Finanza Crisi dell’auto: perchè è “colpa” dei prezzi, della Cina ma anche dei giovani

Crisi dell’auto: perchè è “colpa” dei prezzi, della Cina ma anche dei giovani

28 Gennaio 2025 14:54

Non si arresta la crisi dell’auto che tocca non solo l’Italia e l’Europa ma si spinge anche oltreoceano dove si segnala un costante trend in discesa. Una crisi che può essere analizzata sotto diversi punti di vista e letta su diversi piani.

Auto in crisi: perché è anche “colpa” dei giovani

La crisi del comparto è connessa al fatto che l’industria automobilistica sta attraversando una svolta epocale con il passaggio all’elettrico, ma non solo. Tra i vari aspetti da considerare nella crisi dell’automotive c’è un risvolto particolare che riguarda i giovani e i social. “La crescente digitalizzazione come luogo di ritrovo e la perdita della centralità dell’auto, nelle vite dei giovani è ormai un dato di fatto. I ragazzi, infatti, si “incontrano” sui social come Instagram e non vedono più l’auto come uno strumento che dà loro indipendenza e libertà”. Così Cesare Librici, ceo di DEMA che snocciola qualche dato. Secondo l’Istat, nella fascia di età 15-19enni, meno di 1 giovane su 3 vede quotidianamente gli amici in senso “fisico” ma li frequenta sulle piattaforme social.

Perché i giovani non ambiscono più a possedere un auto? “Le scelte delle case automobilistiche degli ultimi anni con modelli più grandi, costosi e con più funzionalità, oltretutto, sembrano allontanare il pubblico giovane. Le auto di piccole dimensioni, poi, sembrano essere sparite dalle produzioni. Ma non solo. In Italia il prezzo medio di un’automobile è di 30mila euro, mentre nel 2019 era di 21.000. Ovvero, c’è stato un aumento del 40% in 4 anni”, sostiene Librici.

Due sondaggi sottolineano la portata del fenomeno. Il primo, condotto dal portale Segugio.it, evidenzia che per i ragazzi avere la patente non è più una necessità. Infatti, mentre fra gli over 50 il 72% ha preso la patente a 18 anni, tra gli under 25 questa percentuale scende al 46%. Il secondo sondaggio, invece, realizzato dall’istituto AlixPartners, rivela che, se dei giovani (con un’età compresa tra i 18 e i 29) avessero a disposizione 30mila euro, solo il 16,6% di loro li utilizzerebbe per acquistare un’auto, il 36,2% li destinerebbe per una vacanza da sogno e il restante 27,6% li conserverebbe sul conto corrente. Insomma, l’auto interessa meno rispetto al passato. “Stiamo considerando seriamente queste evidenze?”, si domanda Librici.

Non solo giovani e prezzi: la crisi arriva anche per colpa della Cina

Ma non solo le criticità relative al segmento young e ai prezzi delle auto. Secondo Librici, la crisi del comparto è dettata anche dalla sfida aperta per fronteggiare lo strapotere cinese: “Strapotere al tal punto che un’auto elettrica su cinque arriva dalla Cina, Una forza industriale incentivata e sostenuta dai loro sussidi governativi mentre, qui in Europa, le aziende subiscono multe per mancato rispetto delle emissioni”.

“Mentre si cercano responsabilità e si pianificano delle strategie politico-industriali per rilanciare il comparto dell’automobile, in pochi si concentrano sui mutamenti culturali e sociali che giocano, anch’essi, un ruolo determinante. Temo che si stia sottostimando il problema della disaffezione giovanile verso le 4 ruote,” afferma Librici, secondo cui “l’auto non è più percepita come un bene primario o un simbolo di emancipazione. Non è più neanche uno status symbol da bramare e desiderare. A tutto questo la confusione creata dalle campagne ‘green’ che spingono verso un elettrico ancora poco attrattivo e performante, ha ulteriormente complicato le scelte dei consumatori, portandoli a rimandare gli acquisti”.