Pensioni: nuova rivalutazione degli assegni con la legge di bilancio ma non da gennaio
La legge di bilancio 2019 ha introdotto delle importanti novità per quanto riguarda le pensioni tra cui la nuova disciplina della rivalutazione, il meccanismo che prevede che gli assegni previdenziali siano adeguati alla variazione dell’inflazione. La novità prevista dalla legge di bilancio prevede per un periodo di tre anni, dal 2019 al 2021, sette scaglioni per rimodulare la rivalutazione a seconda dell’importo della pensione contro i cinque applicati fino al 2018.
La rivalutazione delle pensioni nella legge di bilancio 2019
Le regole precedenti, previste dalla legge n. 388/2000, prevedevano tre scaglioni: fino a tre volte il minimo, con rivalutazione al 100%, fra tre e cinque volte il minimo, con rivalutazione al 90%, e sopra cinque volte il minimo, con indice al 75%. Ora con la legge di bilancio 2019 si prevede solo per gli assegni fino a 3 volte il minimo del trattamento INPS (pari a 1.522,26 euro lordi mensili per il 2018 e a 1.539 per il 2019) l’adeguamento all’inflazione del 100%. Per gli importi superiori e fino a 4 volte il minimo invece sarà garantito il 97% dell’adeguamento, misura che scenderà al 77% per le pensioni tra 4 e 5 volte e al 52% per quelle tra 5 e 6 volte il trattamento minimo. La rivalutazione viene poi riconosciuta in misura inferiore al 50% per le pensioni con importi più alti, al 47% per quelle tra 6 e 8 volte il trattamento minimo, al 45% per quelle tra 8 e 9 volte e al 40% per gli importi superiori a 9 volte la pensione minima INPS. Quindi secondo i conti fatti da Ipsoa, tenendo presente che l’adeguamento pieno corrisponde ad una rivalutazione pari all’1,1%, nulla cambia per la prima fascia, ossia quella fino a 1.522,26 euro, con un adeguamento confermato al 100%. Per gli importi fino a circa 4.060 euro le aliquote saranno invece più alte di due punti percentuali, ossia circa un euro al mese sugli assegni di pensione con una rivalutazione che scende di circa lo 0,023%. Chi rientra nella sesta fascia, con pensione lorda mensile tra circa 4.060 e 4.567 euro, l’aumento sull’assegno prodotto dalla rivalutazione sarà ridotto in misura leggermente maggiore, mentre gli appartenenti dell’ultima fascia, vale a dire i pensionati con assegni mensili superiori a circa 4.567 euro lordi, subiranno una riduzione dell’aliquota di adeguamento dal 45% al 40%, con una rivalutazione dello 0,440% invece che dello 0,495% attuale. La misura della rimodulazione delle rivalutazioni sui trattamenti pensionistici durerà un triennio e, secondo le stime della Relazione Tecnica allegata al maxiemendamento del Governo alla legge di Bilancio 2019, coinvolgerà circa il 58,6% dei trattamenti pensionistici.
Pensioni di gennaio senza nuova rivalutazione
L’Inps ha reso noto che alle pensioni in pagamento nel mese di gennaio non è stato possibile applicare la normativa sul sistema di rivalutazione delle pensioni introdotto dalla Legge di stabilità 2019. Come scrive in una nota l’istituto guidato da Tito Boeri, per assicurare sin dalla mensilità di gennaio 2019 il pagamento dell’importo di pensione rivalutato, come avviene ogni anno, l’Inps ha provveduto ad elaborare gli importi delle pensioni “rinnovate” entro il mese di novembre 2018, applicando la legislazione a quel momento vigente, ossia la legge 388 del 2000. Così l’Istituto rinvia ad una successiva circolare, dopo la pubblicazione della Legge di bilancio per il 2019 in Gazzetta Ufficiale, l’illustrazione delle modifiche apportate dalla nuova normativa e la descrizione delle relative modalità di attuazione e i tempi per i conguagli. Quindi molto probabilmente da marzo l’Inps provvederà ad effettuare i conguagli sulle pensioni adeguandole alla nuova normativa.