Intesa Sanpaolo, settimana corta e smart working: raggiunto accordo con sindacati
Settimana corta, con distribuzione dell’orario di lavoro su quattro giorni per 9 ore, e smart working: sono questi, in estrema sintesi, gli accordi sul lavoro flessibile sottoscritti tra Intesa Sanpaolo e i vari sindacati, tra i quali ci sono Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin.
L’accordo sul lavoro flessibile, inoltre, prevede la flessibilità in entrata ed in uscita e la disconnessione.
In estrema sintesi, l’intesa prevede un allargamento del perimetro che permette ai lavoratori di aderire al maxi pacchetto di flessibilità.
All’interno di oltre 280 filiali partirà la sperimentazione dello smart working, permettendo, in questo modo, a più persone di poterne fruire.
I dipendenti, inoltre, vedranno aumentare l’indennità di buono pasto a 4,50 euro al giorno, per le giornate di lavoro agile svolto direttamente da casa.
Proprio per quanto riguarda lo smart working, è previsto che i lavoratori vi possano accedere per 120 giornate all’anno con la possibilità di salire a 140 per particolari lavorazioni.
Per quanto riguarda la settimana corta, saranno una quarantina le filiali di grandi dimensioni della Banca dei Territori che vi potranno accedere, dove sarà possibile usufruire della nuova distribuzione oraria, che porterà ad una riduzione delle ore lavorate da 37,5 a 36, senza andare a modificare la retribuzione.
Dovranno, comunque, essere rispettate le esigenze tecnico-operative dell’azienda e quanto prevede direttamente il contratto collettivo nazionale di lavoro.
La settimana corta allo sportello
La sperimentazione della settimana corta non finirà con quanto previsto fino ad ora.
Da novembre è atteso un altro allargamento della sperimentazione per il personale di oltre 250 filiali di piccole dimensioni.
I lavoratori avranno la possibilità di richiedere e fruire volontariamente della distribuzione oraria in quattro giorni, per nove ore, nel giorno di chiusura della filiale, ricompreso tra il martedì, il mercoledì ed il giovedì.
Le novità non si fermano unicamente alla settimana corta: i lavori beneficeranno di una maggiore flessibilità in entrata ed in uscita, che permetterà loro di iniziare le attività lavorative tra le 7 e le 10, con il relativo spostamento dell’orario di fine lavoro.
Possono beneficiare di questa possibilità sia quanti lavorano in presenza che quelli in smart working.
Stando a quanto riferisce direttamente la banca, le nuove misure avrebbero trovato una forte adesione da parte dei lavoratori.
Da quando sono state avviate – lo scorso 1° gennaio 2023 – al nuovo lavoro flessibile hanno aderito 40mila persone, che corrispondono al 70% di quanti potevano essere abilitati prima dell’accordo sindacale.
Per quanto riguarda la settimana corta, vi hanno aderito qualcosa come 17mila persone, che corrispondono al 60% del personale full time delle strutture di governance e di dodici grandi filiali.
Il lavoro che cambia: arrivano le tutele
Piena soddisfazione per questo nuovo accordo arriva dai sindacati.
Lando Maria Sileoni, il segretario generale degli autonomi della Fabi, intervistato da Il Sole 24 Ore, ha spiegato che l’accordo risulta essere particolarmente importante, perché definisce norme collettive a tutela di tutti i lavoratori di Intesa Sanpaolo.
Alla fine del 2022, secondo il sindacato, i tempi non erano maturi per arrivare ad un accordo, perché c’erano anche alcune questioni da sviluppare, che coinvolgevano principalmente il personale delle filiali.
Sileoni, comunque, ha sottolineato che “un costruttivo dialogo con il vertice della banca non è mai venuto meno e occorre quindi ricercare ogni soluzione, contrattualmente percorribile, che tenga conto di una organizzazione del lavoro che sta radicalmente cambiando. Vanno profondamente tutelate le condizioni professionali e personali delle lavoratrici e dei lavoratori del gruppo interessati alla settimana corta e allo smart working”.
Secondo Domenico Iodice, segretario nazionale First Cisl, l’intesa è innovativa “perché guarda al futuro, e individua nelle tutele del contratto nazionale e nel ruolo della contrattazione collettiva le garanzie di una transizione giusta, rispettosa del ciclo di vita delle persone del lavoro”.