Mes, pressing dell’Europa sull’Italia: decida al più presto
Mes, l’Europa torna a fare pressing sull’Italia
L’Italia è sotto il fuoco incrociato dell’Europa, che sta facendo un pressing sempre più stringente perché provveda a ratificare velocemente la riforma del Mes, il Meccanismo Europeo di Stabilità.
Il testo era stato sottoscritto dal nostro paese nel corso del mese di gennaio 2021, ma non era mai stato confermato da Roma.
Per poter entrare in vigore in tutta l’Eurozona, ora come ora, è atteso unicamente il via libera finale proprio dall’Italia.
Lo stop italiano al Mes rischia di diventare un vero e proprio boomerang: fino a quando il Parlamento italiano non provvederà a confermare il testo, non sarà possibile parlare di altre riforme a livello europeo.
Il rischio è che rimangano bloccate proprio quelle che sono state richieste dal governo guidato da Giorgia Meloni.
A cosa serve il Mes
Il Mes, sostanzialmente, risulta essere bloccato in tutta l’Unione europea per un semplice motivo: l’Italia non ha confermato il testo.
In Europa, adesso, si stanno chiedendo quali siano le intenzioni di Roma, anche se da più parti si è sottolineato che non si ha intenzione di arrivare ad uno scontro diretto.
In questo momento, però, è necessaria la potenza di fuoco delle istituzioni europee per far fronte alle crisi bancarie ed economiche:
la riforma del Mes serve a mettere a disposizione un backstop. O rete di salvataggio al Fondo di risoluzione unico che raddoppierebbe la sua capacità se solo l’Italia approvasse la riforma.
In cosa consiste il backstop?
Non è altro che un paracadute da aprire nel momento in cui il Fondo Unico per il Salvataggio delle Banche, che è stato costituito con le risorse dei vari gruppi bancari europei, non fosse sufficiente a far fronte alle crisi bancarie.
Nel corso degli ultimi anni i timori sulla tenuta degli istituti di credito si sono andati leggermente ad attenuare.
Il crollo della statunitense Silicon Valley Bank e quello di altre due banche americane è stata una vera e propria doccia fredda. A cui si sono aggiunte le difficoltà di Credit Suisse.
Sulla tenuta degli istituti di credito, gli organismi competenti, in queste settimane, hanno rassicurato.
Parole confortanti, sul sistema bancario, sono arrivati dalle banche centrali e dai ministeri delle finanze:
nessuno, però, in questo momento è disposto a mettere la mano sul fuoco sulla tenuta di tutti gli istituti di credito del vecchio continente. Questo è il motivo per cui è necessaria la riforma del Mes.
Ma cosa succede una volta che è entrato in vigore il testo?
Nel momento in cui una banca dovesse rischiare il fallimento e le risorse private del settore bancario non dovessero riuscire ad eliminare completamente il rischio, potrebbe intervenire il backstop del Mes.
Questo strumento permette il blocco, sul nascere, di pericolose speculazioni, tra le quali rientrano anche gli eventuali danni all’economia della nazione nella quale la banca ha sede ed opera.
La posizione del governo italiano
Secondo alcune fonti di Palazzo Chigi, riportate dall’Ansa, la posizione del governo Meloni sul Mes resta quella esplicitata nel corso delle ultime settimane.
Nel corso di un’intervista rilasciata a Il Foglio, la premier aveva spiegato che il Mes deve essere aggiornato e trasformato in un veicolo per la crescita.
Nel corso dell’intervista la Meloni aveva spiegato che “il negoziato è in corso e mi pare evidente che alcuni strumenti dell’Unione europea vadano aggiornati alla luce del nuovo scenario geopolitico. Il Mes è stato concepito quando eravamo in un altro mondo e nemmeno allora è stato utilizzato. Se deve contrastare le crisi finanziarie, allora non solo è sottodimensionato ma soprattutto non serve allo scopo. Mi pare sufficiente guardare in Europa a cosa è successo nel collasso del Credit Suisse“.
Secondo la Meloni sarebbe decisamente più serio pensare a costruire un’unione bancaria forte.
Se invece il Mes si trasforma in un veicolo per la crescita allora la premier è pronta a discutere.