Finanza L’immobilità climatica ci costerà fino al 15% del Pil globale entro il 2100

L’immobilità climatica ci costerà fino al 15% del Pil globale entro il 2100

11 Novembre 2024 17:01

Senza interventi coordinati, il mondo rischia di subire perdite economiche che potrebbero raggiungere fino al 15% del Pil globale entro il 2100. Il dato arriva da uno studio realizzato dal Boston Consulting Group (BCG), dalla Cambridge Judge Business School e dal Cambridge ClimaTRACES Lab, intitolato “Why Investing in Climate Action Makes Good Economic Sense“, e sottolinea inoltre che investire meno del 2% del Pil cumulativo in misure di mitigazione da qui al 2100 potrebbe contenere l’aumento delle temperature globali sotto i 2°C, scongiurando così gravi ripercussioni economiche.

Cosa succede se si decide di non attuare alcuna ulteriore politica ambientale

Per analizzare le implicazioni economiche dell’immobilismo che i paesi stanno attuando, lo studio analizza due scenari: il primo prevede il mantenimento degli attuali livelli di investimento in mitigazione, che porterebbe a un aumento delle temperature di oltre 3°C entro il 2100; il secondo scenario prevede invece un impegno sufficiente per limitare il riscaldamento al di sotto dei 2°C.

Nel primo caso, se non verranno intraprese ulteriori azioni, si stima che il mondo possa affrontare perdite tra il 16% e il 22% del Pil cumulativo entro la fine del secolo, traducendosi in una riduzione di circa 0,4 punti percentuali del tasso di crescita globale annuo. Al contrario, investendo meno del 2% del Pil cumulativo in misure di mitigazione entro il 2100, si potrebbero evitare perdite economiche pari all’11%-13% del Pil.

Nel complesso, il costo netto dell’inazione ammonta a circa il 10-15% del Pil globale perso entro il 2100. Tuttavia, questa quota di Pil può essere liberata se i leader adottano misure sufficienti per il clima ora.

La spesa mondiale se si vuole limitare l’aumento delle temperature

Ma anche limitando l’aumento delle temperature sotto i 2°C, sarà necessario investire in adattamento, che varia dal 4% al 6% del Pil poiché il riscaldamento proseguirà rispetto al livello attuale di 1,1°C, con costi legati anche alle emissioni passate. Tuttavia, mantenere una traiettoria inferiore ai 2°C offrirebbe un ritorno sociale da sei a dieci volte superiore rispetto ai costi sostenuti, senza tenere conto dei costi aggiuntivi di adattamento che si avrebbero in uno scenario di inazione.

Sebbene sia difficile prevedere con precisione i costi dell’adattamento a un riscaldamento superiore ai 3°C, si stima che gli impatti economici aumenteranno in tutte le regioni e settori. Di conseguenza, le misure di adattamento dovranno accelerare per tenere il passo. “Dal 2015, i costi legati all’adattamento sono cresciuti a un ritmo del 18% all’anno – spiega il report – ma solo il 6,3% dei flussi finanziari globali destinati al clima è attualmente indirizzato a iniziative di adattamento”

Cosa frena l’azione climatica

Sebbene l’azione per il clima sia economicamente razionale a livello globale, per il report tre ostacoli principali hanno creato un divario significativo tra ambizione e azione.

Il primo è il costo dell’inazione che rimane poco chiaro, in quanto non esiste un consenso scientifico univoco sugli impatti economici del cambiamento climatico, e le stime attuali risultano altamente incerte. Poi anche l’effetto del cambiamento climatico, che non si distribuisce in modo uniforme a livello globale mentre i budget a disposizione sono limitati; questo porta governi e leader aziendali a diversificare le priorità e a prendere decisioni differenti su come e quando intervenire. Infine, l’innata tendenza umana a concentrarsi sul breve termine tende a ritardare le azioni necessarie per affrontare sfide di lungo periodo.

“È fondamentale implementare leve che colmino il divario di azione, creino il necessario cambiamento nelle politiche e riempiano il vuoto normativo – conclude il report – Queste leve dovrebbero includere il supporto di ulteriori ricerche e la promozione del caso economico per il cambiamento climatico, l’istituzione di meccanismi efficaci di politica e regolamentazione e il coordinamento degli sforzi globali”.