Fondi pensione: numeri in calo, il rapporto Covip
Fondi pensione: da cosa emerge dal rapporto Covip
Numeri in calo, per il 2022, per quanto riguarda i fondi pensione.
A finire sotto la lente d’ingrandimento è anche il numero degli iscritti, che solo e soltanto per il 18,8% è rappresentato da contribuenti con un’età inferiore a 35 anni.
Si prospettano, quindi, tempi davvero difficili per i fondi pensione, che hanno registrato pesanti ripercussioni a causa del periodo di instabilità che ha caratterizzato i mercati finanziari nel corso del 2022.
I fondi che derivano da queste forme di investimento hanno raggiunto 205,6 miliardi di euro, andando a registrare, sostanzialmente, un calo del 3,6% rispetto al 2021.
A mettere in luce questi dati è la Relazione annuale sull’attività svolta dalla Covip nel 2022, che è stata presentata presso la Camera dei Deputati qualche giorno fa da Francesca Balzani, presidente facente funzione della Covip.
Fondi pensioni, i numeri del 2022
La relazione annuale della Commissione di vigilanza sui fondi pensione è stata l’occasione per fare il punto della situazione sull’andamento di questo segmento di mercato.
I rendimenti dei fondi negoziali hanno registrato, mediamente, un calo del 9,8%, mentre quelli dei fondi aperti hanno registrato un pesante – 10,7%.
Le notizie non risultano essere positive nemmeno andando a guardare i nuovi Piani Individuali Pensionistici (Pip), che, mediamente, sono risultati essere negativi dell’11,5%.
Il Tfr, invece, è stato rivalutato dell’8,3%.
Fatte queste doverose premesse, andando ad esaminare il rendimento complessivo dei vari fondi pensione nel corso degli ultimi dieci, è risultato essere superiore del 2% rispetto al risultato ottenuto dal trattamento di fine rapporto.
Nella relazione annuale sui fondi pensione, inoltre, è stata certificata la crescita del 3,7% dei contributivi, che, però, scende al 3,6% nel caso in cui si vanno a considerare i vecchi Pip.
Gli iscritti crescono del 5,4%: questi ultimi risultano essere ad oggi 9,2 milioni, anche se è necessario sottolineare che tra di loro sono pochi ad aver meno di 35 anni: solo il 18,8% del totale.
La maggior parte degli iscritti risultano essere dei contribuenti con un’età compresa tra i 35 ed i 54 anni, che costituiscono il 48,9% del totale, seguiti dagli over 55, che rappresentano il 32,3%.
Andando a dare uno sguardo alle adesioni complessive – e considerando il fatto che gli iscritti possono avere anche più posizioni all’interno dei vari fondi pensione – sono complessivamente 10,3 milioni, con una crescita del 5,8% rispetto al 2021.
Il numero di iscritti più alto è nel Nord Italia – costituisce il 57,1% -, mentre gli uomini rappresentano il 61,8% del totale, quota che sale al 73% per i fondi negoziali.
Un’analisi dettagliata
Nella relazione della Covip si legge che “la sostanziale stabilità dei flussi di nuovi iscritti e di contributi ha confermato il fondamentale dualismo del sistema. Esso, infatti, accoglie prevalentemente uomini, di età matura, residenti nel Nord del Paese, inseriti in imprese ragionevolmente solide e in grado di dare continuità ai flussi di finanziamento”.
Dalla relazione, inoltre emerge che donne, giovani e lavoratori residenti nel Sud Italia continuano ad essere poco presenti.
Cosa significa tutto questo? Molto semplicemente che per le persone meno forti, per le quali sarebbe necessario pensare ad un futuro previdenziale più solido, fanno veramente fatica ad entrare nel mondo della previdenza complementare.
A fine 2022, in Italia i fondi pensione erano 332, dei quali 33 negoziati, 40 aperti e 68 piani individuali pensionistici e 191 fondi pensione preesistenti.
Complessivamente il numero risulta essere in forte calo nel corso degli ultimi anni: nel 1999 erano più del doppio: 739.
Comunque vada, benché abbia dovuto subire il contraccolpo dell’andamento negativo dei mercati finanziari, la previdenza integrativa è stata in grado di mostrare, complessivamente parlando, una sostanziale resistenza.