L’economia sommersa sale a quota 182 mld: i fattori che trainano la crescita
L’evasione fiscale in Italia ammonta a oltre 200 miliardi di euro nel 2022, un valore stabile in rapporto al PIL. Secondo i resi noti oggi dall’Istat, nel 2022 l’economia non osservata, ossia quella costituita essenzialmente dall’economia sommersa e quella illegale, vale 201,6 miliardi di euro mentre quella sommersa 181,8 miliardi di euro.
“Dati sconfortanti e demoralizzanti, non degni di un Paese civile” sottolinea Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale dei consumatori secondo cui “l’evasione resta una voragine, un burrone dal quale non si vuole uscire, un problema irrisolto di questo Paese.
Il lavoro nero è una battaglia persa, dato che nessuno ha mai voluto ancora combatterla” continua Dona, secondo cui “Non basta, infatti, qualche assunzione in più all’Ispettorato nazionale del lavoro per contrastare la piaga sociale del lavoro nero. Bisogna cambiare le regole, creando un contrasto di interessi tra datore di lavoro e lavoratore. Fino a che il dipendente che denuncia di aver lavorato in nero rischia di essere perseguito come evasore e di dover pagare le tasse arretrate, non si andrà da nessuna parte. Anche i termini per impugnare un licenziamento illegittimo, appena 60 giorni, sono assurdi per un lavoratore in nero che deve trovare le prove di essere stato un lavoratore di quell’azienda e di certo non facilitano l’emersione del fenomeno”.
Economia non osservata: i fattori che trainano la crescita
Osservando nel dettaglio il report pubblicato dall’Istat emerge che a spingere la crescita dell’economia non osservata è stato l’andamento del valore aggiunto generato dalla sotto-dichiarazione, che ha segnato un aumento di 10,4 miliardi di euro (+11,5%) rispetto al 2021. Più contenuto l’incremento del valore aggiunto connesso all’impiego di lavoro irregolare (+3,7 miliardi di euro, pari a +5,6% rispetto al 2021) e dalle attività illegali (+1,2 miliardi di euro, con un incremento del 6,7%). L’aumento di oltre 2 miliardi delle Altre componenti è riconducibile alla crescita del contributo delle mance (che segue l’andamento della spesa per consumi finali) e dei fitti in nero percepiti dalle famiglie.
Aumento del sommerso per i professionisti, in riduzione nelle costruzioni
Nel 2022, continua l’Istat, il complesso dell’economia sommersa vale 181,8 miliardi di euro, in aumento di 16,3 miliardi rispetto al 2021. La sua incidenza sul Pil rimane sostanzialmente stabile al 9,1% (era il 9,0% l’anno precedente). Nel complesso, i settori dove il peso del sommerso economico è maggiore sono gli Altri servizi alle persone, dove esso costituisce il 30,5% del valore aggiunto del comparto, il Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (18,5%) e le Costruzioni (17,5%). Si osserva invece un’incidenza minore per gli Altri servizi alle imprese (5,3%), la Produzione di beni d’investimento (3,7%) e la Produzione di beni intermedi (1,4%).
Per quanto concerne invece il valore aggiunto generato dall’impiego di lavoro irregolare, la riduzione del suo contributo al Pil è avvenuta gradualmente fra il 2014 e il 2019, con una perdita in termini di incidenza di 0,7 punti percentuali (dal 4,8% al 4,1%). Il crollo registrato nel 2020, che ha portato il peso di questa componente al 3,6%, è stato sostanzialmente confermato nel biennio seguente, dice l’Istat, collocando il fenomeno 1,3 punti percentuali al di sotto del livello del 2014 e segnando una riduzione di oltre un quarto.
A livello settoriale, la riduzione del peso del sommerso economico fra il 2014 e il 2022 è stata più marcata nei comparti delle Costruzioni (dove l’incidenza sul valore aggiunto è diminuita di 6,0 punti percentuali), del Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (-5,5) e degli Altri servizi alle persone (-4,9). Nello stesso periodo, contrazioni importanti si sono registrate anche per l’Agricoltura (-3,3 punti percentuali) e la Produzione di beni alimentari e di consumo (-2,9).