Energia eolica, quanta se ne produce in Italia? I numeri di un settore ormai in crisi
Il settore dell’energia eolica non è mai stato così in crisi. Da qualche tempo, le aziende specializzate in questo tipo di energia alternativa stanno attraversando una stagione disastrosa in termini di utili, vista la difficoltà delle catene di approvvigionamento, i difetti di produzione e l’aumento dei costi. Lo dice un rapporto pubblicato la scorsa settimana di Allianz Research, che ha osservato che le otto maggiori aziende di energia rinnovabile al mondo hanno registrato una diminuzione totale complessiva di 3 miliardi di dollari nelle attività nella prima metà dell’anno, con i progetti eolici più in difficoltà.
Mentre il mondo cerca di passare a ritmo sostenuto verso un’energia più pulita, i produttori di apparecchiature eoliche faticano a tenere il passo con la crescente domanda globale, il che porta a un aumento dei costi di produzione e a domande sulla sostenibilità economica dei progetti su larga scala da parte dei principali attori del settore.
La crisi delle aziende del settore eolico e i ritardi nella produzione
L’ultimo colpo nel mercato è il tracollo dell’azienda Ørsted, che ha subito una perdita del 25% sul mercato azionario di Copenaghen. Nato originariamente come produttore di petrolio e gas, l’azienda si era trasformata diventando il principale costruttore mondiale di impianti eolici offshore, puntando sulla crescita del settore.
Il crollo in borsa di Ørsted è stato causato dall’annuncio dello stop allo sviluppo di due progetti negli Stati Uniti e da una svalutazione di 28,4 miliardi di corone danesi (equivalenti a 3,8 miliardi di euro) nei suoi bilanci. Questa svalutazione rappresenta un calo del 70% rispetto al picco delle sue quotazioni registrato nel 2021, indicando una significativa perdita di valore dell’azienda.
E non è l’unica: anche Siemens Gamesa, un altro gigante del settore eolico, è in crisi. La società, leader mondiale nel segmento offshore, ha riconosciuto difficoltà nel soddisfare la crescente domanda di turbine di dimensioni XL, poiché le sue fabbriche sono diventate inadeguate sia in termini di spazio che di capacità produttiva. I problemi di Gamesa hanno portato Siemens Energy, la società madre, a cancellare le sue previsioni sugli utili all’inizio di quest’anno, e il mese scorso la società ha chiesto garanzie fino a 15 miliardi di euro al governo tedesco.
Nonostante i piani di espansione sulla carta, l’implementazione procede lentamente e rischia ora di essere ridimensionata. Siemens Energy sta valutando tagli dei costi per contrastare le perdite, e tra le possibili misure figura la cessione di stabilimenti e la rinuncia a progetti di potenziamento, secondo fonti Reuters.
Mancano gli spazi per costruire
Il problema degli spazi è diventato un grave inconveniente per l’intera filiera. Alcuni stabilimenti sono stati costretti a chiudere a causa dell’incapacità di gestire pale sempre più lunghe. L’aumento delle dimensioni richiede anche la fabbricazione di nuovi stampi, comportando una diminuzione della produzione per stampo. Lo stesso vale per le torri, che sono diventate così grandi da rendere obsolete alcune fabbriche esistenti.
Inoltre, il fabbisogno crescente di materie prime è un ulteriore fattore critico. L’azienda Rystad Energy prevede che entro la fine del decennio l’Europa avrà bisogno di 1,7 milioni di tonnellate di acciaio solo per le torri eoliche. Senza investimenti mirati, potrebbe essere necessario importare almeno il 30% di questa quantità.
I motivi della crisi del settore eolico: tra tassi d’interesse e Inflation Reduction Act
Le perdite record si devono all’impennata dei costi, all’aumento dei tassi d’interesse, all’Inflation Reduction Act statunitense e ai ritardi delle forniture di materiali.
L’aumento dei tassi di interesse negli ultimi mesi ha generato un aumento significativo dei costi finanziari per le società impegnate negli investimenti nei progetti eolici. Questo ha comportato una riduzione del rendimento degli investimenti nel settore, creando sfide aggiuntive per le aziende che cercano di mantenere la sostenibilità finanziaria dei loro progetti.
Il secondo caso è l’Inflation Reduction Act, il programma statunitense lanciato nell’agosto 2022 per incentivare la transizione verde. L’incentivo era però solo sulla carta, perchè in realtà molte società europee nel settore dell’eolico e delle rinnovabili hanno constatato che i benefici effettivi dei crediti d’imposta negli Stati Uniti sono stati inferiori alle aspettative. Una situazione che ha portato ad una riduzione delle risorse finanziarie disponibili per le società europee, influenzando negativamente le loro operazioni negli Stati Uniti.
Altro tema critico riguarda le dimensioni dei parchi eolici. La crescente domanda di parchi eolici di dimensioni imponenti, mirata a raggiungere gli obiettivi ambientali, ha innalzato i costi di costruzione e, soprattutto, di installazione. La necessità di implementare parchi eolici di grandi dimensioni richiede nuovi macchinari e mezzi di trasporto specializzati, comportando ulteriori oneri finanziari per le società del settore. Alcune aziende propongono persino l’adozione di uno standard mondiale per la potenza massima delle pale eoliche, allo scopo di evitare il gigantismo dei produttori e contenere così i costi fuori controllo.
La produzione in Italia: le regioni dove si produce più energia eolica
L’Italia negli ultimi anni ha messo in campo risorse economiche e ingegneristiche notevoli per avviare un grande progetto di decarbonizzazione energetica.
L’energia eolica non è distribuita in modo omogeneo nelle regioni italiane, ma è maggiormente diffusa nel Sud Italia. Secondo i dati del Gestore dei servizi energetici (GSE) pubblicati nel rapporto sull’energia eolica di fine 2019, la Puglia offre da sola un quarto della potenza elettrica nazionale, a cui si aggiungono il 18% della Sicilia, il 14% della Campania, il 13% della Basilicata e il 10% di Calabria e Sardegna. Proprio in Sicilia, la ERG ha recentemente completato la costruzione e avviato l’energizzazione del parco eolico di Camporeale, situato a Palermo.