Imprese: crollo dell’attività ad aprile, contrazione senza precedenti. Italia la più ferita d’Europa
Contrazione senza precedenti dell’attività manifatturiera in Italia, a causa del coronavirus e delle restrizioni per contenere il contagio. E’ ciò che emerge dall’indice Pmi (Purchasing Managers Index) manifatturiero, calcolato dall’istituto IHS Markit, che ad aprile si è attestato a 31,1 punti, in caduta libera dai 40,3 di marzo. Il valore di aprile rappresenta il più basso mai registrato in oltre 22 anni di raccolta dati. La produzione e i nuovi ordini, per via delle chiusure delle aziende e delle misure di emergenza, sono diminuiti al tasso più veloce da giugno 1997, data di inizio dell’indagine. Di conseguenza, le aziende hanno continuato a ridurre il loro personale, per l’undicesimo mese consecutivo, e al tasso più veloce dall’apice della crisi finanziaria di aprile 2009.
Il dato sottolinea, si legge nel rapporto, un forte danno al settore manifatturiero italiano mai osservato finora causato dalla pandemia da coronavirus. “Con le restrizioni governative ancora in programma almeno per le prossime settimane e probabilmente non sollevate completamente per svariati mesi – sottolinea Lewis Cooper, economist di IHS Markit, – è possibile che la tendenza della contrazione non cambierà notevolmente nel prossimo futuro in quanto le aziende stanno facendo i conti con le chiusure a livello sia nazionale che estero”.
Tutte le nazioni hanno sofferto crolli record della produzione manifatturiera, ma l’Italia è stata la nazione a riportare la contrazione maggiore. Nell’Eurozona, produzione, nuovi ordini, esportazioni e attività di acquisto sono diminuiti a tassi record, mentre le costrizioni sulla fornitura si intensificano a livelli mai registrati in precedenza. L’ottimismo circa l’attività futura è sprofondato ad un nuovo record minimo. In sintesi, l’indice Pmi manifatturiero della zona euro è scivolato al livello più basso mai registrato dall’indagine (iniziata a giugno del 1997), superando quanto osservato durante l’apice della crisi finanziaria globale e indicativo di un forte peggioramento delle condizioni operative. Solo i Paesi Bassi hanno riportato i risultati migliori, ma anche qui il tasso di contrazione è stato notevole.
“Non solo i consumi delle famiglie rimarranno storicamente bassi, – avverte Chris Williamson, Chief Business Economist presso IHS Markit – ma la spesa delle aziende per l’acquisto di materie prime, macchinari e attrezzature rimarrà debole per parecchio tempo”.
Si ricorda che il Pmi (Purchasing Managers Index) è un indice che nasce da un’indagine condotta sui direttori d’acquisto delle principali aziende del paese/area per testare le opinioni sull’andamento del comparto. Un valore del Pmi superiore ai 50 punti indica un’economia in espansione mentre un valore inferiore rappresenta una fase di contrazione.