Dal 2023 il canone Rai non più in bolletta. Le ipotesi su come lo pagheremo
Dal 1° gennaio 2023 il canone della Rai dovrà traslocare dalla bolletta della luce. Il governo, guidato da Mario Draghi fino a qualche mese fa, aveva accolto le osservazioni della Commissione europea, che ha considerato l’imposta sul televisore un onere improprio, nel momento in cui viene inserito all’interno delle utenze dell’energia elettrica.
Il nuovo esecutivo guidato da Giorgia Meloni, a questo punto, si ritroverà un’incombenza da affrontare immediatamente: come deve essere pagato il Canone Rai nel 2023. Questa tassa viene onorata controvoglia dalla maggior parte dei contribuenti. Trovare una soluzione adeguata è importante, anche per evitare che la maggior parte dei cittadini sia preso dalla voglia di non effettuare il pagamento.
Canone Rai: chi lo deve pagare
Il canone Rai, in estrema sintesi, è una vera e propria imposta sul possesso di un televisore. Anzi, si dovrebbe dire sulla detenzione di apparecchi in grado di ricevere dei programmi televisivi. Qualsiasi cittadino, che abbia in casa un televisore con il quale può ricevere il digitale terrestre o satellitare, deve mettere mano al portafoglio e pagare il canone Rai. Da questo obbligo sono esclusi i vecchi televisori analogici ed i computer. Nel caso in cui un contribuente non volesse pagare questa imposta, deve effettuare una dichiarazione per iscritto, attraverso la quale affermi di non possedere – a titolo personale o attraverso dei familiari conviventi – alcun apparecchio Tv o simili. Le persone, che abbiano effettuato delle dichiarazioni mendaci, corrono il rischio di pagare delle forti sanzioni.
In Italia, un’importante novità per il pagamento del canone Rai era stata introdotta nel 2016 dall’allora governo Renzi. L’esecutivo aveva supposto che, quanti fossero titolari di un’utenza domestica di fornitura elettrica, fossero anche proprietari di un apparecchio televisivo. La conseguenza fu che il canone Rai viene addebitato direttamente sulla bolletta dell’elettricità: l’importo è pari a 90 euro, suddivisi in 10 rate.
A contestare questa modalità di riscossione è stata la Commissione europea, la quale ha sostenuto che è contro il principio di trasparenza verso gli utenti.
Cosa cambierà nel 2023
Dal 1° gennaio 2023, il canone Rai dovrà scomparire definitivamente dalla bolletta dell’elettricità. A prevederlo è il Decreto energia dello scorso mese di aprile: questo documento, in estrema sintesi, attua l’impegno che l’allora Governo Draghi aveva preso con l’Unione europea, nel momento in cui veniva approvato il PNRR. Il canone Rai, a questo punto, dovrà essere svincolato dall’utenza elettrica, che in questo modo diventerà più trasparente e dovrà contenere degli oneri che siano collegati esclusivamente a questo settore di mercato.
Questo significa che, dal prossimo anno, l’imposta dovrà essere gestita in totale autonomia. Nel 2016, quando il canone Rai viene addebitato direttamente in bolletta, si registra un aumento del 41% degli incassi rispetto all’anno precedente. Il timore è che, tornando alle precedenti modalità di riscossione, potrebbe aumentare il tasso di evasione, che oggi come oggi è pari al 3%, mentre nel 2016 aveva toccato quota 27%.
Come verrà pagato il canone Rai
Come verrà pagato il canone Rai? Per il momento stanno circolando unicamente delle ipotesi. Quella più accreditata prevede che l’imposta possa essere inserito all’interno della dichiarazione dei redditi, tramite Modello 730 o Modello Redditi PF. Alcune ipotesi, invece, prevedono che la riscossione sia affidata direttamente alle Regioni, come già sta accadendo nelle province autonome e in quelle a statuto speciale.
Allo studio ci sarebbe anche l’idea di portare in Italia l’esperienza effettuata in altri paesi. In Francia, l’imposta sulla Tv è legata alla tassa sulla casa, mentre in Israele alla tassa sull’auto. In Svizzera e nel Regno Unito la riscossione viene effettuata da una società di recupero crediti. Finlandia, Turchia, Spagna, Belgio ed Ungheria hanno eliminato formalmente il canone TV: spetta direttamente allo Stato distribuire i fondi alle reti pubbliche, che sono finanziate direttamente con le tasse dei contribuenti.