Fisco: al via il concordato preventivo. Ecco come funziona
Lo scorso 3 novembre 2023 il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al concordato preventivo biennale. Ma come funziona questo nuovo strumento?
Quali requisiti devono avere i contribuenti per potervi aderire?
Per poter accedere al concordato preventivo è necessario avere un’elevata affidabilità fiscale, che deve essere pari ad un voto 8 negli Isa, ossia i vecchi studi di settore.
Il contribuente, inoltre, non deve avere o aver estinto debiti tributari con un importo pari o superiore a 5.000 euro.
Sarà compito dell’Agenzia delle Entrate fornire l’adeguata assistenza ai contribuenti nell’adempimento di tutti gli obblighi tributari.
La Guardia di Finanza, invece, sarà impegnata nel contrastare le eventuali frodi e i fenomeni di evasione fiscale.
Concordato preventivo, arriva il via libera
Il Consiglio dei Ministri, lo scorso 3 novembre 2023, ha dato il via libera al concordato preventivo biennale.
Questo strumento è rivolto ai contribuenti che nel corso dell’anno maturano un reddito di impresa e di lavoro autonomo.
Stiamo parlando, in altre parole, dei titolari di partita Iva, che possono essere lavoratori autonomi, liberi professionisti o piccole/medie imprese.
A questi soggetti, con il concordato preventivo, l’Agenzia delle Entrate propone un determinato reddito.
Nel caso in cui il contribuente lo dovesse accettare, sulla base di quei dati viene calibrata la base imponibile, che resterà invariata per la durata di due anni.
Successivamente è possibile rinnovare il concordato preventivo per altri due anni.
Per aderire a questo interessante strumento, però, sono stati messi paletti ben precisi.
Il contribuente, prima di tutto, deve avere un’elevata affidabilità fiscale, che corrisponde ad una votazione di 8 punti negli Isa, gli indicatori sintetici di affidabilità.
Stiamo parlando, in estrema sintesi, dei vecchi studi di settore.
Il contribuente, inoltre, non deve avere debiti tributari per un importo pari o superiore a 5.000 euro. Ma non deve averli nemmeno estinti nel suo passato più recente.
I controlli della Guardia di Finanza
Nel frattempo la Guardia di Finanza si inizia a muovere e ha già puntato la propria lente d’ingrandimento sui soggetti che potrebbero beneficiare di questa misura.
Sono controlli preventivi, il cui scopo è quello di cercare di scoprire chi stia riuscendo a nascondere al fisco dei redditi extra.
Uno degli obiettivi più importanti che l’amministrazione finanziaria si è posta è quello di andare a recuperare il cosiddetto tax gap.
Da un lato l’Agenzia delle Entrate fornisce assistenza e sostiene i contribuenti nei vari adempimenti connessi con i vari obblighi tributari.
La Guardia di Finanza, invece, sta attuando una serie di strategie il cui scopo principale è quello di contrastare le frodi e i vari fenomeni che possano celare l’evasione fiscale.
Il Nucleo speciale entrate, infatti, sfruttando al massimo l’analisi dei dati che sono contenuti all’interno dell’applicativo A.m.i.c.o. plus, periodicamente rilascia i nominativi dei soggetti a cui è necessario dare la precedenza per effettuare i controlli.
Concordato preventivo e regime forfettario
Potranno aderire al concordato preventivo anche i contribuenti che hanno optato per il regime forfettario.
Tornando al tema dei controlli, la Guardia di Finanza ha iniziato ad effettuare alcuni controlli proprio sui professionisti che hanno aderito a questo regime agevolato.
L’Agenzia delle Entrate e le Fiamme Gialle, comunque vada, hanno in programma di intensificare le operazioni di controllo anche sui contribuenti che decideranno di non aderire al concordato preventivo. O per quelli che decadono dalla misura.
L’attività di controllo verrà effettuata basandosi sull’analisi del rischio e attraverso la ricerca sul territorio.
Ricordiamo che tra il mese di gennaio 2022 e il 31 maggio 2023, la Guardia di Finanza ha denunciato per reati tributari qualcosa come 19.712 soggetti, dei quali 438 sono finiti in arresto.
Grazie a queste operazioni il valore dei beni sequestrati, che sono risultati il profitto dell’evasione delle frodi fiscali, è stato pari a 4,8 miliardi di euro.