Petrolio in rally nel giorno dell’Opec +, superata quota $70. C’è chi vede già prezzi a $100
Petrolio in rally, con i futures sul contratto crude scambiato sul Nymex di New York balzato fino a +3,2% a $68,42 al barile, a un soffio dalla soglia psicologica di $70, che è stata invece superata dal contratto benchmark globale Brent. E’ dal 2019 che il Brent non è riuscito a mantenersi al di sopra di quota $70 in modo sostenuto.
Detto questo c’è chi si chiede se davvero eventuali ulteriori fiammate del petrolio siano davvero desiderabili, in questo momento: “Una crescita troppo rapida dei prezzi del petrolio si aggiungerebbe alle preoccupanti pressioni inflazionistiche, mettendo a rischio la ripresa economica”, ha commentato Iperl Ozkardeskay, analista senior di Swissquote Bank, con un post su Twitter.
A fare da assist alle quotazioni – dall’inizio del 2021 sono salite di oltre +30% – è stato il rapporto diramato dall’Opec +, dunque dai paesi Opec e non Opec come la Russia.
In occasione della riunione prevista più tardi in giornata, l’alleanza dovrebbe tra l’altro ratificare l’intenzione di aumentare la produzione nel mese di luglio. Come mai allora, i prezzi salgono?
Intanto, è stata la stessa Opec a sottolineare nel suo rapporto di prevedere un forte calo delle scorte nella seconda metà dell’anno, complice la ripresa della domanda nel periodo post pandemia Covid-19. Inoltre, è vero che, con il raggiungimento di un accordo Usa-Iran per rimuovere le sanzioni reintrodotte su Teheran dall’amministrazione di Donald Trump, una nuova offerta di crude è destinata a riversarsi sul mercato. Tuttavia, le trattative che le controparti internazionali hanno avviato con l’Iran sono ancora lontane da un accordo vero e proprio.
Sullo sfondo, rimane la speranza che l’accordo nucleare raggiunto nel 2015 quando presidente degli Stati Uniti era Barack Obama venga ripristinato. Ma per ora questo market mover rimane potenziale, in quanto non ancora dietro l’angolo.
Così come hanno commentato da Commerzbank, “sebbene le restrizioni alla mobilità delle persone rimangano, la richiesta di petrolio sta recuperando in modo dinamico in tutto il mondo”.
Inoltre, anche se una intesa Usa-Iran dovrebbe essere raggiunta entro agosto, alla scadenza del mandato del governo di Teheran, l’Opec + è fiduciosa che i mercati possano assorbire l’arivo di una ulteriore offerta. Certo, la nuova ondata di Covid-19 che sta colpendo alcune regioni asiatiche non è un elemento che può essere ignorato. Tuttavia, la commissione congiunta tecnica dell’Opec ha reso noto di stimare un calo delle scorte di crude di almeno 2 milioni di barili al giorno da settembre a dicembre.
E più tardi l’accordo con l’Iran verrà siglato, maggiori saranno le probabilità di una scarsità dell’offerta di petrolio nel corso dell’estate dell’emisfero nord. A far balzare i prezzi, sono le aspettative di un aumento della richiesta, nello specifico, del carburante, da parte delle famiglie americane, pronte a mettersi in viaggio.
Nella giornata di oggi, i paesi Opec e non Opec discuteranno sulle prossime mosse da prendere, reiterando per l’appunto il piano per aumentare la produzione di luglio, in base a quanto già stabilito. L’incontro avverrà attraverso una videoconferenza.
Così ha commentato le condizioni attuali del mercato Fereidun Fesharaki, presidente dei consulenti FGE, in un’intervista rilasciata a Bloomberg television:
“La crescita della domanda va piuttosto bene, la disciplina dell’Opec è molto buona, le scorte stanno scendendo. Se non ci sarà l’ombra iraniana sul mercato, i prezzi potrebbero toccare $75-$80 entro la metà del terzo trimestre”.
Ottimisti sulla domanda di petrolio anche gli analisti di ANZ, che sono stati intervistati dalla Cnbc:
“Prevediamo che la domanda supererà l’offerta di 650.000 barili al giorno e di 950.000 barili al giorno, rispettivamente nel terzo e nel quarto trimestre”. L’outlook tiene conto dell’aumento di 500.000 barili al giorno dall’Iran, in caso di accordo.
Da segnalare che l’Opec ha varato massicci tagli alla produzione nel 2020, al fine di sostenere i prezzi del petrolio, crollati a causa del forte shock sulla domanda provocato l’anno scorso dalla pandemia del coronavirus. Lo stop alle fabbriche e le varie misure di lockdown avevano messo infatti l’economia globale in quarantena, riducendo in modo drammatico la richiesta di materie prime.
Nell’aprile di quest’anno, l’Opec + ha deciso di riversare sul mercato 2,1 milioni di barili al giorno di offerta, per il periodo compreso tra maggio e luglio.
“Credo che di per sé l’evento (della riunione dell’Opec+) sarà un non evento. Crediamo che (l’alleanza) riconfermerà praticamente il piano presentato lo scorso 1° aprile – ha commentato Jeffrey Currie, responsabile della divisione di ricerca sulle commodities di Goldman Sachs, in un’intervista rilasciata alla trasmissione “Street Signs Europe” della Cnbc. Che si è mostrato preoccupato forse più degli altri dell’impatto Iran:
“Ritengo che il problema sottostante più importante sia il seguente: come gestiranno la situazione in Iran?”, si è chiesto.
C’è chi tuttavia, facendo riferimento all’entusiasmo dei trader, inizia a stimare prezzi in rialzo oltre $100, come Bank of America, un livello che l’ultima volta venne toccato nel 2014. La stima di $100 al barile non fa certo parte del consensus, che prevede rialzi più contenuti.
Ma gli stessi analisti di JP Morgan hanno fatto notare che, nella penultima settimana di maggio, subito dopo la pubblicazione dei dati relativi all’inflazione Usa, le scommesse rialziste su prezzi del petrolio oltre quota $100 nel dicembre del 2021, relative al contratto del Brent, hanno continuato a salire in modo significativo, con gli open interest sui contratti call quasi triplicati. Detto questo, l’outlook di JP Morgan è di un Brent attorno a $74 al barile alla fine del 2021.