Batosta prezzi: l’inflazione è al 6,9%, livello più alto dal 1986. Stangata da 560 euro solo per cibo
L’inflazione in Italia torna ad accelerare a maggio, dopo il rallentanmento di aprile, salendo a un livello che non si vedeva da 36 anni. A spingere i prezzi sono i rincari dell’energia che si propagano sempre più agli altri comparti merceologici, i cui accresciuti costi di produzione si riverberano sulla fase finale della commercializzazione. Accelerano infatti i prezzi di quasi tutte le altre tipologie di prodotto, con gli alimentari (lavorati) che fanno salire di un punto la crescita dei prezzi del cosiddetto “carrello della spesa” che si porta a +6,7%. Una batosta per le tasche degli italiani.
L’inflazione sotto la lente
Secondo le stime preliminari dell’Istat, a maggio l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento del 6,9% su base annua (da +6,0% del mese precedente). Si tratta del livello più alto da marzo 1986, quando era al 7%.
L’aumento è dovuto, per lo più, ai prezzi dei Beni energetici non regolamentati (+3,2%), degli Alimentari lavorati (+1,5%), degli Alimentari non lavorati (+1,1%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,2%).
L’“inflazione di fondo”, ovvero al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +2,4% a +3,3% e quella al netto dei soli beni energetici da +2,9% a +3,7%.
Cosa significa in termini di spesa?
L’inflazione a +6,9% significa, per una coppia con due figli, una stangata complessiva, in termini di aumento del costo della vita, pari a 2.421 euro su base annua, 981 per abitazione, acqua ed elettricità, 573 euro per i trasporti e 561 euro solo per il cibo, ossia prodotti alimentari e bevande, secondo le stime di Assoutenti e Unione Nazionale dei Consumatori.
“Una catastrofe – ha commentato Massimiliano Dona, presidente dell’Unc – Una Caporetto per i consumi, per via degli effetti disastrosi sul potere d’acquisto delle famiglie”.
Il rialzo dell’inflazione al 6,9% rappresenta per il Codacons una “tragedia” e avrà effetti pesantissimi non solo sulle tasche degli italiani, ma anche sull’economia nazionale. “Le nostre peggiori previsioni trovano purtroppo conferma nei dati Istat – spiega il presidente dell’associazione, Carlo Rienzi – L’inflazione al 6,9%, considerata la totalità dei consumi di una famiglia, si traduce in una stangata da +2.120 euro annui per la famiglia “tipo” (ovvero con un figlio), e addirittura +2.753 euro annui per un nucleo con due figli”.
Italiani tagliano il superfluo e diventano più attenti alle promozioni
Di fronte agli aumenti dei prezzi del carrello, torna la lista della spesa in 4 famiglie su 10 (38%) ma si va anche a caccia delle promozioni (38%), si guarda con più attenzione anche al rapporto prezzo/kg di prodotto degli alimenti (47%) e soprattutto si taglia il superfluo (48%) a tavola. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti relativi alle strategie adottate dagli italiani secondo Ismea di fronte all’aumento dell’inflazione.
A sostenere l’accelerazione della crescita dei prezzi oltre all’energia, infatti, sono anche gli alimentari cresciuti in media del 7,1% per effetto di aumenti generalizzati di tutti i prodotti a partire dagli oli alimentari di semi (+70,2%) al burro (+22,6%) fino alla pasta (+16,6%).
Contro il caro prezzi protesta il 10 giugno
Proprio contro i recenti rincari tutte le associazioni dei consumatori scenderanno in piazza il prossimo 10 giugno per protestare, dando vita alla “Protesta delle pentole vuote”. L’obiettivo è chiedere un incontro urgente al Governo volto ad adottare una piattaforma di interventi per calmierare i prezzi e combattere la speculazione, e per includere i rappresentanti dei consumatori tra le parti sociali per confrontarsi sul contrasto alla povertà energetica, sul sostegno alle famiglie e ai soggetti più fragili, sulla determinazione e sorveglianza dei prezzi, sui carichi fiscali.