Finanza La gestione del risparmio crea ansia: l’educazione finanziaria diventa una sfida generazionale

La gestione del risparmio crea ansia: l’educazione finanziaria diventa una sfida generazionale

1 Febbraio 2024 10:30

Ansia e preoccupazione sono le due emozioni che prova la metà dei risparmiatori alle prese con la gestione del risparmio e dei propri investimenti. A sollecitare questo particolare stato emotivo è principalmente il contesto geoeconomico che stiamo attraversando, altamente volatile.

Questo è il motivo per il quale l’educazione finanziaria, oggi come oggi ancora inadeguata, diventa lo strumento principale di empowerment per le famiglie, in modo che possano guardare al futuro con maggiore fiducia. Questo è quanto emerge dal quarto rapporto Assogestioni-Censis dal titolo Le competenze finanziarie delle diverse generazioni di risparmiatori.

Ma entriamo nel dettaglio.

Gestire il risparmio mette ansia

La gestione del risparmio mette ansia, se volessimo sintetizzare lo stato d’animo delle famiglie. A preoccupare sono principalmente i continui shock socioeconomici, che hanno caratterizzato gli ultimi mesi: timori che si ripercuotono nella gestione delle finanze personali.

Questa è una delle fotografie scattate dal quarto rapporto Assogestioni-Censis, dal quale emerge che per il 49,3% degli italiani occuparsi di risparmi ed investimenti genera preoccupazione ed ansia. Stati emotivi di cui soffrono maggiormente i giovani e le persone con più di 65 anni. Nel dettaglio, tra quanti hanno risposto il sondaggio, a provare ansia nel gestire il proprio risparmio hanno:

  • tra 18 e 34 anni il 50,7%;
  • più di 65 anni il 54,5%;
  • un’età compresa tra 35 e 64 anni il 45,6%.

Ma quali sono i fattori che preoccupano maggiormente le persone alle prese con la gestione del proprio risparmio? A scuotere, senza dubbio, è la necessità di apportare delle modifiche alle proprie scelte finanziarie. Ma soprattutto il dover ripensare i porti sicuri del passato, uno dei quali era costituito dalla liquidità che in questo momento rischia di essere erosa dall’inflazione.

A determinare un netto cambiamento nel mercato del risparmio è stata la risalita dei tassi di interesse. Si sono sentiti penalizzati da questo fenomeno:

  • il 44,1% dei giovani;
  • il 36,3% degli adulti;
  • il 31,6% degli anziani.

Il Censis, in effetti, ha stimato che nel corso del secondo trimestre del 2023 il potere d’acquisto delle famiglie abbia registrato una riduzione dell’1,7% su base tendenziale.

L’importanza delle conoscenze finanziarie

L’evoluzione macroeconomica richiede delle ampie competenze per riuscire a gestire i cambiamenti repentini. Spesso, però, le competenze dei risparmiatori sono inadeguate e non permettono loro di prendere delle decisioni informate per gestire il denaro e pianificare il futuro

Lo studio si è poi addentrato nell’analizzare le conoscenze dei risparmiatori sugli effetti concreti dell’inflazione sui redditi. È stato messo in evidenza che ad una domanda sulla variazione del potere d’acquisto in presenza di prezzi e redditi raddoppiati, abbia risposto in maniera sbagliata:

  • il 27% dei giovani;
  • il 23% degli adulti;
  • il 53,2% degli anziani.

Una delle altre domande poste riguardava la differenza che intercorre tra obbligazioni ed azioni. La risposta sbagliata è arrivata dal:

  • 13,0% dei giovani in età compresa tra i 18 ed i 34 anni;
  • 10,2% degli adulti in età compresa tra i 35 ed i 64 anni;
  • 12,2% delle persone con un’età superiore a 65 anni.

Senza dubbio il dato più sintomatico è rappresentato da quanti non sono stati in grado di fornire una risposta, che, nell’ordine, sono:

  • 36,6%;
  • 24,7%;
  • 35,1%.

Gli italiani affrontano il futuro lasciandosi guidare dall’istinto. Nello stesso modo gestiscono le dinamiche del risparmio – spiega Giorgio De Rita, Segretario Generale del Censis -. Reagire istintivamente, in alcuni momenti, ha dato loro ragione, ma la carenza di conoscenze in materia di cultura finanziaria negli ultimi tempi li ha messi in difficoltà.

Competenze e percezioni: l’importanza dell’età

Analizzando i dati per fasce d’età, si scopre che le maggiori debolezze siano in capo alle persone più anziane. Quanti hanno un’età superiore a 65 anni risultano essere meno propensi a riadattare i propri risparmi a fronte dell’evoluzione dello scenario. Solo il 28,7% degli anziani ha cambiato idea, contro il 48,4% dei giovani ed il 40,4% degli adulti.

Le conoscenze e la reattività variano in funzione dell’età dei risparmiatori. Ma soprattutto mettono in in luce la necessità di promuovere al più presto una maggiore educazione finanziaria su larga scala. Senza dimenticarsi, però, di adottare degli approcci diversi per le varie generazioni.

La tutela e la valorizzazione dei risparmi individuali sono uno strumento di empowerment delle famiglie. Se adeguatamente mobilitato e gestito, il risparmio privato rappresenta una risorsa preziosa per il sistema economico italiano – ha chiosato Saverio Perissinotto, presidente del Comitato EduFin di Assogestioni -. L’educazione finanziaria è dunque un valore, in quanto la gestione consapevole del risparmio è una forza promotrice di benessere economico, stabilità finanziaria di lungo termine e realizzazione dei propri progetti personali.