Finanza Inflazione Italia in frenata: nel 2023 è al 5,7%. Rischio rialzo prezzi non ancora svanito

Inflazione Italia in frenata: nel 2023 è al 5,7%. Rischio rialzo prezzi non ancora svanito

16 Gennaio 2024 16:27

L’inflazione frena a dicembre, pur restando su livelli ancora elevati. Stando ai dati definiti diffusi oggi dall’Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) al lordo dei tabacchi è cresciuto dello 0,2% su base mensile, mentre su base annua ha registrato un +0,6% (nel mese precedente era pari ad un +0,7%).

Nel corso del 2023, i prezzi al consumo hanno registrato una crescita media del 5,7%, mentre nel 2022 la crescita era stata pari ad un +8,1%. Un dato ben sotto i livelli toccati nel 2022, ma resta il secondo valore più elevato degli ultimi trent’anni. E secondo Confesercenti il rischio che i prezzi tornino a salire non è ancora del tutto archiviato.

Una cautela che traspare anche dalle parole di Alessandro Lunetti, responsabile del servizio Istat che produce le statistiche sui prezzi al consumo, che ha dichiarato: “La fase di rallentamento dell’inflazione non è stata omogenea, l’inflazione è rallentata soprattutto per effetto dei prezzi dei beni energetici finora, ma per il futuro bisognerà vedere”.

Inflazione, al 5,7% nel 2023

L’Istat stima che nel corso del mese di dicembre il Nic (ossia l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività) al lordo dei tabacchi aumenti su base mensile dello 0,2%, mentre su base annua l’aumento è pari allo 0,6%. Vengono, quindi, confermate le stime preliminari.

Nel corso del 2023, mediamente, i prezzi al consumo hanno registrato una crescita del 5,7% contro l’8,1% del 2022. I prezzi al consumo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi (la cosiddetta inflazione di fondo) crescono del 5,1%, contro il +3,8% del 2022. Al netto degli energetici la crescita è pari al 5,3%, contro il +4,1% del 2022.

L’inflazione rallenta su base tendenziale: a determinare questa flessione sono per lo più i prezzi dei:

  • beni energetici regolamentati, che accentuano la loro flessione da -34,9% a -41,6%;
  • servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona: da +4,6% a +3,6%;
  • alimentari lavorati: da +5,8% a +4,9%.

A dare sostegno alla dinamica dell’inflazione, invece, arriva dall’attenuarsi del calo dei prezzi del energetici non regolamentati, che passano da un -22,5% ad un -21,1% e dell’accelerazione degli alimentari non lavorati che passano da +5,6% a +7,0%.

Inflazione: i numeri dei consumatori

Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, ritiene che il carrello tricolore sia andato completamente fuori pista, portando a casa un risultato contrario a quello inizialmente voluto.

L’Istat, infatti, conferma oggi in via definitiva che a dicembre i prezzi dei prodotti alimentari e bevande analcoliche ossia i beni interessati dal Trimestre anti inflazione, invece di scendere di prezzo sono addirittura saliti, +0,3% rispetto a novembre 2023, dopo che erano già rincarati dello 0,4% su ottobre. Insomma, un fiasco colossale e imbarazzante! – afferma Massimiliano Dona -. Per quanto riguarda l’inflazione media nel suo complesso, il +5,7% significa che nel 2023 una coppia con due figli ha speso 1734 euro in più rispetto al 2022, di cui 180 per abitazione, elettricità e combustibili, 182 per trasporti, 804 per mangiare e bere. Per una coppia con 1 figlio, la spesa aggiuntiva avuta nel 2023 è pari a 1593 euro, 729 solo per cibo e bevande. In media per una famiglia il rincaro dello scorso anno è di 1251 euro, 578 per nutrirsi e dissetarsi. Il primato spetta ancora una volta alle famiglie numerose con più di 3 figli con una mazzata rispetto al 2022 pari a 1968 euro, 954 per i prodotti alimentari e le bevande analcoliche.

Spesa: quanto hanno speso di più gli italiani

Nel corso del 2023 gli italiani hanno speso qualcosa come 9 miliardi di euro in più per mangiare. Il contesto è particolarmente pesante, perché l’aumento dei costi fa soffrire l’intera filiera, dai campi alle tavole. A mettere in evidenza questa situazione è la Coldiretti, che sottolinea come i beni alimentari siano aumentati del 9,8% nel 2023 rispetto al 2022.

Per difendersi dagli aumenti dei prezzi 8 italiani su 10 (77%) hanno preso l’abitudine di fare una lista ponderata degli acquisti da effettuare per mettere sotto controllo le spese d’impulso, Sono cambiati anche i luoghi della spesa con il 72% degli italiani che si reca e fa acquisti nei discount, mentre l’83% punta su prodotti in offerta, in promozione. Per difendersi gli italiani infatti – sottolinea la Coldiretti – vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti.

Bankitalia: le previsioni per i prossimi dodici mesi

Interessante analizzare quali sono le prospettive dell’inflazione nel corso dei prossimi mesi. Secondo un’indagine condotta da Banca d’Italia, nel periodo compreso tra il 22 novembre ed il 14 dicembre 2023 presso le imprese dell’industria e dei servizi con almeno 50 addetti, le valutazioni sulla situazione economica italiana e le attese sulle proprie condizioni operative rimangono sostanzialmente sfavorevoli. Anche se sono in leggero miglioramento rispetto alle rilevazioni precedenti.

A far in modo che i giudizi migliorassero sono la domanda interna, in moderata ripresa e le condizioni per investire, che vengono ritenute meno negative soprattutto nel settore dei servizi. A quanto appena indicato si aggiunge la tenuta della spesa attesa per gli investimenti.

L’analisi di Banca d’Italia mette in evidenza che la dinamica dei prezzi praticati dalle aziende continua ad indebolirsi e si potrebbe attenuare ulteriormente nel corso dei prossimi dodici mesi. Almeno due terzi delle aziende prevede un aumento delle retribuzioni orarie dei propri dipendenti nel corso dei prossimi 12 mesi. Almeno un terzo, invece, ha dichiarato di aver tenuto conto di eventuali aumenti già nel corso del 2023 nella stesura dei propri listini. Le attese sull’inflazione al consumo si sono nettamente ridotte su tutti gli orizzonti temporali, collocandosi poco sotto il 2,5% sugli orizzonti a breve termine e appena sopra il 2 per cento su quelli a lungo.