Il reddito di cittadinanza nel 2023 durerà solo sette mesi. La nuova proposta
Nel 2023 il reddito di cittadinanza avrà vita breve. O quanto meno più dura e difficile di quanto si fosse immaginato a questo punto. Il Governo, infatti, è intenzionato ad apportare una nuova stretta al sussidio. È inutile negarlo o cercare di nascondere l’evidenza: il nuovo esecutivo ha intenzione di riformare drasticamente il sussidio voluto dal Movimento 5 Stelle.
Dal prossimo anno il reddito di cittadinanza verrà ridimensionato e molti degli attuali percettori se lo vedranno tagliato. Nulla avranno da teme i soggetti che sono considerati fragili e che rientrano nelle seguenti categorie:
- nuclei familiari con la presenza di minori;
- nuclei familiari con la presenza di disabili;
- anziani senza un lavoro.
A chi verrà tagliato il reddito di cittadinanza
In estrema sintesi, il reddito di cittadinanza verrà tagliato ai giovani che sono in grado di lavorare. Una domanda a questo punto è lecito porsi: quando verrà cassato il sussidio? Il taglio del contributo non avverrà nell’immediato: il governo ha lasciato aperta una finestra di otto mesi, entro i quali questi soggetti possono cercarsi un’occupazione o iniziare un percorso di formazione finalizzato all’inserimento nel mondo del lavoro.
Notizia di questi ultimi giorni, però, è che l’esecutivo sarebbe intenzionato, addirittura, di ridurre da 8 a 7 mesi il reddito di cittadinanza nel 2023. Per il momento il motivo di questa decisione non è ancora stato chiarito, ma molto probabilmente si tratta esclusivamente di una questione di risorse. Nel caso in cui il governo dovesse proseguire sulla strada della sforbiciata del sussidio dopo 7 mesi, riuscirebbe a recuperare risorse per almeno 200 milioni di euro, che potrebbero essere utilizzate in altro modo.
Per il momento, però, il provvedimento di tagliare il reddito di cittadinanza dopo i primi sette mesi del 2023 è una semplice proposta e come tale può essere suscettibile di ulteriori modifiche. Per avere delle certezze in questo senso, è necessario attendere l’approvazione definitiva della Legge di Bilancio 2023, che arriverà entro la fine dell’anno.
A fare il punto della situazione ci ha pensato Claudio Durigon, il quale, nel corso di un’intervista rilasciata a La Stampa, dice di non creare allarmismi. La riduzione del reddito di cittadinanza è ancora in fase di discussione. Durigon spiega che “stiamo comunque parlando di persone che possono e devono andare a lavorare. Il punto non è un mese in più o in meno, ma invertire la tendenza del reddito a tempo indeterminato. Da parte di Conte e M5S la drammatizzazione è eccessiva”.
Tutti i nodi da sciogliere
Claudio Durigon ha spiegato che, quando ci sono dei ripensamenti come quelli legati al reddito di cittadinanza, non sempre è facile riuscire a trovare delle soluzioni efficaci e risolutive. E che, soprattutto, possano arrivare in tempistiche così ristrette. Il nuovo esecutivo è in carica da poco più di un mese e mezzo: interventi di questo genere, che hanno grande impatto sulla cittadinanza, devono essere seguiti con cura ed attenzione.
Maurizio Landini, segretario della Cgil, intervenendo a Porta a porta ha spiegato che è necessario costruire un percorso di politiche attive per formare coloro che sono fuori dal mercato del lavoro. Chi riceve il reddito di cittadinanza “generalmente sono persone che arrivano alla terza media, sono persone che sono anni che non lavorano, sono persone che in alcuni casi, per la situazione familiare che hanno, perché hanno in casa dei fragili, degli invalidi, o altre situazioni, non sarebbero nella condizione di lavorare”.