Finanza Dati Bilancio Italia Eni rivede il suo piano dopo -94% degli utili nei primi tre mesi. Pesano effetti Covid-19 e petrolio

Eni rivede il suo piano dopo -94% degli utili nei primi tre mesi. Pesano effetti Covid-19 e petrolio

24 Aprile 2020 09:45

Eni rivede il suo piano per il 2020 e il 2021 dopo aver registrato un calo degli utili del 94% nei primi tre mesi dell’anno, a causa dell’effetto combinato della crisi economica indotta dal Covid-19 e dalla caduta dei prezzi dell’energia. Le compagnie petrolifere subiscono un’enorme pressione, con la pandemia di coronavirus che riduce la domanda e porta i prezzi a livelli mai visti prima. Il Brent si è mosso in media in area 50,82 dollari al barile nei primi tre mesi dell’anno, il 20% in meno rispetto all’anno precedente. Da allora è crollato al livello più basso degli ultimi 21 anni, con i prezzi del Wti addirittura diventati negativi per la prima volta nella storia. La performance di Eni fornisce dunque una indicazione su come l’intero settore energetico sta affrontando uno dei periodi più turbolenti nella storia recente. Intanto, il titolo reagisce in Borsa, scivolando di oltre 2 punti percentuali in area 8,28 euro in una seduta intonata al ribasso a Piazza Affari.

Nei primi tre mesi utile giù del 94%
Nei primi tre mesi dell’anno Eni ha riportato una perdita netta di 2,93 miliardi, contro un utile netto di 1,1 miliardi nel trimestre 2019, a causa soprattutto dell’allineamento del valore delle scorte ai prezzi correnti. L’utile netto adjusted si è attestato a 59 milioni, in calo dai 992 milioni dell’anno prima (-94%). L’utile operativo adjusted è sceso del 44% a 1,31 miliardi, ma al netto dell’effetto scenario di -1,1 miliardi e degli impatti del Covid-19 di -0,15 miliardi, la performance sarebbe positiva per un +16%. La produzione di idrocarburi è stata di 1,774 milioni di barili al giorno, -3,6% rispetto al primo trimestre 2019. Al netto dell’effetto prezzo, la variazione è spiegata per il 50% dalla riduzione di produzione in Libia dovuta agli effetti di un fattore contrattuale, cause di forza maggiore e minori attribuzioni in rapporto alla minore spesa, i cui effetti hanno più che compensato i contributi di portafoglio (Norvegia). Il rimanente 50% è legato all’effetto di riduzione della domanda gas (principalmente Egitto). Infine, l’indebitamento finanziario netto del gruppo è salito del 9% a 18,7 miliardi rispetto al 31 dicembre 2019.

“Il periodo che stiamo vivendo dallo scorso marzo è per l’economia mondiale il più complesso degli ultimi 70 anni e oltre – ha commentato l’amministratore delegato Claudio Descalzi – Per l’industria energetica, ed in particolare per l’Oil&Gas, la complessità è ancora maggiore dato il sovrapporsi degli effetti della pandemia al crollo del prezzo del petrolio”. Riguardo al futuro, Eni prevede “un anno 2020 complicato”, ma, aggiunge Descalzi, “grazie ai nostri punti di forza contiamo di riprendere velocemente il cammino verso un modello di business sempre più redditizio e sostenibile tracciato nell’ultimo nostro piano strategico”.

Tagliate le previsioni di produzione
E proprio guardano al futuro, Eni ha rivisto il suo piano industriale per il 2020 e 2021 e i prezzi sul Brent e gas. “Eni ha prontamente definito le proprie risposte allo scenario di crisi in atto rivedendo il piano industriale per il 2020 ed il 2021 con l’obiettivo di salvaguardare la solidità del proprio bilancio”, si legge nella nota stampa. La revisione del piano industriale prevede una produzione per quest’anno tra 1,75 e 1,80 milioni di barili al giorno, in calo rispetto alle precedenti previsioni di 1,84 milioni, a causa degli effetti Covid-19, della riduzione della domanda di gas mondiale (anch’essa in parte collegata alla pandemia) ed estensione della forza maggiore in Libia per tutto il primo semestre. Le stime di produzione non comprendono gli effetti dei tagli Opec+ recentemente annunciati ma non ancora declinati sui singoli campi. Il piano prevede inoltre azioni diffuse di risparmio dei costi per circa 600 milioni quest’anno, oltre che la sospensione del programma di acquisto di azioni proprie da 400 milioni, che sarà riconsiderato nel momento in cui la previsione del prezzo Brent per l’anno di riferimento, parametro per la decisione di attivazione del piano di buy-back, tornerà a essere almeno uguale a 60 dollari al barile.

A questo riguardo, Eni ha aggiornato le previsioni del prezzo Brent riducendole a 45 e a 55 dollari al barile per il 2020 e per il 2021. Le previsioni del prezzo del gas al PSV sono state ridotte del 15% per il 2020 e del 30% per il 2021, quelle del margine di raffinazione del 18% per il 2020. Eni si aspetta una “graduale ripresa dei consumi di olio, gas ed energia elettrica nel mondo, ed in particolare nei mercati in cui opera, a partire dal secondo semestre dell’anno“.

Verso emissione bond per massimi 4 miliardi
“Il management e i dirigenti di Eni hanno deciso il rinvio di metà del piano di incentivi e una riduzione della remunerazione per un risparmio di cassa sul 2020 di circa 62 milioni”, sottolineano gli analisti di Equita, che mantengono un giudizio Buy (acquistare) sul titolo Eni con target price di 12 euro. Il consiglio di amministrazione di Eni ha anche deliberato la possibile emissione di uno o più prestiti obbligazionari, da collocare presso investitori istituzionali, per un ammontare complessivo non superiore a 4 miliardi di euro o equivalente in altra valuta, da emettersi in una o più tranches entro il 31 marzo 2022. Le emissioni, specifica la società, perseguono l’obiettivo di finanziare i futuri fabbisogni e di mantenere una struttura finanziaria equilibrata. Al 31 marzo, la compagnia dispone di una riserva di liquidità di circa 16 miliardi.