosa come 19,7 miliardi di euro.
Ma come si è arrivati a questa cifra?
Il tasso principale di rifinanziamento della Bce in vigore quindici anni fa era pari al 4,25%.
I tassi d’interesse sui depositi degli italiani erano fissati all’1,87%.
Il mancato adeguamento da parte delle banche italiane ai tassi alzati dalla Bce ha fatto sì che nel 2023, a fronte dello stesso costo del denaro imposto da Francoforte, oggi i tassi di interesse sui depositi siano pari allo 0,38%.
La Cgia di Mestre ricorda che in Italia sono depositati negli istituti di credito qualcosa come 1.320 miliardi di euro di risparmi.
Questo significa che, stando ai calcoli effettuati dall’associazione, se venisse applicato l’1,87% invece che lo 0,38%, le famiglie italiane si ritroverebbero complessivamente con 14,6 miliardi di euro in più.
A beneficiare dei tassi migliori sarebbe anche l’erario, il quale potrebbe incassare qualcosa come 5,1 miliardi di euro in più rispetto all’attuale applicazione delle imposte sugli interessi.
Sommando i due importi – ossia quello dei risparmiatori e quello del fisco – il sistema paese si troverebbe con 19,7 miliardi di euro in più.
Stiamo parlando, in estrema sintesi, di un punto di Pil in più.
Banche avare in tutta Europa
È bene ricordare che, a mantenere i tassi d’interesse attivi sui depositi a livelli molto bassi, nonostante l’aumento del corso del denaro, non sono unicamente le banche italiane.
I dati aggiornati a luglio 2023 mettono in evidenza una situazione simile a quella italiana in tutta Europa:
la media degli interessi sui conti è pari allo 0,27%, che corrispondono a -105 punti base rispetto al 2008.
Nel nostro paese siamo su uno 0,28%, che corrisponde a -118.
Andando ad analizzare quello che succede nei principali paesi europei, emerge un quadro abbastanza sconsolante:
- Francia: mediamente gli interessi applicati sono pari allo 0,05% (-13 punti base rispetto al 2008);
- Paesi Bassi: 0,10% (-70);
- Spagna: 0,12% (-68);
- Germania: 0,41% (-164).
Christine Lagarde, presidente della BCE, in più di un’occasione ha invitato gli istituti di credito a remunerare maggiormente i risparmi delle famiglie europee. Un appello che, però, è caduto letteralmente nel vuoto.
I mutui sono però più convenienti
Rispetto a quindici anni fa, però, i mutui risultano essere oggi più convenienti.
Il tasso di riferimento della BCE risulta essere lo stesso: 4,25%.
A cambiare è, però, il tasso di interesse medio che include i costi (il TAEG), che oggi risulta essere pari al 4,58%, mentre 15 anni fa era pari al 5,95%.
La Cgia di Mestre, però, ha sottolineato che
Se tutte le famiglie italiane (pari a poco più di 26 milioni di unità) possiedono un conto corrente (in una banca o in Poste Italiane), le famiglie che hanno acceso un mutuo presso un istituto di credito per l’acquisto di una casa sono attualmente solo 3,5 milioni (circa il 13 per cento circa del totale). Pertanto, se tutte le famiglie scontano tra il 2008 e il 2023 una perdita dal confronto della remunerazione dei propri risparmi, quelle che invece si avvantaggiano ipoteticamente dal confronto del tasso applicato sul mutuo sono poche.
Ovviamente la situazione si capovolge per le banche.
Se, nel periodo compreso tra il 2008 ed il 2023, il beneficio dell’applicazione degli interessi attivi risulta essere molto elevato, la perdita registrata nel momento in vengono applicati i tassi sui mutui è contenuta.