Fringe benefit, spunta l’ipotesi di portarli a 2mila euro per tutti
La strada che porta alla preparazione e al varo della Legge di Bilancio 2025 passa attraverso diversi temi. Tra questi, c’è anche quello dei fringe benefit. Il nodo, come sempre, è legato alle risorse che il Governo ha a disposizione: 25 miliardi di euro, lo stesso importo dello scorso anno. Sono diverse le misure che l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha, infatti, allo studio: la prima è detassare il lavoro, con focus su giovani e mamme.
Tra le ipotesi che si stanno facendo avanti c’è anche quella di rimodulare i fringe benefit, introducendo un tetto unico che sia uguale per tutti i lavoratori.
Fringe benefit a 2.000 euro
Prima di procedere è bene sottolineare che al momento non c’è ancora nulla di certo sui fringe benefit. Quelle che stanno circolando sono unicamente delle ipotesi o delle proposte, che devono ancora essere discusse ed approvate.
L’idea al vaglio della maggioranza sarebbe di detassare questi strumenti fino a 1.500 o 2.000 euro. Ricordiamo che con la Manovra dello scorso anno la soglia di esenzione dei fringe benefit era stata portata a 2.000 euro per lavoratori con dei figli a carico e a 1.000 euro per gli altri. Era stata, inoltre, data la possibilità di utilizzare questi strumenti per pagare il mutuo della prima casa o l’affitto.
Federico Freni, sottosegretario all’Economia, a 24 Mattino su Radio 24, sottolinea, ad ogni modo, che è troppo presto per dare delle certezze in questo in un senso o nell’altro e ha ribadito che:
Prima della manovra però sarà licenziato il piano strutturale di bilancio che deve passare dall’approvazione del Consiglio dei Ministri e soprattutto dall’approvazione del Parlamento con un procedimento simile a quello della Nadef e del Def, sarà esaminato e con il sistema delle mozioni, auspicabilmente, sarà approvato.
Fringe benefit, come funzionano
Ma perché è così importante concentrarsi sui fringe benefit? Questi strumenti costituiscono un compenso non monetario per i lavoratori dipendenti del settore privato e rappresentano una parte importante del pacchetto retributivo. I fringe benefit includono una serie di benefici che il datore di lavoro eroga ai propri dipendenti oltre allo stipendio, come buoni pasto, auto aziendali, assicurazioni sanitarie o piani pensionistici integrativi. Sono strumenti che possono variare sia per tipologia che per valore. Alcuni, però, sono più diffusi come i buoni pasto o le auto aziendali.
I fringe benefit, almeno per i datori di lavoro, costituiscono un vantaggio fiscale, perché parte di queste prestazioni sono esenti dalle tasse (in alcuni casi solo in parte, in altri casi completamente). Contribuiscono ad abbassare il costo del lavoro e allo stesso tempo permettono di migliorare la soddisfazione e la fidelizzazione dei dipendenti. Oltre ad essere un importante strumento per attrarre giovani talenti ed aumentare la produttività.
Grazie alla Legge di bilancio 2024, come abbiamo visto in precedenza, la soglia di detassazione è di 1.000 euro per tutti i lavoratori e di 2.000 per quanti hanno dei figli a carico. I datori di lavoro, quindi, possono erogare questi strumenti fino a questi importi senza che i dipendenti vi paghino le tasse sopra.
Sostanzialmente la misura è stata pensata per incentivare il welfare aziendale e aumentare il potere d’acquisto delle famiglie. I fringe benefit, infatti, possono essere utilizzati anche per rimborsare le utenze domestiche dei dipendenti, diventando un valido supporto al reddito famigliare in un momento in cui l’inflazione continua a pesare.
È bene solo ricordare che i fringe benefit sono riservati ai lavoratori dipendenti del settore privato. Non sono previsti per quanti lavorano nel pubblico.