Mercato immobiliare: 650 mila compravendite nel 2024. I prezzi fino al +2%
Nel 2024 il mercato immobiliare sarà contraddistinto da una leggera riduzione. Secondo le stime effettuate dall’Ufficio Studi Tecnocasa, i volumi, nel corso del 2024, potrebbero attestarsi intorno alle 650 mila compravendite. Il 2023 – anche in questo caso è una stima – si dovrebbe chiudere registrando grosso modo 680 mila compravendite, in calo rispetto al 2022, ma che costituisce, comunque vada, un buon numero e indicano che il mercato immobiliare continua a godere di buona salute. Stabili, sostanzialmente, anche i prezzi che potrebbero attestarsi tra lo 0% ed il 2%.
A rendere ancora difficile l’accesso al credito sono i tassi d’interesse, che al momento sono ancora elevati. Ma per i quali si potrebbe registrare un miglioramento nel corso dell’anno.
Mercato immobiliare ancora in buona salute
Stando alle stime dell’ufficio studi del gruppo Tecnocasa, i volumi di compravendite del 2023 dovrebbero essere inferiori a quelle del 2022 e si dovrebbero attestare sulle 680 mila. Numeri in calo, ma che, comunque vada, indicano che il mercato immobiliare continua ad essere in salute. Per il 2024, invece, le stime prevedono un’ulteriore contrazione, che dovrebbe portare i volumi delle compravendite intorno alle 650 mila.
A condizionare le scelte d’acquisto delle famiglie sono principalmente i tassi ancora elevati, per i quali è previsto un miglioramento nel corso del 2024. Questo fattore, insieme ad una certa prudenza delle banche, rendono difficile l’accesso al credito, soprattutto di chi ha la necessità di accedere a dei finanziamenti più consistenti.
La situazione appena descritta andrà ad impattare direttamente sul mercato immobiliare e potrebbe portare ad una riduzione dei prezzi, soprattutto per le tipologie più popolari e per le metrature più ampie. Discorso diverso per i tagli più piccoli, per i quali non sono necessari dei capitali importanti e, per questo, potrebbero non subire dei ribassi importanti.
Non ci aspettiamo impatti negativi sulle tipologie top, signorili e su quelle di nuova costruzione, in ottimo stato ed efficienti, per le quali si è anche disposti a spendere qualcosa in più – spiega Fabiana Megliola, Responsabile Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa -. La realizzazione di nuove costruzioni sarà più facile che avvenga nelle grandi città mentre potrebbero rallentare nell’hinterland e nei capoluoghi di provincia laddove i costi di costruzione fossero troppo alti per garantire un buon assorbimento sul mercato. Previsioni di ribasso dei valori anche per le soluzioni da ristrutturare che richiedono lavori significativi.
Manca ancora l’offerta
Secondo l’Ufficio studi Tecnocasa laddove si avverte anche una mancanza di offerta, i prezzi terranno, anche se diminuisce la disponibilità di spesa. Questo accade soprattutto nelle grandi città. Quello che si registrerà è un allungamento dei tempi di vendita, causato principalmente proprio dal gap che intercorre tra le richieste dei proprietari e la minore disponibilità dei potenziali acquirenti.
Uno dei componenti più importanti del mercato immobiliare continuerà ad essere rappresentato dagli acquisti destinati alla locazione breve e a lungo termine. In quest’ultimo caso si presta una maggiore attenzione alla solvibilità dell’inquilino, che potrebbe trovarsi nella situazione di dover fornire maggiori garanzie rispetto al passato. Crescono, infatti, quanti preferiscono spostarsi sull’affitto breve.
Le previsioni sono buone anche per le località turistiche, dove, benché ci sia una minore intensità della spinta all’acquisto registrata nel corso degli ultimi anni, viene mostrato un certo interesse da parte di potenziali acquirenti stranieri.
Le locazioni continueranno sul sentiero di recupero grazie a una buona domanda – conclude Fabiana Megliola -. L’offerta non sempre sufficiente, soprattutto alla luce del ritorno degli short rent, sarà causa di un ulteriore aumento dei canoni che però rischia di non essere più sostenibile. Naturalmente occorrerà considerare l’evoluzione dell’economia, per la quale si prevede una crescita ancora debole, il trend che avrà l’inflazione e in che direzione andrà la fiducia di imprese e consumatori.