Grazie al Def nuovi tagli al cuneo fiscale per tre miliardi
Il Def 2023 è stato approvato nella giornata di ieri 11 aprile 2023 dal Consiglio dei Ministri. Dal Documento di economia e finanza arrivano importanti novità: una delle più importanti riguarda una crescita dell’1% del Pil italiano, mentre si stima che il deficit si attesti su un 4,5% rispetto ad uno scenario tendenziale, il quale vede il PIL allo 0,9% e l’indebitamento inforno al 4,35%.
Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia, ha parlato di un quadro economico-finanziario che, purtroppo, continua a rimanere particolarmente incerto. La premier Giorgia Meloni ha sottolineato che il governo ha tracciato la politica economica per i prossimi anni, seguendo una linea che si basa sulla stabilità, sulla credibilità e sulla crescita. Il Mef, infatti, ha varato il taglio del cuneo da tre miliardi di euro, che coinvolgerà i lavoratori con i redditi medio bassi.
Def, arriva il taglio del cuneo fiscale
Uno dei capitoli più importanti del Def è stato, senza dubbio, il taglio del cuneo fiscale, che si traduce in una riduzione dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti. A beneficiare di questa misura saranno i contribuenti con redditi medio bassi e che andranno ad incidere sull’anno in corso.
Il Mef spiega che questa operazione è stata effettuata a fronte di una stima di deficit tendenziale per l’anno in corso al 4,35% del Pil. Ma soprattutto sulla stima è di un mantenimento del deficit esistente – pari al 4,5% – il quale permette di introdurre proprio il taglio dei contributi sociali.
Le stime sul Pil
Per il Ministero dell’Economia le stime per il Pil per i prossimi mesi sono positive. Per il 2024 il Pil tendenziale è all’1,4%, mentre quello programmatico è all’1,5%, mentre le stime per il 2025 prevedono un Pil all’1,3% e all’1,1% per il 2026 (per il programmatico ci sono le stesse stime).
Nella maggior parte dei casi il Def risulta essere un documento abbastanza preciso e riesce a prevedere quanto può accadere nel corso dell’anno. Lo stesso, però, non si può dire per gli anni successivi, come è stato dimostrato nel corso degli ultimi anni.
Nel 2022 il rapporto debito/Pil è risultato pari al 144,4%, 1,3 punti percentuali inferiore rispetto alla previsione del Dpb di novembre
Superbonus, gli effetti
Nella nota al Def viene analizzata anche la riduzione del debito/Pil. All’interno del documento si sottolinea che “tale diminuzione, coerentemente agli obiettivi indicati nello scenario programmatico, continuerà progressivamente nel 2023 al 142,1%, nel 2024 al 141,4%, fino a raggiungere il 140,4% nel 2026. Tuttavia, non possono essere ignorati gli effetti di riduzione del rapporto debito/Pil che si sarebbero potuti registrare se il superbonus non avesse avuto gli impatti sui saldi finora registrati“.
Pressione fiscale
Stando alle previsioni del Def la pressione fiscale dovrebbe passare dal 43,3% del 2023 al 42,7% entro il 2026. A confermare questa notizia è stato direttamente il Mef, dopo aver ottenuto il via libera del Consiglio dei ministri.
Pnrr
Secondo il Ministero dell’Economia per rendere più dinamica l’Italia non è sufficiente solo e soltanto il Pnrr. Il Mef ritiene che sia necessario “investire anche per rafforzare la capacità produttiva nazionale e lavorare su un orizzonte temporale più esteso di quello del Piano e che consenta di creare condizioni adeguate a evitare nuove fiammate inflazionistiche”.
Iniziative per quattro miliardi
Il Governo, come è stato reso noto attraverso un comunicato di Palazzo Chigi, potrebbe varare ulteriori iniziative per quattro miliardi di euro.
Nel comunicato, infatti, si riporta che per il 2024, le proiezioni di finanza pubblica mostrano che il mantenimento dell’obiettivo del 3,7 per cento del Pil creerà uno spazio di bilancio di circa 0,2 punti di Pil, che sarà destinato al Fondo per la riduzione della pressione fiscale, al finanziamento delle politiche invariate a partire dal 2024 e alla continuazione del taglio della pressione fiscale nel 2025-2026.