Il Pil è da cestinare: la nuova proposta da Bruxelles
La proposta arriva direttamente dalla Finlandia, per bocca di un’eurodeputata: è tempo di cestinare il Pil, il prodotto interno lordo. Il motivo? Sarebbe un indicatore tossico.
L’idea, in estrema sintesi, è quella di rinunciare al Pil come riferimento dell’economia di un paese. L’appello lanciato da un parlamentare finlandese del Partito popolare europeo sembra più uno slogan studentesco che una vera e propria proposta: il prodotto interno lordo deve essere buttato nell’immondizia, perché è un indicatore tossico. La proposta, però, è stata lanciata nel corso di una seguitissima conferenza, dedicata proprio alla ricerca di nuovi modelli economici alternativi per poter guidare la transizione europea.
I limiti del Pil, il prodotto interno lordo
Ma perché ci si è scagliati con il Pil? Quali sono le motivazioni di questa presa di posizione? La crisi ambientale in atto e la sua insostenibilità, secondo molti osservatori, avrebbero mostrato come la crescita economica basata su un modello capitalistico starebbe mostrando i suoi limiti. Le catastrofi ambientali, la diseguaglianza economica e la salute mentale dei lavoratori starebbe esercitando una pressione eccessiva, della quale non si è tenuto conto a sufficienza fino ad oggi.
Questo è il motivo per il quale economisti, attivisti, deputati e professori universitari si sono dati appuntamento a Bruxelles per discutere di questi temi nel corso di una tre giorni di dibattiti battezzata Beyond Growth (tradotto in italiano: Oltre la Crescita). I vari partecipanti ai panel hanno concordato sull’importanza di dare una vera e propria svolta nelle decisioni di politica economica, che vanno ad influenzare quotidianamente la società. E che, soprattutto, risultano essere determinate da dei parametri troppo semplificati, che non sono in grado di tenere conto delle varie esigenze umane e della loro complessità.
A finire sul banco degli imputati è stato proprio il prodotto interno lordo. A scagliarsi con forza contro il Pil è stata Sirpa Pietikäinen, deputata finlandese del Parlamento europeo (Ppe) e co-organizzatrice della conferenza, la quale ha affermato che “bisogna gettare nell’immondizia il Prodotto interno lordo. È un indicatore tossico. Il Pil è un indicatore simbolico. Ce ne sono degli altri. Abbiamo cinque anni per agire e dobbiamo cambiare il nostro modello di vita”.
I calcoli da rifare
Nel corso dei vari panel sono stati molti gli interventi degli esperti sulla stessa linea. In più occasioni è stato messo in evidenza che è necessario accettare la complessità degli indicatori, in modo da evitare degli inganni che possono essere creati da dati univoci: quando si cerca di riassumere troppo, si corre il rischio di ignorare completamente degli elementi fondamentali. Gli esperti, poi, hanno voluto mettere in guardia da eventuali errori di previsione e valutazione.
Gaël Giraud, economista francese e direttore di ricerca presso il Centro nazionale per la ricerca scientifica (Cnrs), ha spiegato che “la banca centrale statunitense ha creato miliardi di dollari che nelle previsioni avrebbero dovuto contribuire all’inflazione, ma in realtà non c’è stata inflazione. È necessario un altro modello per calcolare l’impatto della creazione di moneta”.
Giraud ha poi posto l’accento anche l’impatto del riscaldamento globale, che è stato calcolato erroneamente. L’esperto ha spiegato che secondo alcuni economisti l’aumento delle temperature di oltre tre gradi provocherà danni pari ad una perdita di appena il 10% del Pil globale. I politici credono si basano su queste proiezioni e credono non ci sarà alcun crollo economico, ma altri calcoli mostrano nelle stesse condizioni una diminuzione del 19% del Pil.