Finanza Le sanzioni Ue pesano sull’Italia per 83 milioni all’anno. A rischio la salute degli italiani

Le sanzioni Ue pesano sull’Italia per 83 milioni all’anno. A rischio la salute degli italiani

23 Novembre 2023 15:17

Nell’arco di dieci anni l’Italia ha dovuto pagare sanzioni all’Europa per 830 milioni di euro. Una media di 83 milioni ogni anno. Questo è, in estrema sintesi il flusso di denaro che dal 2012 al 2021 l’Italia ha versato direttamente nelle di Bruxelles.

I motivi? Il mancato adeguamento alle norme dell’Unione europea.

Siamo davanti a un vero e proprio salasso – oltre che ad una spesa inutile – che continua a pesare sui conti pubblici italiani. E che ovviamente va a impattare direttamente sui diritti, sulla salute e sulle tasche dei contribuenti che pagano le tasse regolarmente.

Sanzioni Ue: quando servono a proteggere la salute

Ma perché abbiamo parlato di problemi di salute?

Dietro alle sanzioni europee, spesso, ci sono problemi legati all’ambiente e alla salute di interi territori.

E che l’Italia ancora oggi non riesce a risolvere.

Nella sua relazione annuale, la Corte dei Conti ha messo in evidenza che in Italia ci sono ancora discariche abusive: solo per questa infrazione il nostro paese ha dovuto sborsare qualcosa come 250 milioni di euro di multa.

Ma non solo: si è dovuto pagare qualcosa come 120 milioni di euro per i depuratori di acque reflue che ancora continuano a mancare.

Come non dimenticare, poi, le ecoballe in Campania, che hanno comportato l’esborso di qualcosa come 261 milioni di euro di sanzioni.

La lista delle infrazioni non va a toccare solo le irregolarità che possono incidere sulla salute dei cittadini.

La lista comprende anche le cause giudiziarie che vanno avanti da troppo tempo – come quelle iniziate a cavallo del 2003 e del 2007.

Gli aiuti illegittimi alle imprese sono costati all’Italia la bellezza di 200 milioni: in questo caso oltre la beffa c’è il danno, perché il nostro paese si ritrova a pagare multe per non aver recuperato fondi versati alle imprese.

I problemi non finiscono qui

Purtroppo l’Europa continuerà a irrogare sanzioni all’Italia.

Stando all’ultimo aggiornamento del Dipartimento per Politiche Comunitarie, il nostro paese, in questo momento, risulta essere oggetto di ben 74 procedure d’infrazione.

Di queste 61 sono state elevate per delle violazioni del diritto dell’Unione, mentre altre 13 per il mancato recepimento delle direttive, che sono leggi dell’Unione europea attraverso le quali viene fissato un quadro generale, lasciando ampio spazio agli Stati membri per muoversi con una certa flessibilità.

Attraverso la procedura d’infrazione la Commissione europea richiama un determinato Paese al rispetto delle norme dell’Ue.

Siamo davanti ad un procedimento lungo, la cui durata può richiedere diversi anni. Nel caso in cui lo Stato richiamato non dovesse adeguarsi alle richieste di Bruxelles scattano le sanzioni pecuniarie.

Come si colloca l’Italia rispetto agli altri paese

Ovviamente l’Italia non costituisce l’unico paese che ha infranto le norme europee.

Siamo in buona compagnia.

Stando all’ultimo rapporto stilato da Bruxelles sull’applicazione delle leggi Ue, a guidare la classifica dei paesi che hanno registrato il maggior numero di violazioni c’è il Belgio, dove ne sono state accertate 114. Seguono:

  • Spagna e Grecia: 100;
  • Polonia: 98;
  • Repubblica Ceca: 94;
  • Portogallo: 91;
  • Bulgaria: 90.

All’ottavo posto troviamo l’Italia con 82 procedure aperte, che sono scese a 74 nel 2023.

Sostanzialmente è possibile affermare che il nostro paese non sia tra i peggiori del blocco, anche se spicchiamo nella classifica per i casi che risultano essere a rischio multa.

Come anticipato in precedenza i tempi delle procedure risultano essere lunghi: sono previsti una serie di passaggi prima che si arrivi all’irrogazione di una sanzione.

Si arriva a questa a seguito dell’emissione di due sentenze della Corte di Giustizia: con la prima viene accertata l’infrazione, con la seconda si stabilisce quale sia l’entità della multa.

L’Italia, tra le procedure aperte che hanno ricevuto una sentenza di condanna, ne annovera una ventina. Di fatto, insieme alla Grecia, il nostro è il Paese Ue più a rischio di nuove sanzioni.