Energia, report WEMO: solare e eolico nel breve e nucleare nuova generazione nel lungo
Il prezzo del gas è sceso sotto la soglia dei 100 euro e forse si inizia a intravedere la luce in fondo al tunnel. Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il rischio a lungo termine rappresentato dalla dipendenza dell’Europa dall’approvvigionamento di gas russo ha raggiunto un punto di non ritorno. Negli ultimi due decenni l’Europa, e soprattutto la Germania, è diventata sempre più dipendente dal gas russo, a causa della riduzione della produzione di gas nel continente e dell’aumento del consumo di questa risorsa.
Ma è necessario fare attenzione al paradosso delle rinnovabili: l’Europa, in particolare, non deve sostituire la dipendenza dal gas russo con una dipendenza da alcuni componenti chiave per la transizione energetica. Così emerge dalla 24esima edizione del World Energy Markets Observatory (WEMO), report annuale sviluppato da Capgemini in collaborazione con De Pardieu Brocas Maffei, Vaasa ETT e Enerdata, volto a monitorare i principali indicatori nei mercati dell’elettricità e del gas in Europa, Nord America, Australia, Sud-est asiatico, India e Cina.
Secondo i nuovi piani dell’UE, che mirano a velocizzare la diffusione delle energie rinnovabili per raggiungere l’indipendenza dalla fornitura russa e l’elettrificazione dell’economia, saranno necessari altri 210 miliardi di euro di investimenti nel settore energetico entro il 2027.
Tra le soluzioni rinnovabili a disposizione, dice il report di Capgemini, l’energia solare ha un potenziale di crescita significativo grazie ai progressi compiuti con materiali e metodi innovativi per massimizzarne lo sfruttamento, come celle bifacciali, lenti incorporate e pannelli solari inversi, in grado di generare elettricità anche di notte. I parchi fotovoltaici sono anche più apprezzati dalle comunità locali rispetto a quelli eolici. Tuttavia, attualmente il 75% di tutti i pannelli solari fotovoltaici in Europa proviene dalla Cina, fattore che ha determinato, nell’ultimo decennio, il declino della produzione fotovoltaica nazionale dell’UE.
I governi europei, ammonisce il report di Capgemini, devono creare le giuste condizioni tecniche, finanziarie e normative per sviluppare settori strategici a livello nazionale di fascia alta, come la produzione di pannelli fotovoltaici e batterie, per riconquistare il primato. Inoltre, si dovrebbe concordare una coraggiosa riforma del mercato dell’elettricità per incoraggiare gli investimenti nella generazione a basse emissioni di carbonio.
Al contempo, l’energia nucleare sta attraversando una fase di rinascita, in quanto riconosciuta come una delle fonti di energia prodotta a livello nazionale in grado di poter svolgere un ruolo chiave nella decarbonizzazione e per la stabilità della rete elettrica. Nel breve periodo, infatti, paesi come Germania e Belgio dovrebbero rimettere in funzione i reattori. Secondo il report, nel medio termine, i governi di Regno Unito, Stati Uniti, Giappone, Unione Europea e Cina dovrebbero continuare a sviluppare impianti nucleari e introdurre sistemi di remunerazione sul lungo periodo per incoraggiare gli investimenti privati nel nucleare.
La crisi energetica ha anche provocato un ritardo nell’abbandono del carbone, una risorsa altamente inquinante. Le tecnologie di cattura, uso e stoccaggio del carbonio (CCUS) sono uno strumento essenziale per gestirne le emissioni ed è necessario accelerare lo sviluppo e gli investimenti in questi impianti. Nel 2021 sono stati annunciati 97 nuovi impianti CCUS e Stati Uniti e Europa rappresentano tre quarti di tutti i progetti in fase di sviluppo. Anche gli investimenti devono proseguire, dal momento che la capacità di cattura del carbonio deve aumentare entro il 2030, al fine di essere in linea con gli obiettivi di zero emissioni nette entro il 2050, tenendo conto che nel 2021 la capacità annua di cattura del carbonio ha raggiunto solo 40 MtCO2.
Alessandro Kowaschutz, CPRD & EUC Director di Capgemini in Italia, ha dichiarato: “È necessario trovare il giusto equilibrio, puntando su soluzioni a breve termine come il solare e l’eolico e, a più lungo termine, sulla costruzione di grandi impianti nucleari di terza generazione o di mini-reattori modulari nei paesi in grado di sviluppare iniziative di questo tipo. Dobbiamo guardare con realismo alle soluzioni emergenti e al loro impatto: l’idrogeno, ad esempio, per motivi economici e tecnici non è ben posizionato per essere considerato la soluzione al raggiungimento degli obiettivi net zero entro la metà del secolo. Pertanto, l’utilizzo dell’idrogeno verde dovrebbe essere limitato alle industrie in cui è difficile abbattere le emissioni di CO2”.