Conto corrente più salato: i costi sono aumentati del 12% da gennaio 2023
Il conto corrente diventa più salato, soprattutto per la clientela più giovane. I costi dei prodotti con un’operatività tradizionale sono cresciuti del 28,41%, mentre quelli online e sostanzialmente più innovativi hanno registrato una crescita del 31,79%. In aumento i costi dei conti tradizionali scelti dalle famiglie, che crescono del 9,18%, e dei pensionati, per i quali è stato registrato un +6,24%. A mettere in evidenza quanto sta accadendo è una recente ricerca effettuata dal Altroconsumo.
Ma cerchiamo di capire nel dettaglio perché il costo di un conto corrente sta crescendo.
Conto corrente: prezzi in crescita
Benché l’inflazione risulti essere in calo, il conto corrente costa sempre di più, soprattutto per i clienti più giovani. Ma non solo: da un lato i tassi per quanti vanno in rosso sono arrivati a sfiorare il 18%, il rendimento delle giacenze continua a rimanere in prossimità dello zero.
Altroconsumo ha effettuato un’analisi dei prodotti messi a disposizioni dai principali istituti bancari nel periodo compreso tra il 31 gennaio 2023 e il 15 marzo 2024, dai quali emerge che i costi aumentano per tutte le categorie di clienti – famiglie, giovani e pensionati – che hanno optato per un conto corrente con operatività tradizionale. Il quale, in altre parole, deve essere gestito direttamente allo sportello. Dai dati messi in evidenza da Altroconsumo si evince una crescita dell’11,68%.
A essere penalizzati dagli aumenti sono principalmente i giovani, che hanno visto aumentare il costo del proprio conto online di qualcosa come il 31,79% e del 28,41% per quello tradizionale.
Il peso dell’inflazione
Ma quali sono i motivi che hanno determinato gli aumenti dei conti correnti? Nel corso di questi ultimi due anni la Bce ha messo in campo una vera e propria politica per domare l’inflazione, la quale nel corso del 2022 ha raggiunto la doppia cifra (nel corso del mese di novembre 2022 era all’11,8%). Questo ha portato la Banca Centrale Europea ad aumentare ripetutamente i tassi d’interesse.
La prima conseguenza di questa politica è stato un aumento dei costi dei mutui e dei prestiti. Ma gli interessi attivi sulla liquidità depositata sui conti correnti è sostanzialmente rimasta vicina allo zero. Questo ha avuto una conseguenza immediata: l’inflazione ha pesato due volte. Da un lato sono aumentate le spese che le famiglie hanno dovuto sostenere – dalle bollette al carrello della spesa. Dall’altra i loro risparmi hanno perso valore.
Secondo Altroconsumo la perdita del potere d’acquisto dei soldi può essere arginata in due modi:
- limitando il più possibile la giacenza sul conto corrente e spostandola su un conto deposito libero, che quindi non ha alcun vincolo temporale. E che, soprattutto, sia in grado di offrire una remunerazione in linea con gli attuali tassi di mercato;
- cercando sul mercato un conto corrente leggermente più conveniente e che possa garantire una migliore remunerazione dei soldi lasciati in giacenza.
Conto corrente: quanto costa
Quanto è costato il proprio conto corrente? È una domanda a cui pochi risparmiatori sono in grado di rispondere. A dire il vero ogni banca lo comunica periodicamente attraverso il Riepilogo annuale delle spese, nel quale vengono riportati i movimenti, le spese e le condizioni del rapporto bancario nel corso dell’anno che si è appena concluso.
Generalmente il documento arriva nel periodo compreso tra il mese di gennaio e quello di febbraio. Al suo interno è possibile trovare le spese che sono state sostenute, le quali vengono suddivise per tipologia e numerosità: tra quelle fisse, ad esempio, è possibile trovare il canone mensile del conto corrente e quello annuale per la carta di debito. Altroconsumo spiega che vengono inoltre indicate:
Le spese di gestione dell’eventuale conto titoli e le spese di liquidazione interessi, che le banche applicano alla chiusura dell’anno per tirare le somme tra giacenze, interessi attivi, spese e interessi passivi. Infine, ci sono le spese di comunicazione, per estratti conto e comunicazioni di trasparenza, e il canone dell’home banking. A seconda del tipo di conto, queste voci di spesa possono anche essere tutte a zero. Sono indicati anche i costi variabili che dipendono dalle operazioni del correntista: le commissioni per i bonifici, quelle applicate ai prelievi agli sportelli di altre banche e quelle per i pagamenti Cbill oppure pagoPA. Infine, ci sono le tasse: l’imposta di bollo di 34,20 euro l’anno: si paga quota parte per ogni estratto conto ricevuto (può essere mensile, trimestrale, semestrale o annuale), ma solo se nel periodo la giacenza media è stata superiore a 5mila euro.