In Italia fra meno di 6 anni ci saranno 730mila lavoratori in meno
Il mercato del lavoro si sta svuotando in Italia, con inevitabili ricadute sul sistema economico e del welfare. Nel 2030, nella fascia 35-49 anni i lavoratori saranno il 10,8% in meno, un calo di quasi un milione, e andando più in là, nel 2050, nella fascia 50-64 anni si prevede una riduzione della forza lavoro pari a oltre 2 milioni di unità, il 26,5%.
Questi i numeri che emergono dall’analisi condotta da Adapt (associazione fondata da Marco Biagi nel 2000) sui dati Istat per l’Italia e sui dati Eurostat per il contesto europeo, secondo cui lo scenario occupazionale entro il 2050 subirà in modo consistente l’effetto dell’andamento demografico. In particolare, si è osservato che se il tasso di occupazione restasse costante, già nel 2030 il numero di occupati in Italia subirebbe un calo del 3,2%, contro lo 0,6% in Europa.
Calano lavoratori attivi: Italia maglia nera in UE
L’analisi rivela come l’andamento italiano sia sempre più critico rispetto alla media europea. Già nel 2040, fra meno di vent’anni, il calo di occupati in Italia arriverebbe al 13,8% e al 20,5% nel 2050. Tradotto in numeri assoluti, nel 2040 si stima ci saranno 3,1 milioni di lavoratori in meno e nel 2050 il calo arriverebbe a 4,6 milioni.
Questo significa – spiega Francesco Seghezzi, presidente Adapt – che fra meno di 6 anni avremo 730mila lavoratori in meno, anche se la percentuale di persone occupate rispetto alla popolazione occupabile restasse invariata. Quindi, per quanto positivo l’attuale trend occupazionale, le trasformazioni demografiche non possono lasciarci indifferenti, anche perché non potranno cambiare nel medio termine”.
La contrazione della forza lavoro occupabile, indotta dalla transizione demografica in corso, rappresenta un grande ostacolo per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro – spiega Jacopo Sala, ricercatore ADAPT.
Nei prossimi anni, settori cruciali per l’economia italiana, come l’industria, l’edilizia e i servizi, dovranno infatti fare i conti con una progressiva carenza di manodopera. Il rischio è quello di paralizzare interi settori produttivi, frenando la crescita economica complessiva”.
I più colpiti i lavoratori adulti
Osservando la distribuzione per fasce d’età, si nota come la riduzione colpisca in modo trasversale tutta la popolazione lavoratrice e soprattutto si nota la rapidità del processo: nel 2030, nella fascia 35-49 anni i lavoratori saranno il 10,8% in meno, un calo di quasi un milione. Nel 2050, nella fascia 50-64 anni si prevede una riduzione della forza lavoro pari a oltre 2 milioni di unità, il 26,5%. E mentre cala la forza lavoro nelle fasce più adulte della popolazione, tra i 15 e i 34 anni i lavoratori aumenteranno del 0,9% nel 2030, per poi calare progressivamente, fino al 2040 quando ci saranno 451.716 lavoratori in meno e oltre un milione di lavoratori in meno nel 2050 (1.080.588).
E il danno ricade sul sistema previdenziale. “La diminuzione del numero di lavoratori attivi comporta anche una riduzione dei contributi destinati al sistema previdenziale italiano, che si basa sul patto intergenerazionale. Questa situazione potrebbe mettere in discussione la sostenibilità dell’intero sistema pensionistico”, commenta ancora Sala.