Frodi sui fondi Ue: Italia seconda per numero di indagini
L’Italia ha dei veri e propri problemi nel gestire i fondi che arrivano dall’Unione europea.
Il nostro paese, infatti, è il secondo per il numero più alto di inchieste relative alla gestione dei fondi comunitari, che sono state effettuate nel corso del 2022 dall’Ufficio Antifrode dell’Ue. Questo è quanto emerge dal rapporto annuale presentato dall’Olaf.
Complessivamente le indagini relative ai fondi europei che hanno coinvolto Roma sono state dieci, nove delle quali si sono concluse con delle raccomandazioni inviate alle autorità competenti.
In questa particolare classifica l’Italia è stata battuta solo dall’Ungheria, al centro di quindici indagini concluse, nove delle quali con delle raccomandazioni.
Complessivamente l’Olaf ha portato a termine qualcosa come 256 indagini: nella maggior parte dei casi sono legate al recupero di fondi europei.
In totale, sono state formulate 275 raccomandazioni e si è raccomandato il recupero di qualcosa come 426,8 milioni di euro al bilancio Ue.
Fondi Ue, l’Italia al centro delle indagini
L’Ufficio europeo per la lotta antifrode, nel corso del 2022 ha lavorato alacremente.
Lo scorso anno, come si legge direttamente all’interno del report, ha provveduto a proteggere “600 milioni di euro di denaro dei contribuenti dell’Ue raccomandando il recupero di oltre 426 milioni di euro al bilancio dell’Ue da frodi e irregolarità e salvaguardando altri 200 milioni di euro”.
Anche nel 2022, come era già avvenuto nel corso degli anni precedenti, le indagini dell’Olaf, che avevano come oggetto la spesa dei fondi dell’Unione europea, ha riguardano principalmente:
- accuse di collusione;
- manipolazione delle procedure di appalto;
- conflitti di interesse;
- fatture gonfiate.
A registrare il numero più alto di indagini portate a compimento sono state l’Ungheria e l’Italia.
Seguono la Polonia, con nove fascicoli (sette dei quali hanno portato a delle raccomandazioni) e la Francia, con sette casi e due raccomandazioni.
Le indagini hanno anche permesso di andare a bloccare una serie di schemi di contrabbando, contraffazione e frode doganale.
Il lavoro investigativo si è anche concentrato sul contrasto all’elusione delle sanzioni che Bruxelles ha imposto nei confronti della Russia e della Bielorussia.
Finite sotto osservazioni anche le istituzioni
Anche questa volta le indagini svolte dall’Olaf hanno colpito parte del personale e i membri delle istituzioni dell’Ue.
Questa operazione ha assunto una rilevanza molto importante, dopo gli interrogativi sollevati dal Qatargate.
Complessivamente, nel 2022, l’Olaf ha archiviato quaranta casi di cattiva condotta da parte dei funzionari comunitari, diciotto dei quali al Parlamento europeo (sei con raccomandazioni) e sette alla Commissione europea (con cinque raccomandazioni).
Anche un solo caso di comportamento irregolare o fraudolento da parte del personale Ue o dei membri delle sue istituzioni – ammoniscono dall’Olaf -sarebbe un caso di troppo perché i cittadini si aspettano giustamente i più elevati standard di condotta dalle loro istituzioni, membri e personale.
I rappresentanti dell’Olaf hanno riferito che l’agenzia antifrode dell’Unione europea ha aperto una serie di indagini sulla gestione dei fondi dei Piani nazionali di ripresa e resilienza da parte di alcuni Paesi membri.
Al momento, comunque, non sono state fornite ulteriori informazioni su quali siano gli Stati finiti sotto la lente d’ingrandimento.
L’Agenzia ha messo in evidenza che le preoccupazioni riguardano i problemi classici legati alle frodi e il modo in cui sono stati progettati i sistemi di controllo.