Disoccupazione sale al 7,8%, perso mezzo milione di posti da scoppio emergenza Covid
L’emergenza sanitaria legata al Covid si riflette sul mercato del lavoro. Gli occupati scendono, soprattutto tra i lavoratori a termine, visto il blocco dei licenziamenti, il tasso di disoccupazione torna al 7,8% a maggio, salendo dal 6,6% di aprile. E tra i giovani schizza di 2 punti al 23,5%. Allargando lo sguardo ai tre mesi di emergenza, quindi da febbraio, il quadro è ancora più nero. Da febbraio si sono persi circa mezzo milione di posti di lavoro e gli inattivi, cioè le persone che non lavorano e non sono in cerca di un’occupazione, sono aumentate di quasi 1 milione (900mila), scoraggiate dlal’incertezza. Ora si guarda con preoccupazione ai prossimi mesi, quando cadrà il blocco dei licenziamenti per i dipendenti.
Secondo i dati Istat diffusi oggi, a maggio prosegue la diminuzione dell’occupazione ma torna a crescere il numero di persone in cerca di lavoro, a fronte di un marcato calo dell’inattività. Nel complesso il tasso di occupazione scende al 57,6% (-0,2 punti percentuali). La diminuzione dell’occupazione rispetto ad aprile coinvolge soprattutto le donne, i dipendenti e gli under50. Il tasso di disoccupazione risale quindi al 7,8% (+1,2 punti) dal 6,6% di aprile (dato rivisto dal 6,3% precedente). E tra i giovani schizza al 23,5% (+2 punti). Il numero di inattivi scende sia tra le donne che tra gli uomini, con conseguente calo al 37,3% (-0,6 punti).
“A maggio i dati mensili sul mercato del lavoro descrivono un’evoluzione diversa rispetto a quella dei mesi precedenti: rispetto a marzo e aprile, la diminuzione dell’occupazione è più contenuta, il numero di disoccupati sale sensibilmente a seguito del contenimento delle restrizioni previsto dal Dpcm del 26 aprile e si osserva un recupero consistente di ore lavorate”, precisa l’Istat nel suo rapporto.
Tuttavia, confrontando il trimestre marzo-maggio 2020 con quello precedente (dicembre 2019-febbraio 2020), l’occupazione risulta in evidente calo per entrambe le componenti di genere: -1,6%, pari a 381mila posti di lavoro in meno. Diminuiscono nel trimestre anche le persone in cerca di occupazione (-22,3%), mentre aumentano gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+6,6%).
E allargando lo sguardo dall’inizio dell’emergenza sanitaria emerge che da febbraio il livello di occupazione è diminuito di oltre mezzo milione di unità e le persone in cerca di lavoro di quasi 400 mila, a fronte di un aumento degli inattivi di quasi 900 mila unità. L’effetto sui tassi di occupazione e disoccupazione è la diminuzione di oltre un punto percentuale in tre mesi.
“Dati drammatici – commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – Nonostante il 4 maggio sia iniziata la Fase 2 e dal 18 abbiano formalmente riaperto le attività commerciali al dettaglio, ristoranti, bar, pizzerie, parrucchieri, si registra un calo mensile degli occupati di 84 mila unità, 79 mila dei quali a termine”. Insomma il blocco dei licenziamenti introdotto dal Cura Italia ha preservato i lavoratori permanenti, ma per i dipendenti a termine la riduzione è pari a 592 mila unità rispetto a maggio 2019.
“Insomma, nonostante il dato sia artificioso, falsato dal blocco dei licenziamenti, è angosciante – rosegue Dona – Cosa succederà quando il mercato del lavoro sarà sbloccato dal vincolo legislativo e tutti gli occupati riprenderanno ad essere collegati alla domanda effettiva di lavoro? O il Governo, prima di allora, avrà fatto ripartire a pieno regime produzione e vendite o sarà una strage di lavoratori”.